I prossimi candidati per la Camera e il Senato verranno decisi dal popolo del web con delle primarie on line. Requisiti? Fedina penale pulita e non essere attivisti dell'ultima ora per premiare il lavoro sul territorio. Chi si iscriverà per votare potrà esprimere tre preferenze
Esiste un programma, ci sono le regole, mancano solo i nomi. Con il comunicato (quello numero 53) diffuso da Beppe Grillo lunedì pomeriggio, mentre prendeva forma il trionfo siciliano di Cancelleri, nel Movimento 5 stelle si è ufficialmente aperta la corsa al Parlamento, la rivoluzione che da giorni spaventa i palazzi del potere solennemente romano. E ieri sera è arrivata anche la mail a tutti gli aspiranti parlamentari dove viene sollecitata la candidatura alle primarie on line entro e non oltre domenica 4 novembre, ultima data disponibile. Candidatura che dovrà essere accompagnata da un video di presentazione. Poi sarà il popolo del web a scegliere e a votare chi saranno i candidati a rappresentare il Movimento 5 stelle alla Camera e al Senato.
Primo requisito necessario: la fedina penale pulita e nessun incarico in Regioni, Province, Comuni, consigli di quartiere. Fuori dai giochi anche gli attivisti che, per varie ragioni, non hanno avuto finora la possibilità di correre alle amministrative. Solo chi, candidandosi, non è stato eletto e che dimostra di essersi impegnato per la causa può partecipare. Una soluzione, dice Grillo, per “premiare il lavoro sul territorio” e utile a tenere a distanza i militanti dell’ultim’ora, ossia persone convertite al Grillo-pensiero solo dopo gli ultimi successi elettorali. I cosiddetti infiltrati. Lo strumento per arrivare alle liste sarà il portale. In questi giorni, la squadra di Gianroberto Casaleggio sta mettendo a punto gli ultimi ritocchi della piattaforma che si trova già in stato avanzato. Da domenica, virtualmente, si apriranno le primarie on line. Chi raccoglierà più voti (l’iscritto potrà esprimere tre preferenze nel proprio territorio di appartenenza) sarà il candidato.
Ma chi potrebbero essere i candidati? In Emilia Romagna, regione fucina di volti e voti per il Movimento, per ora le bocche sono cucite, e nessuno si azzarda a fare nomi, ma è chiaro che in pole position ci sono i primi non eletti, quelli rimasti fuori dai Comuni per una manciata di voti. Come il giovanissimo Lorenzo Andraghetti, classe 1987, candidato per il Comune sia nel 2009, sia nel 2011 a Bologna. Tra quelli rimasti fuori dal Comune nelle scorse amministrative, anche Matteo Dall’Osso, ingegnere trentenne, che alcuni anni fa ha deciso di raccontare su un blog la sua battaglia contro la sclerosi multipla. Altro nome probabile è quello di Renato Padoan, responsabile dell’assemblea di Bologna del Movimento, già candidato alle comunali del 2009 e 2011, ma con scarso successo di preferenze.
In Piemonte, altra Regione serbatoio di consensi per i 5 stelle, potrebbe invece farsi avanti Marco Scibona, collaboratore stretto del consigliere regionale Davide Bono. Quarantacinque anni, prima di entrare nel Movimento di Grillo si è fatto le ossa nella protesta No Tav. In Toscana potrebbe uscire il nome di Alfonso Bonafede, ex candidato sindaco di Firenze nel 2009. Trentasei anni, una laurea in Giurisprudenza, Bonafede è un attivista della prima ora, e potenziale candidato alle primarie. Scendendo più a sud, Roberta Lombardi, portavoce di Roma a 5 stelle. “Sarebbe un’esperienza che ti cambia la vita. Ci devo pensare” si limita a dire per ora. Del resto il Lazio non ha raccolto negli anni un bacino di militanza così ampio da consentire grossi giochi. Basti pensare che la candidata (non eletta) a sindaco per il Comune di Roma nel 2008, Serenetta Monti (all’epoca la lista era quella degli “amici di Beppe Grillo”) si è poi candidata da indipendente dell’Idv alle successive regionali e che ben tre dei quattro eletti di quella lista nei municipi hanno poi cambiato casacca.
Il candidato al Consiglio comunale capitolino che prese più voti fu Roberto Di Palma. Raccolse 216 preferenze ma ora si è messo a disposizione per fare il delegato di lista per il collegio Lazio 1 (divide il ruolo con Paolo Ferrara ed entrambi hanno accettato di non essere candidati). Anche in Molise non ci sono ancora nomi certi. Il più quotato è Antonio Federico, in lista alle scorse regionali, ha portato a casa 10 mila voti, senza però riuscire a entrare Palazzo Moffa: “Non deciderò da solo, valuterò in queste ore in assemblea”. Chi invece sembra già convinto è Roberto Fico, napoletano, ex candidato alla Regione Campania sotto la bandiera del Movimento di Grillo. “È una grande avventura a cui mi piacerebbe partecipare – spiega – Ma saranno gli elettori a decidere se potrò aspirare al Parlamento, ad avere l’ultima parola”.
di Emiliano Liuzzi e Giulia Zaccariello
da Il Fatto Quotidiano di giovedì 1 novembre 2012