Sabato 3 novembre a Bologna, l'incontro dedicato al gioco del calcio con ospiti lo storico inglese John Foot, l'attore romano che intervista l'ex calciatore, militante di Avanguardia operaia, Paolo Sollier, e i registi Garzella e Macelloni con il loro documentario Il Mundial dimenticato: "In Italia manca un vero discorso sul calcio"
Se guardi sotto al tavolo dei quattro conferenzieri, tutti portano scarpe, come si soleva dire, da ginnastica. Da sinistra a destra, accosciati, per presentare la prima edizione di Futbologia (sabato 3 novembre, dalle 10 a notte fonda, tra Sala Borsa e Bartleby a Bologna) ci sono l’ideatore Luca di Meo (Wu Ming 3), l’altro ideatore Christiano Presutti, l’assessore alla cultura di Bologna, Alberto Ronchi, l’assessore allo sport, Luca Rizzo Nervo. Squadra ridotta nei ranghi, confusa nei colori sociali, con un monte acquisti limitato, ma con una notevole voglia di parlare atipicamente di pallone.
“Il declino attuale del nostro calcio è preceduto da un disastroso declino del discorso sul calcio”, spiega di Meo, “becere ed infinite polemiche arbitrali, mercato dodici mesi l’anno che oltretutto fa scappare da ridere vista la crisi di liquidità dei club calcistici a corto di risorse”. Ecco allora che per alzare l’asticciola del livello della discussione per una giornata si riuniscono a convegno un manipoli di eroi. Parte il professore inglese John Foot (ore 11.30, sala Borsa), autore di una monumentale monografia sul calcio italiano (edita da Rizzoli), e autore anche di un altro volume sul ciclismo in Italia dai primi del novecento ad oggi. Proseguono l’attore Valerio Mastandrea che intervista l’ex giocatore dal pungo chiuso, Paolo Sollier (ore 14.30), poi alle 16 Lorenzo Garzella e Filippo Macelloni raccontano la storia del loro mockumentary Il Mundial dimenticato – La vera incredibile storia dei mondiali in Patagonia, dopo la proiezione; dalle 19.30 in poi Mastandrea si darà al reading tra le stanze del centro sociale Bartleby, dove Wu Ming 5 metterà i panni del dj per una notte.
“Eravamo partiti con una ricerca fondi in crowdfunding, ma non abbiamo raggiunto l’obiettivo che ci eravamo prefissati, così da 3 giorni di convegno siamo passati ad uno con l’idea che questo sia il primo di una lunga serie”, prosegue di Meo, “Vogliamo comunque fare un discorso sul calcio da una prospettiva storica, comparatista e contemporanea. Di potere e cultura popolare, scienze sociali e fisiche, arte e letteratura. Senza fare gli intelligentoni, ma con intelligenza, possibilmente”.
Inevitabile che sul piatto finiranno ascissa, ordinata, e cifre, del business attorno al calcio che quasi se l’è divorato fino ad annientarne ogni possibile purezza: “Questa non vuole essere un’operazione nostalgia dei bei tempi in cui il calcio era puro. Quest’epoca non è mai esistita. Però esiste il pallone come macchina del tempo, la palla come oggetto di gioco ancestrale per bimbi e adulti: chiunque ha un ricordo d’infanzia legato al calcio, perfino le ragazze. Il calcio è cultura popolare”.
Per informazioni: www.futbologia.org