“Alla luce del dibattito” il provvedimento torna in commissione. E’ la conclusione del presidente di turno del Senato, Domenico Nania, sul ddl diffamazione che, per l’articolo 1, il fulcro del disegno di legge che prevede tra le altre misure l’abolizione del carcere per i giornalisti condannati, ritorna in commissione giustizia. A favore una maggioranza trasversale composta da Pdl, Pd, Api e Idv.

La decisione è arrivata dopo che per tutta la mattina il dibattito nell’Aula del Senato è andato avanti tra continui ‘stop and go’. Già ieri la discussione si era arenata sulla norma che prevede di spostare il foro competentenel luogo di residenza della persona offesa invece che in quello dove è stato commesso il reato. La commissione giustizia del Senato si riunirà già alle 14,30 di oggi pomeriggio. A renderlo noto è il presidente Filippo Berselli. “Se non si finirà oggi pomeriggio – ha detto Berselli – si farà in notturna e se non si termina si andrà a domattina alle 8,30”.

Intesa raggiunta invece, almeno su un punto – che Franco Siddi dell’Fnsi aveva definito una “grave responsabilità per il Senato” – quello della riduzione delle multe da 100 mila a 50 mila euro. Esattamente il nodo sul quale la settimana scorsa si era fermato l’esame del provvedimento. Cinque giorni fa, infatti, il provvedimento sembrava essersi bloccato sulle sanzioni dopo che, ai più, era parso che tra le forze politiche si fosse trovata l’intesa. L’aula ha anche approvato un emendamento che elimina il raddoppio della pena a carico del responsabile della diffamazione che sia risultato recidivo nei precedenti due anni.

Poco prima dell’ok all’emendamento l’Aula aveva deciso che il ddl non tornasse in commissione come voluto dai democratici. Ma la richiesta è stata respinta da Pdl, Lega e CN. La votazione è stata lunghissima per colpa dei pianisti che hanno richiesto un controllo ‘extra’ da parte dei segretari d’Aula del Senato. Ora, l’ultimo scoglio sul quale si sono arenati è quello che riguarda la riduzione dei tempi di interdizione dalla professione e dall’attività giornalistica a seguito di condanna.

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