“Da dieci anni lavoriamo per loro, ma quest’anno ci hanno lasciate a casa”. Circa trecento maestre precarie degli asili nido e delle scuole materne del comune di Napoli quest’anno non si sono viste rinnovare il contratto. Colpa dell’austerity di Stato, che punisce lo sforamento del patto di stabilità di Palazzo San Giacomo con il divieto di nuove assunzioni. Solo che in questo caso non si tratta di personale amministrativo, ma di maestre che dovrebbero occuparsi di neonati. “Nel momento in cui il Governo ci aiuta a risollevarci dal debito – dice l’assessore comunale all’Istruzione, Annamaria Palmieri – non ci può contemporaneamente chiedere la rinuncia ai servizi indispensabili per i cittadini”. Così, anche per evitare la chiusura di diverse strutture, il Comune ha adottato una delibera che ha permesso di aggirare il divieto e di assumere circa 60 maestri su 350. Troppo pochi per evitare disagi. “Le insegnanti di ruolo che sono in classe stanno facendo un lavoro di mero babysitteraggio, per evitare che i bambini si facciano male”, dice una maestra. Ancor più grave è la situazione dei bambini disabili, che in molti casi da quest’anno non saranno assistiti. “Nella classe di Chiarastella – dice Francesca, mamma di una bambina disabile – non ci sono più maestri di sostegno e le insegnanti delle altre classi sono costrette ad alternarsi per starle accanto. Io però continuo a mandarla a scuola. Per me significa lottare per lei: se la tenessi a casa non esisterebbe più”. Intanto, anche il servizio di refezione – che dovrebbe partire il prossimo 5 novembre – è a rischio: per garantire l’orario prolungato, infatti, sono necessarie nuove assunzioni di Andrea Postiglione e Nello Trocchia
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