Il ddl diffamazione cambia ancora pelle nonostante il Pd avesse chiesto che il provvedimento ritornasse in commissione. Richiesta respinta da Pdl, Lega e CN, accolta invece da Idv, Udc e Api. La votazione è stata lunghissima per colpa dei pianisti che hanno richiesto un controllo ‘extra’ da parte dei segretari d’Aula del Senato. Che ha detto sì con 177 voti a favore, 46 contrari e 7 astenuti all’emendamento al ddl sulla diffamazione che riduce le multe da 100 mila a 50 mila euro. Esattamente il nodo sul quale la settimana scorsa si era arenato l’esame del provvedimento. Quattro giorni fa, infatti, il provvedimento sembrava essersi bloccato sulle sanzioni dopo che, ai più, era parso che tra le forze politiche si fosse trovata l’intesa. L’Aula ha anche approvato un emendamento che elimina il raddoppio della pena a carico del responsabile della diffamazione che sia risultato recidivo nei precedenti due anni. Ma così com’è il ddl, che ha cambiato più volte forma, non piace. 

“Il Senato si è assunto una grave responsabilità. Non ci fermeremo qui, anzi, la nostra azione si intensificherà da questo momento in poi” ha dichiarato il segretario generale della Federazione nazionale della stampa italiana, Franco Siddi. Parlando al sit-in organizzato dallo stesso sindacato al Pantheon per contestare il testo, Siddi ha più volte spiegato che sarebbe stato opportuno rinviare il ddl alla commissione competente. “Gli sforzi da parte di diversi senatori di ritornare al buon senso sono stati vanificati da un voto che ha deciso di andare avanti con un colpo di mano ed i colpi di mano non ci piacciono”. Siddi ha annunciato che il 5 novembre vi sarà una grande assemblea dei direttori dei giornali per valutare le azioni da intraprendere: “Oggi incassiamo un risultato negativo ma ci riscatteremo e penso che riusciremo ad abbattere questa decisione con i giornalisti ed i cittadini”. Il no al bavaglio per i giornalisti è stato ribadito durante il nuovo presidio dopo quello della settimana scorsa contro il ddl sulla diffamazione. “Non c’è più uno spread finanziario, questo paese si sta assumendo la responsabilità di aumentare lo spread democratico – ha detto il segretario della Fnsi, Franco Siddi – questo è il primo vero attacco al governo Monti, che in questa materia, attento ai destini della democrazia europea, ha espresso una linea liberale e condivisibile. Con il ministro Severino ha detto no al carcere e ha chiesto strumenti chiari di riparazione del danno alla dignità della persona. Chi decide di andare avanti con questa legge punitiva e rancorosa – ha proseguito – regola male i conti con i giornalisti perché non sa che sta chiudendo i ponti con la popolazione. La nostra protesta continuerà con tutti i mezzi possibili”.

“Se in Senato qualcuno pensa che ci siano due caste in contrapposizione sbaglia di grosso – ha aggiunto il presidente del sindacato, Roberto Natale – si sta mobilitando non solo la categoria dei giornalisti ma parte dell’opinione pubblica che vuole essere informata correttamente. Siamo pronti a convocare una grande manifestazione e porteremo in Europa la battaglia. Dedichiamo questa manifestazione al collega greco Costas Vaxevanis, arrestato ieri ad Atene per aver pubblicato sul suo sito l’elenco di duemila grandi evasori greci. Siamo solidali con chi, per informare, rischia persino il carcere”. 

Il ddl comunque tornerà nell’aula domattina alle 9. Stasera la seduta si è conclusa con l’ipotesi avanzata dal senatore del Pd Giovanni Legnini che la presidenza possa, applicando il comma 11 dell’articolo 100 del regolamento, riportare in commissione l’articolo 1, quello delle sanzioni, in commissione. A presiedere Vannino Chiti che, alla fine della seduta, ha replicato: “Parlerò anche con il presidente Schifani”, poi ha aggiunto: “Faccio una richiesta di riflessione ai gruppi per valutare se si possa andare avanti cosi’ su questa legge” . 

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