Non ho sentito dire a nessun giudice, mai, che lui era il nuovo Giovanni Falcone. Non ho mai sentito dire a un carabiniere che lui era il nuovo Carlo Alberto dalla Chiesa. Non ho mai sentito dire a un poliziotto che lui era il nuovo Ninni Cassarà. Non ho mai sentito dire a un dirigente politico che lui era il nuovo Piersanti Mattarella o il nuovo Pio La Torre.

Sento proclamare invece a Rosario Crocetta, da settimane, che lui è il nuovo Giuseppe Fava.

Esiste un limite alla volgarità: questo limite Crocetta lo ha generosamente oltrepassato. Mettersi la morte di un uomo ammazzato dalla mafia sulle proprie spalle come un trofeo, farlo solo per meschina polemica politica con il figlio, è un modo per ammazzare per la seconda volta quell’uomo. Considero Crocetta per queste parole, per averle ripetute non ancora sazio della sua vittoria, più miserabile di quelli che hanno ammazzato mio padre. Crocetta ha vinto le elezioni ma questo non lo autorizza all’oltraggio: che qualcuno dei suoi amici glielo spieghi.

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