Sono ormai almeno 400 le associazioni in cui i "correntisti" si scambiano lavori e saperi con un'unica unità di misura: l'ora. Dalla cucina al cucito passando per il giardinaggio, ma anche la formazione per reinserirsi nel mondo del lavoro e per conseguire la laurea
L’ultima, in ordine di tempo, è stata inaugurata a Catania qualche settimana fa e, come molte altre in Italia, è capitanata da una donna, Mafalda Franchino. Le “Banche del tempo”, circa 400 nel nostro Paese, sono associazioni in cui i correntisti sono volontari che si scambiano lavori e saperi con un’unica unità di misura: l’ora. Nessuna gerarchia da curriculum vitae: 60 minuti di lavoro al pc equivalgono a un’ora passata a fare i tortelli.
Il fenomeno delle banche del tempo, in Italia, è letteralmente esploso da quando, negli anni novanta, nacquero sulla spinta dei comitati per le pari opportunità. Dalla Basilicata al Trentino, infatti, sono soprattutto le donne a promuoverle. E a trarne vantaggio. A Roma, su 21 banche, 15 hanno a capo una donna. La Bdt di Torino, che dal 1999 a ora ha scambiato più di 2mila ore per una settantina di soci tra persone ed enti, è presieduta da Erminia Ruggeri. A Napoli è stata Elena Coccia a proporre di recente in consiglio comunale una banca del tempo. E l’associazione nazionale ha una donna, Maria Luisa Petrucci, come presidente. Del resto, tra cura familiare e lavoro, il tempo manca soprattutto alle donne.
Secondo il rapporto Istat del 2012 “Uso del tempo e ruoli di genere”, infatti, in Italia tutte le donne – single, conviventi, sposate, con o senza figli – svolgono “attività non remunerate”, cioè lavori domestici o di cura. Al contrario, non tutti gli uomini vi si dedicano. E quelli che lo fanno, in ogni caso, vi riservano “due ore e mezzo scarse” al giorno contro le quasi sette delle donne.
Riconosciute dalla legge 50 del 2000 come strumento per favorire le pari opportunità, e diffuse inizialmente più al centro nord, le banche del tempo stanno “entusiasmando” anche il sud. “In Sicilia siamo arrivati quasi a 20”, esulta Nina Di Nuzzo, presidentessa da 15 anni della Bdt di Alì Terme, in provincia di Messina, composta da 55 donne e 25 uomini di ogni età. Grazie alla banca del tempo di Alì Terme, Santina si è potuta laureare: “Doveva laurearsi in architettura – ricorda Nina – ma aveva difficoltà in matematica. Non poteva chiedere ai genitori, pensionati, di pagarle le lezioni da un professore, lei, che nemmeno era figlia unica. Così ho chiesto a Filippo, che prendeva già lezioni di inglese da Laura. E lui è stato felice di pareggiare il suo debito di tempo aiutando Santina”. Allo stesso modo i sottaceti fatti in casa si scambiano con lavori di cucito e giardinaggio.
Alcune banche del tempo, poi, offrono formazione alle donne che cercano di reinserirsi nel mondo del lavoro: è il caso di Gallarate (Varese) e della sua Bdt presieduta da Flora Cappa. Ma le banche del tempo sono una risorsa anche per chi non lavora più e, con i figli già grandi, deve reinventarsi una vita. E’ il caso di Grazia Pratella, presidente del Coordinamento BdT di Milano, che racconta: “Ho potuto assumere il ruolo di cittadina attiva dove abito e ascoltare molte richieste dei cittadini che le pubbliche amministrazioni non riescono a soddisfare”. Dall’apertura di pagine Facebook all’aiuto nella gestione familiare, le richieste sono varie. “Un anziano signore – ricorda Grazia – ha ricevuto da una socia che venisse scritta la sua vita con la moglie per lasciare un ricordo ai figli. In cambio lui distribuisce ai soci le primizie del suo orto o offre lo spazio per piccole feste”. Il coordinamento milanese, poi, cerca di rendere i comportamenti nelle diverse banche il più possibile omogenei. “E soprattutto – conclude – cerchiamo di evitare che banche del tempo nascano per sfruttare i finanziamenti regionali e poi muoiano”.