Ha perseguitato il suo giovane compagno con pedinamenti, telefonate, lettere, incursioni nel suo profilo Facebook. Un accanimento che ha portato il gip di Milano, Maria Cristina Mannocci, a emettere nei confronti di Pier Paolo Antonelli, 40 anni, candidato sindaco leghista al comune di Pieve Emanuele (Milano), il divieto di avvicinarsi ai luoghi della parte offesa e dei suoi familiari. L’esponente del Carroccio, si legge nel provvedimento giudiziario, si sarebbe reso colpevole di “atti persecutori” che hanno creato nella vittima, ancora studente, uno “stato d’ansia, paura e timore per l’incolumità sua e dei familiari, costringendolo ad alterare le abitudini di vita”.
I fatti contestati dal pm di Milano Adriana Blasco si sono svolti dopo l’ottobre del 2011 quando terminò la relazione tra i due. Antonelli si è poi candidato alla poltrona di sindaco nell’aprile del 2012, raccogliendo però solo il tre per cento delle preferenze. Stando alla ricostruzione dell’accusa, confermata dalle dichiarazioni della vittima, ha tra l’altro minacciato il suo ex con una pistola scacciacani e l’avrebbe preso a pugni e schiaffi per costringerlo a consegnargli il cellulare e monitorare quello che faceva dopo la rottura. Inoltre, si è introdotto nel sistema informatico di Vodafone con la password della vittima per controllare il suo traffico telefonico. Non solo. Ha inviato ad amici comuni foto del ragazzo corredate da dettagli intimi della loro relazione e ha costretto l’ex a non mettere più piede nei locali frequentati da gay.
La ‘persecuzione’ di Antonelli è consistita, inoltre, nel chiamare oltre cento volte al giorno il suo ex, tanto da costringerlo a cambiare numero di telefono. Lo ha pedinato fuori dalla scuola finché il giovane, esausto, ha deciso di andare ad abitare dalla madre in Svizzera. La furia da innamorato respinto lo ha poi portato a danneggiare l’auto del fratello del ragazzo e a introdursi nel profilo facebook del suo ‘bersaglio’ per pubblicare le lettere che si scambiava con lui e dettagli intimi della loro relazione. Lungo l’elenco delle accuse a suo carico: violenza privata aggravata, minaccia continuata aggravata, molestia o disturbo alle persone, accesso abusivo al sistema informatico, violazione della corrispondenza e illecito trattamento di atti sensibili, stalking. Domani verrà sentito dal gip: nel provvedimento d’interdizione, il magistrato lo avverte che, se dovesse violare il diktat di avvicinarsi ai luoghi della parte offesa, scatterebbero misure più severe, come l’arresto.