L’Italia della crisi procede per apparenti paradossi, che vanno spiegati forse con il tentativo di sciogliere una matassa ingarbugliata, individuando percorsi alternativi rispetto ai terreni accidentati finora battuti. Anche così forse riusciamo a spiegare il moltiplicarsi dell’interesse da parte dei giovanissimi per la terra: da coltivare, da rendere impresa sostenibile, da lavorare in rete. Cresce il numero dei lavoratori indipendenti (2,9%) e dei giovani agricoltori (4,2%). E’ quanto emerge da una indagine della Coldiretti/SWG sulle imprese agricole guidate da under 30 e relativa al secondo trimestre del 2012. Siamo a 62mila imprese attive condotte da ragazzi con meno di 30 anni (in questo ultimo caso si tratta di un’analisi Coldiretti su dati Movimprese). E’ una storica inversione di tendenza, con un aumento che non si registrava da almeno dieci anni. Ma c’è di più. La metà dei giovani di età compresa tra i 18 ed i 34 anni preferirebbe gestire un agriturismo piuttosto che fare l’impiegato in banca (23%) o lavorare in una multinazionale (19%). E gli istituti agrari hanno aumentato dell’11% il numero di iscritti.
Dai numeri alle storie, che continuano a moltiplicarsi a poche ore dalla chiusura del Salone del Gusto di Torino e che presuppongono un uso sapiente delle nuove tecnologie. Perché accanto all’attività di lavorare la terra c’è sempre più spesso quella del navigare la rete. Due storie paradigmatiche tra le tante. Al meeting dei Giovani Imprenditori CNA, Giacomo Bracci ha illustrato la sua realtà, Jenuino. Si tratta di un social commerce che propone sapori e saperi della terra, raccontando anche gli eventi rurali un tempo simbolo di aggregazione. Jenuino è una fattoria multiproprietà nata ad Arezzo e che oggi annovera già 105 aziende agricole iscritte. Così ha raccontato Bracci: “Intendiamo riportare cibo sano e sostenibile sulle tavole. L’approccio dal basso intende superare la filiera dei supermercati offrendo un’alternativa, posizionando la società come facilitatrice tra piccole fattorie orientate alla qualità e consumatori che siano in grado di riconoscerla e apprezzarla”.
Da Arezzo alla Sicilia. Paolo, Kiko e Marco, tutti e tre under trenta, sono le anime di Contadini per passione, progetto che – come racconta la piattaforma – si basa sul concetto di filiera corta, avendo come fattore chiave la vendita diretta: “Cerchiamo di andare oltre la semplice vendita poiché per noi è fondamentale instaurare una conoscenza diretta col cliente”. Così il virtuale diventa strategico per chi vuole lavorare in agricoltura. Il progetto nasce nei primi anni del 2000 per una sorta di scommessa: tre ragazzi che vogliono offrire opportunità al proprio territorio, Ribera in provincia di Agrigento. Così mi racconta Paolo: “Avevamo ereditato un vecchio aranceto dai nonni, perché a Ribera abbiamo tutti radici legate alla terra. Il progetto è nato anche per rispondere ad un ricatto della grande distribuzione: abbiamo intercettato fornitori e consumatori, che per noi sono oggi molto più attenti alla tracciabilità del prodotto. Il consumatore per noi è colui che ha a cuore cosa c’è dentro e cosa c’è dietro l’arancia, ovvero il territorio”. Kiko – che è il contadino informatico della società – cura l’aranceto virtuale, ovvero social network e negozio online. “Questo perché lavoriamo solo online. E il previsionale del prossimo anno è intorno al +70%”.
Dalle storie di successo alle problematiche. Per Coldiretti tra queste neo imprese agricole la difficoltà maggiormente individuata è quella legata all’ottenimento di finanziamenti e agevolazioni fiscali. Così ha dichiarato Vittorio Sangiorgio della Coldiretti: “Occorre investire in intelligenti attività di accompagnamento alla progettazione, adeguati meccanismi di assistenza allo start up, filiere corte di accesso al credito”.