La comunicazione è arrivata questa settimana. È ufficiale, dal prossimo anno si potrà andare da Aosta a Roma in aereo. Si avvererà finalmente il sogno dei politici valdostani, che da più di quattro legislature non badano a spese per avere un aeroporto commerciale che faccia grande la loro Regione. Hanno investito milioni per il costoso giocattolo, collezionando fallimenti e ritardi, senza mai fare un passo indietro di fronte alle raffiche di vento, le montagne, l’assenza di passeggeri e i costi di gestione esorbitanti. Neppure di fronte al più grande degli interrogativi: l’aeroporto funzionerà davvero?

Al momento l’unica cosa certa è che lo scalo aostano “Corrado Gex” resta chiuso per lavori e neppure se ne immagina la data di ultimazione. Lo ha candidamente ammesso l’assessore regionale ai trasporti Aurelio Marguerettaz che un mese fa non se l’è sentita di “avallare la data del 30 settembre, indicata da Avda”, la società di gestione dell’aeroporto, come fine delle operazioni. I lavori iniziati nel 2008 dovevano terminare più di un anno fa ma alle proroghe si sono aggiunte le carte bollate. È infatti iniziato un braccio di ferro tra la Regione, che possiende il 49% dell’Avda, e il suo socio di maggioranza, la Air Vallé del petroliere genovese Michele Costantino che ne possiede il 51%. Avda vorrebbe dalla Regione il doppio dei fondi stanziati per la gestione dello scalo: 3 milioni di euro l’anno al posto dell’attuale milione e ottocentomila euro. I contenziosi però sono addirittura sette, su diversi oggetti, con richieste di rimborsi a sei zeri. E il rischio che gestire uno scalo inutile diventi il vero business dei cieli di Aosta.

Tutto è cominciato dalla necessità di portare i consiglieri regionali a Roma. “Inizialmente si usava un aeroplano da otto posti – ricorda Paolo Meneghini, ingegnere aeronautico, pilota professionista ed ex presidente dell’Aeroclub di Aosta – poi hanno pensato di creare un servizio di livello commerciale, con un aereo da trenta posti che non si riempiva mai e che la Regione pagava vuoto per pieno”. Fino a quel momento il piccolo scalo era stato un’attrazione per gli appassionati di volo ad alta quota. “Prima di trasformarlo in aeroporto commerciale il ‘Corrado Gex’ richiamava ogni anno piloti da tutta Europa. Arrivavano con le loro famiglie e si fermavano da noi per due-tre mesi all’anno. Hanno sprecato questa esclusività per cercare di fare diventare l’aeroporto quello che non può essere”. Un aeroporto sicuro, prima di tutto. “Un grosso aereo nella Valle si muove come una trota in una boule di pesci rossi: fa fatica”, spiega Meneghini, che è anche membro del Comitato aeroporto sostenibile. “Nessun volo charter può decidere di atterrare ad Aosta senza avere un equipaggio appositamente addestrato e un aereo adatto”.

E non bastano i soldi per addomesticare il vento e le montagne. Neppure quando sono tanti da non riuscire a contarli tutti. Dal 1991, quando si è deciso di far crescere l’aeroporto, la pista è stata rifatta tre volte, l’illuminazione e la recinzione due volte. Poi è stato dotato degli impianti per il volo strumentale. L’ultimo progetto ha previsto la realizzazione del piazzale aeromobili, il parcheggio e la nuova aerostazione firmata da Gae Aulenti, che una volta ultimata misurerà complessivamente 2744 metri. “Sono stati investiti poco più di 26 milioni di euro” ha gettato acqua sul fuoco Diego Empereur, presidente della Commissione del Consiglio regionale sullo “Sviluppo economico”. Ma a questi vanno aggiunti i costi di gestione pagati annualmente ad Avda e i 3,5 milioni annui che nel prossimo futuro andranno a chi realizzerà il volo Aosta-Roma. Più i 3 milioni di euro all’anno che saranno necessari a pagare i 70 vigili del fuoco che dovranno essere impiegati nello scalo commerciale. Appare così verosimile il conto di 43 milioni di euro, documentato in un rapporto del Movimento 5 stelle regionale. “La spesa complessiva”, si legge, “raggiungerà sicuramente i 50 milioni al termine di tutti i lavori”.

Milioni fagocitati in una macchina del debito la cui sorte è ancora legata al filo di un volo sperimentale, quello tra Roma e Aosta, concordato con il Ministero dei trasporti ed Enac. Nel Piano nazionale degli aeroporti elaborato per conto del Governo Monti è scritto chiaramente: “L’aeroporto di Aosta si configura come aeroporto a servizio del territorio e del turismo locale” e come tutti i piccoli aeroporti, non strategici sul piano nazionale, ne sarà valutata la sostenibilità nei prossimi tre anni senza oneri per lo Stato. Insomma a carico della Regione che continuerà a pagare milioni su milioni.  Anche se la maggioranza dei 120mila abitanti della Valle continuerà a servirsi del vicino e più comodo aeroporto di Torino.

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