Fare gli autonomisti quando conviene, chiedendo aiuto a Roma quando i propri cittadini non condividono le scelte fatte dalla Regione. Sembra questo il modo di Augusto Arduino Rollandin di amministrare la Valle d’Aosta. Come ci racconta un’amica valdostana, Luisella Chiavenuto (Mdf Aosta), il Rollandin, presidente autonomista di una Regione autonomista condannato con sentenza definitiva, ma rieletto a furor di preferenze, si comporta in modo singolare: chiede aiuto…

“Condannato con sentenza definitiva, ma rieletto a furor di preferenze, il presidente autonomista di una Regione autonomista si comporta in modo singolare: chiede aiuto al ministro Clini. Dimenticando, per un attimo, le sue continue accuse al centralismo romano. Non chiede aiuto per risolvere il problema dei rifiuti, ma per risolvere quello del referendum regionale. E lo fa con una frase degna di essere valorizzata anche al di fuori dei ristretti confini locali.

Infatti, il presidente Rollandin scrive testualmente: “Ci pare rilevante sottoporre alla Sua attenzione il fatto che se il referendum dovesse avere esito positivo per i proponenti, si affermerebbe il principio che a livello regionale su iniziativa referendaria si può arrivare a bandire una modalità di trattamento dei rifiuti rispetto ad altre, con un effetto domino le cui conseguenze nazionali sicuramente non Le sfuggiranno. Siamo per questo a chiederLe un incontro urgente al fine di valutare congiuntamente le possibili precauzioni da intraprendere”.

Non si sa che cosa riuscirà a fare il ministro per aiutare il presidente Rollandin. Ma intanto – attraverso un ricorso contro il referendum (ancora pendente presso il tribunale di Aosta, adesso che mancano solo 20 giorni al voto) le imprese appaltatrici reclamano il loro diritto a inquinare senza essere disturbate dal voto degli abitanti. Si assiste così ad una “triangolazione” tra il presidente regionale autonomista, il ministro dell’Ambiente del governo centralista e le imprese che difendono i loro appalti. Tutti uniti contro il diritto di voto dei cittadini.

Per completare il quadro, un piccolo particolare: l’oscuramento del sito del Comitato No-Piro da parte dell’Amministrazione regionale. Lo hanno inserito in una black-list, rendendolo inaccessibile a tutti i dipendenti dell’amministrazione pubblica, compresi gli utenti delle biblioteche. In base a quale criterio non si sa. Forse è spiegato nello statuto speciale che promuove le libertà autonomiste. O forse è dovuto al fatto che digitando la frase “Documenti Regionali vd.Aosta Pirogassificatore” viene fuori, in prima riga, non il sito di lusso con cui la Regione promuove il suo nuovo impianto, ma il sito a costo zero nato dal lavoro dei volontari del Comitato. Sito dove si fanno le pulci ai documenti regionali sul Pirogas. E si raccontano le tormentate storie con la magistratura di alcuni titolari degli appalti (nonché le loro più serene relazioni con la classe politica).

Ma da chi è composto il Comitato per il SI al Referendum contro il Pirogassificatore? Ne fanno parte 25 Associazioni (da Legambiente al Movimento per la Decrescita Felice, da Attac all’Arci), con l’appoggio convinto della Cgil. E ci sono dentro tutti i partiti e movimenti politici, tutti tranne coloro che governano la Regione, cioè la grande “Lega locale” Union Valdotain e il minuscolo Pdl .

Il Comitato No-Piro era stato “convocato” a giugno da una Associazione – Valle Virtuosa– che dopo aver elaborato documenti approfonditi e aver raccolto 11.000 firme, aveva ottenuto il Referendum Propositivo Regionale – per una Gestione “Virtuosa” dei rifiuti, e contro la costruzione di un inceneritore (per il marketing ribattezzato appunto “pirogassificatore”).

Questo referendum è un caso unico in Italia: una Regione – grazie al suo statuto iperfederalista – può permettere ai suoi abitanti di decidere se rifiutare un pericoloso inceneritore e realizzare invece una gestione dei rifiuti a freddo (come si sta cominciando a fare – con ottimi risultati – in almeno 100 comuni italiani). Forse, quello di Aosta è anche un piccolo “laboratorio” – dove società civile, associazioni eterogenee e gran parte di partiti e sindacati trovano un inedito e miracoloso accordo su un tema forte – e altrove controverso in modo trasversale.

Un tema che è di “ampio respiro” – perché la questione dei rifiuti è ormai emblematica. Vi si ritrovano infatti i grandi filoni del dibattito attuale: inquinamento e corruzione, legati all’interno di un modello economico insostenibile. Un modello che, sistematicamente, trasforma le risorse naturali in rifiuti tossici – mediante un “ciclo produttivo” impazzito e fallimentare.

Come andrà dunque a finire? Il voto è previsto per il 18 novembre. Presidente regionale autonomista, ministro centralista e appalti unificati permettendo.” 

di Luisella Chiavenuto (Mdf Aosta)

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