Nei 30 chilometri tra Chieti e Pescara ci sono almeno 15 tra centri commerciali e megastore. L'ultimo è il nuovo negozio della catena svedese, ma le ricadute occupazionali sono limitate. E la Confcommercio lancia l'allarme: "Metterà a rischio 400 attività e 1500 posti"
Non c’è pace per le piccole e medie imprese commerciali dell’Abruzzo. Negli ultimi anni la regione, e soprattutto il territorio dell’area metropolitana Chieti-Pescara, è stato preso letteralmente d’assalto da centri commerciali e catene della grande distribuzione. Ultimo in ordine di tempo Ikea. E per ogni shopping center o megastore aperto – del fai da te, del mobile, dell’elettronica –, diverse sono le attività che “nell’immediato, o dopo poco tempo – denuncia a ilfattoquotidiano.it il presidente di Confcommercio Chieti, Angelo Allegrino – sono costrette a chiudere i battenti”.
Certo, un problema che esiste in ogni parte d’Italia ogni volte che arriva un punto vendita con un brand importante. Ma in questo caso ci sono alcune particolarità. La prima: si tratta di una regione con una densità di residenti/consumatori tra le più basse (124 abitanti per chilometro quadrato si legge sul portale per il federalismo fiscale). La seconda: l’area Chieti-Pescara è caratterizzata da un elevato tasso di disoccupazione e da un indice di reddito basso. Terzo: un quarto dei dipendenti del nuovo punto vendita non è stato assunto sul territorio, ma è arrivato dagli esuberi di altri punti vendita.
Nel raggio di pochissimi chilometri (circa 30) coesisteranno così circa 15 tra centri commerciali e grandi magazzini. E in arrivo ce ne sono ancora degli altri. Soltanto a San Giovanni Teatino (piccolo comune di 12mila abitanti) sono presenti grandi insegne come Leroy Merlin e Mercatone Uno e un centro commerciale per il quale sono già previsti lavori di ampliamento; a pochi chilometri da qui si trova Megalò, il centro commerciale più grande della regione. E anche per questo il progetto per il raddoppio – in un’area ad alto rischio idrogeologico – è già avviato; in meno di cinque minuti invece si arriva a Spoltore dove c’è l’Arca (40 negozi); poco più a nord, a Città Sant’Angelo, sono situati “Pescara Nord” (il secondo centro commerciale), Mondoconvenienza (azienda italiana leader nella grande distribuzione di mobili) e la cittadella dello shopping “Città Sant’Angelo Outlet Village”. Verrà ampliata anche quest’ultima. “A questo punto è lecito chiedersi – prosegue il presidente di Confcommercio Chieti – da dove provengano i soldi per simili investimenti? E perché proprio in un’area che ha già superato tutti i record di insediamento della grande distribuzione?”
Più di ogni altra cosa, preoccupa, come sempre accade in questi casi, l’impatto socio-economico. Secondo l’associazione dei commercianti l’eccessiva presenza delle grandi superfici di vendita sarebbe infatti una delle cause dell’impoverimento del tessuto economico locale – “gli utili prodotti non vengono reinvestititi sul territorio, ma portati via” – e della crisi dei negozi al dettaglio. E, con le saracinesche che si abbassano, va da sé che saltano anche i posti di lavoro. Il colpo di grazia adesso potrebbe essere inferto dal colosso svedese del mobile. La scorsa settimana infatti Ikea ha inaugurato proprio a San Giovanni Teatino il suo ventesimo punto vendita italiano. “Provocherà nel breve periodo la chiusura di circa 400 negozi e ditte – annuncia Allegrino – e, facendo un breve calcolo, è come se dicessimo che andranno perduti più di 1500 posti di lavoro”.
“Non copriamo tutto gli stili di arredo”, replica Valerio Di Bussolo, responsabile relazioni esterne di Ikea, raggiunto telefonicamente da ilfattoquotidiano.it. Insomma nessuna concorrenza alle piccole aziende di mobili. “A dimostrarlo è la Lombardia, l’area con la concentrazione più alta di commercio dell’arredamento, dove siamo presenti con quattro punti vendita – prosegue il responsabile relazioni esterne di Ikea – Eppure non si è verificato nulla del genere”. In fondo, Ikea ha nel settore italiano del mobile una quota di mercato del 6,9% e tutta la grande distribuzione, sempre secondo Di Bussolo, non arriva al 15%. “Questo significa che l’85% della distribuzione commerciale del mobile nel Paese è ancora operata dalle piccole e medie imprese”.
E i posti di lavoro? In molti avevano confidato nello sbarco in Abruzzo dell’azienda fondata da Ingvar Kamprad: oltre 30 mila i curricula pervenuti. Nei mesi scorsi ai vertici di Ikea Italia erano persino arrivate le pressioni di alcuni politici locali, per assumere le persone segnalate. Ma il contributo in termini occupazionali dato al territorio – considerando i posti che andranno persi, secondo i calcoli di Confcommercio – è stato irrisorio: poco più di 200 le unità del nuovo punto vendita, di queste però solo 150 sono state assunte localmente (ex novo). Naturalmente per un periodo di prova, cioè con contratti che vanno dai 3 ai 9 mesi. “E’ la prassi dell’azienda – spiega il portavoce di Ikea –. Quando il negozio di San Giovanni Teatino entrerà a regime, potranno essere inseriti gradualmente”. E’ chiaro: sempre che abbiano superato il fatidico periodo di prova. Più di 50 impiegati invece provengono dai punti vendita Ikea delle regioni limitrofe (Lazio e Marche). Il marchio scandinavo ha praticamente usato l’Abruzzo come “ammortizzatore occupazionale delle perdite di posti di lavoro registrate dal gruppo a Roma e Ancona”, attacca la Uil.
E chissà che Ikea, a breve, non torni a selezionare altro personale. Magari in vista dell’apertura, proprio nell’area di Chieti-Pescara, di uno dei cento hotel low cost che il colosso svedese ha intenzione di seminare in tutta Europa. Seppur implicito, l’invito del presidente della Provincia di Pescara, Guerino Testa, è già arrivato: “l’iniziativa promossa da Ikea nel settore alberghiero potrebbe collocarsi perfettamente nel territorio abruzzese”.