“Avete trasformato questo paese in un Colosseo, con in scena uno spettacolo indegno”. Così Kostas Vaxevanis, l’Assange greco, si è rivolto ai Pubblici ministeri che lo hanno mandato a processo dopo averlo arrestato tre giorni fa, poco prima di essere assolto. Accade nella Grecia del quasi default, dove la crisi porta con sé una limitazione finanche della libertà di parola.
L’inchiestista ellenico era stato fermato perché aveva pubblicato parte di quella che potrebbe essere la famosa lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori ellenici che avevano negli anni portato in Svizzera ingenti quantitativi di denaro, su cui i magistrati avanzano dubbi di legittimità sospettando non solo che siano capitali non tassati ma che potrebbero essere il frutto di fondi neri e di tangenti. Nomi che contano nella Grecia di oggi, come l’editore Bobola, l’imprenditore Marinopoulos, armatori, primari, ma non un politico. Come se quella lista pubblicata fosse solo la punta di un iceberg ben più consistente e pericoloso.
Vaxevanis aveva pubblicato sul suo settimanale Hot Doc i nomi di 2.059 cittadini greci colpevoli di aver riversato nella banca HSBC quasi due 2 miliardi di euro mai dichiarati al fisco ellenico. Si tratta di un processo politico, aveva dichiarato il giornalista prima di entrare in aula. L’accusa era di aver violato la privacy, nonostante i 2.059 nomi citati nella lista non lo avessero a loro volta denunciato. Un altro indizio che porta dritto ai nomi compromettenti che completerebbero quella prima lista, come risulta da un altro elenco altrettanto scottante che ha fatto il giro delle redazioni di alcuni giornali europei.
A sua difesa ha testimoniato anche il capo della Federazione della stampa ellenica Boumelha, che si è detto esterrefatto per l’arresto del giornalista e ha definito l’intero procedimento una farsa. “Se fossi stato al posto di Costas, anch’io avrei fatto la stessa cosa”, ha rilevato in aula Dimitris Trimis, presidente del sindacato dei giornalisti ateniesi, sottolineando che “un conto bancario non è più un dato personale”. Ecco il punto: in un momento in cui gli undici milioni di cittadini greci sono chiamati a sacrifici lacrime e sangue, come possono gli evasori invocare la privacy?
In precedenza il reporter aveva sostenuto che “la pubblicazione di un nome e di rapporto con la banca, non sono informazioni personali, perché le operazioni con le banche sono pubbliche”. Sulla famigerata lista, che i due ex ministri Papaconstantinou e Venizelos sono stati invitati a presentare in Parlamento dai pm inquirenti, Vaxevanis ha detto in aula che si tratta di un “documentario che ha mostrato l’inaffidabilità e il sistema politico, che si basa sul ricatto”. Aggiungendo che due leader politici greci, Tsipras e Kammenos, hanno per questo richiesto al signor Venizelos dove sia quella chiavetta usb con i nomi. Ma nessuno ha avuto risposta.
“La lista è una questione sociale e politica molto grave”, ha concluso prima che il giudice Malia Volika gli dicesse che “la Corte ha deciso che lei è innocente”, non trovando fondata l’accusa di violazione della privacy. Nel tardo pomeriggio, attorno alle 18, il giornalista aveva iniziato le sue dichiarazioni spontanee mentre in precedenza era intervenuta come testimone la signora Zoe Konstantopoulou, asserendo che forse la lista Lagarde era stata acquistata. Dettaglio su cui si sta concentrando l’attenzione dei magistrati, dal momento che secondo fonti giudiziarie proprio per fare chiarezza su movimenti sospetti di denaro starebbero per mettere sotto osservazione il bilancio dell’ultimo governo guidato da Iorgos Papandreou.
Ma non è tutto: con una comunicazione scritta inviata alla Camera i due pm inquirenti hanno ufficialmente chiesto conto proprio ai due ex ministri della gestione della lista Lagarde, che si sono trincerati dietro silenzi imbarazzanti. E inquadrano sette punti nella loro nota in cui vi sarebbero stati mancati controlli da parte degli stessi. Al momento il file sarebbe sotto osservazione da parte del sostituto procuratore della Corte Suprema Nikos Pantelis. I magistrati, che hanno chiesto al Parlamento di indagare sulla gestione del documento, sono interessati ad accertare se qualche uomo politico debba essere ritenuto responsabile del mancato utilizzo della lista per la ricerca di evasori fiscali e, in questo caso, incriminato. L’iniziativa dei magistrati potrebbe portare all’incriminazione di Papaconstantinou e Venizelos.
Twitter @FDepalo
Zonaeuro
Assolto l’Assange greco: Vaxevanis libero. E ora la lista Lagarde fa paura in Parlamento
Sulla lista degli evasori, che i due ex ministri Papaconstantinou e Venizelos che rischiano l'incriminazione sono stati invitati dai pm a presentare in parlamento, il giornalista ha detto in aula che si tratta di un “documentario che ha mostrato l'inaffidabilità e il sistema politico, che si basa sul ricatto”
“Avete trasformato questo paese in un Colosseo, con in scena uno spettacolo indegno”. Così Kostas Vaxevanis, l’Assange greco, si è rivolto ai Pubblici ministeri che lo hanno mandato a processo dopo averlo arrestato tre giorni fa, poco prima di essere assolto. Accade nella Grecia del quasi default, dove la crisi porta con sé una limitazione finanche della libertà di parola.
L’inchiestista ellenico era stato fermato perché aveva pubblicato parte di quella che potrebbe essere la famosa lista Lagarde, l’elenco degli illustri evasori ellenici che avevano negli anni portato in Svizzera ingenti quantitativi di denaro, su cui i magistrati avanzano dubbi di legittimità sospettando non solo che siano capitali non tassati ma che potrebbero essere il frutto di fondi neri e di tangenti. Nomi che contano nella Grecia di oggi, come l’editore Bobola, l’imprenditore Marinopoulos, armatori, primari, ma non un politico. Come se quella lista pubblicata fosse solo la punta di un iceberg ben più consistente e pericoloso.
Vaxevanis aveva pubblicato sul suo settimanale Hot Doc i nomi di 2.059 cittadini greci colpevoli di aver riversato nella banca HSBC quasi due 2 miliardi di euro mai dichiarati al fisco ellenico. Si tratta di un processo politico, aveva dichiarato il giornalista prima di entrare in aula. L’accusa era di aver violato la privacy, nonostante i 2.059 nomi citati nella lista non lo avessero a loro volta denunciato. Un altro indizio che porta dritto ai nomi compromettenti che completerebbero quella prima lista, come risulta da un altro elenco altrettanto scottante che ha fatto il giro delle redazioni di alcuni giornali europei.
A sua difesa ha testimoniato anche il capo della Federazione della stampa ellenica Boumelha, che si è detto esterrefatto per l’arresto del giornalista e ha definito l’intero procedimento una farsa. “Se fossi stato al posto di Costas, anch’io avrei fatto la stessa cosa”, ha rilevato in aula Dimitris Trimis, presidente del sindacato dei giornalisti ateniesi, sottolineando che “un conto bancario non è più un dato personale”. Ecco il punto: in un momento in cui gli undici milioni di cittadini greci sono chiamati a sacrifici lacrime e sangue, come possono gli evasori invocare la privacy?
In precedenza il reporter aveva sostenuto che “la pubblicazione di un nome e di rapporto con la banca, non sono informazioni personali, perché le operazioni con le banche sono pubbliche”. Sulla famigerata lista, che i due ex ministri Papaconstantinou e Venizelos sono stati invitati a presentare in Parlamento dai pm inquirenti, Vaxevanis ha detto in aula che si tratta di un “documentario che ha mostrato l’inaffidabilità e il sistema politico, che si basa sul ricatto”. Aggiungendo che due leader politici greci, Tsipras e Kammenos, hanno per questo richiesto al signor Venizelos dove sia quella chiavetta usb con i nomi. Ma nessuno ha avuto risposta.
“La lista è una questione sociale e politica molto grave”, ha concluso prima che il giudice Malia Volika gli dicesse che “la Corte ha deciso che lei è innocente”, non trovando fondata l’accusa di violazione della privacy. Nel tardo pomeriggio, attorno alle 18, il giornalista aveva iniziato le sue dichiarazioni spontanee mentre in precedenza era intervenuta come testimone la signora Zoe Konstantopoulou, asserendo che forse la lista Lagarde era stata acquistata. Dettaglio su cui si sta concentrando l’attenzione dei magistrati, dal momento che secondo fonti giudiziarie proprio per fare chiarezza su movimenti sospetti di denaro starebbero per mettere sotto osservazione il bilancio dell’ultimo governo guidato da Iorgos Papandreou.
Ma non è tutto: con una comunicazione scritta inviata alla Camera i due pm inquirenti hanno ufficialmente chiesto conto proprio ai due ex ministri della gestione della lista Lagarde, che si sono trincerati dietro silenzi imbarazzanti. E inquadrano sette punti nella loro nota in cui vi sarebbero stati mancati controlli da parte degli stessi. Al momento il file sarebbe sotto osservazione da parte del sostituto procuratore della Corte Suprema Nikos Pantelis. I magistrati, che hanno chiesto al Parlamento di indagare sulla gestione del documento, sono interessati ad accertare se qualche uomo politico debba essere ritenuto responsabile del mancato utilizzo della lista per la ricerca di evasori fiscali e, in questo caso, incriminato. L’iniziativa dei magistrati potrebbe portare all’incriminazione di Papaconstantinou e Venizelos.
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Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Il Segretario di Stato Marco Rubio ha dichiarato alla Cbs che ci sarà un aumento dei casi di detenzione simili a quello del manifestante filo-palestinese Mahmoud Khalil. "Ogni giorno, ormai - ha aggiunto - approviamo revoche di visti e anche di Green Card".
"Devi fare certe dichiarazioni", ha spiegato a proposito dei non cittadini che arrivano negli Stati Uniti. "Se ci dici, quando fai domanda per un visto, che stai arrivando negli Stati Uniti per partecipare a eventi pro-Hamas che vanno contro gli interessi della politica estera... Se ci avessi detto che lo avresti fatto, non ti avremmo mai dato il visto".
Beirut, 16 mar. (Adnkronos) - Hezbollah ha condannato in una dichiarazione gli attacchi americani contro obiettivi Houthi nello Yemen. "Affermiamo la nostra piena solidarietà nei confronti del coraggioso Yemen e chiediamo a tutti i popoli liberi del mondo e a tutte le forze di resistenza nella nostra regione e nel mondo di unirsi per contrastare il progetto sionista americano contro i popoli della nostra nazione", ha scritto in una nota il Partito di Dio.
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Gli attacchi americani in Yemen sono "un avvertimento per gli Houthi e per tutti i terroristi". Lo ha detto a Fox News il vice inviato degli Stati Uniti per il Medio Oriente, Morgan Ortagus, sottolineando che "questa non è l'amministrazione Biden. Se colpisci gli Stati Uniti, il presidente Trump risponderà. Il presidente Trump sta ripristinando la leadership e la deterrenza americana in Medio Oriente".
Washington, 16 mar. (Adnkronos) - Steve Witkoff, ha definito "inaccettabili" le ultime richieste di Hamas in merito al cessate il fuoco a Gaza. Riferendosi alla conferenza del Cairo di inizio mese, l'inviato statunitense per il Medio Oriente ha detto alla Cnn di aver "trascorso quasi sette ore e mezza al summit arabo, dove abbiamo avuto conversazioni davvero positive, che descriverei come un punto di svolta, se non fosse stato per la risposta di Hamas".
Hamas avrebbe insistito affinché i negoziati per un cessate il fuoco permanente iniziassero lo stesso giorno del prossimo rilascio di ostaggi e prigionieri palestinesi. Secondo Al Jazeera, Hamas ha anche chiesto che, una volta approvato l'accordo, i valichi di frontiera verso Gaza venissero aperti, consentendo l'ingresso degli aiuti umanitari prima del rilascio di Edan Alexander e dei corpi di quattro ostaggi. Inoltre, il gruppo ha chiesto la rimozione dei posti di blocco lungo il corridoio di Netzarim e l'ingresso senza restrizioni per i residenti di Gaza che tornano dall'estero attraverso il valico di Rafah.
"Abbiamo trascorso parecchio tempo a parlare di una proposta di ponte che avrebbe visto il rilascio di cinque ostaggi vivi, tra cui Edan Alexander, e anche, tra l'altro, il rilascio di un numero considerevole di prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane", ha detto Witkoff. "Pensavo che la proposta fosse convincente: gli israeliani ne erano stati informati e avvisati in anticipo". "C'è un'opportunità per Hamas, ma si sta esaurendo rapidamente", ha continuato Witkoff. " Con quello che è successo ieri con gli Houthi, ciò che è successo con il nostro ordine di attacco, incoraggerei Hamas a diventare molto più ragionevole di quanto non sia stato finora".
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - L'esercito israeliano ha scoperto un nascondiglio di armi nel campo profughi di Nur Shams, fuori Tulkarem, nella Cisgiordania settentrionale. Lo ha reso noto l'Idf, precisando che sono state rinvenute diverse borse contenenti armi, una delle quali conteneva anche un giubbotto con la scritta 'Unrwa'. Le armi confiscate sono state consegnate alle forze di sicurezza per ulteriori indagini.
Tel Aviv, 16 mar. (Adnkronos) - Un missile lanciato dagli Houthi è caduto a Sharm el-Sheikh, nella penisola egiziana del Sinai. Lo ha riferito la radio dell'esercito israeliano, aggiungendo che l'Idf sta indagando per stabilire se il missile fosse diretto contro Israele.
Passo del Tonale, 15 mar.(Adnkronos) - Che l’aspetto competitivo fosse tornato ad essere il cuore pulsante di questa quinta edizione della Coppa delle Alpi era cosa già nota. Ai piloti il merito di aver offerto una gara esaltante, che nella tappa di oggi ha visto Alberto Aliverti e Francesco Polini, sulla loro 508 C del 1937, prendersi il primo posto in classifica scalzando i rivali Matteo Belotti e Ingrid Plebani, secondi al traguardo sulla Bugatti T 37 A del 1927. Terzi classificati Francesco e Giuseppe Di Pietra, sempre su Fiat 508 C, ma del 1938. La neve, del resto, è stata una compagna apprezzatissima di questa edizione della Coppa delle Alpi, contribuendo forse a rendere ancor più sfidante e autentica la rievocazione della gara di velocità che nel 1921 vide un gruppo di audaci piloti percorrere 2300 chilometri fra le insidie del territorio alpino, spingendo i piloti a sfoderare lo spirito audace che rappresenta la vera essenza della Freccia Rossa.
Nel pomeriggio di oggi, dalla ripartenza dopo la sosta per il pranzo a Baselga di Piné, una pioggia battente ha continuato a scendere fino all’arrivo sul Passo del Tonale, dove si è trasformata in neve. Neve che è scesa copiosa anche in occasione del primo arrivo di tappa a St. Moritz e ieri mattina, sul Passo del Fuorn. Al termine di circa 880 chilometri attraverso i confini di Italia, Svizzera e Austria, i 40 equipaggi in gara hanno finalmente tagliato il traguardo alle 17:30 di oggi pomeriggio all’ingresso della Pista Ghiaccio Val di Sole, dove hanno effettuato il tredicesimo ed ultimo Controllo Orario della manifestazione.
L’ultimo atto sportivo dell’evento è stato il giro nel circuito, all’interno del quale le vetture si sono misurate in una serie di tre Prove Cronometrate sulla neve fresca valide per il Trofeo Ponte di Legno, vinto da Francesco e Giuseppe Di Pietra. L’altro trofeo speciale, il Trofeo Città di Brescia, ovvero la sfida 1 vs 1 ad eliminazione diretta di mercoledì sera in Piazza Vittoria, era stato anch’esso vinto da Aliverti-Polini.