Non condivido quanto ha scritto qualche giorno fa Paolo Flores d’Arcais nel suo articolo “Matteo Renzi è pessimo, e quindi lo voterò”. E nonostante tutti i miei amici e amiche di sinistra siano contrari al personaggio pop, a me Matteo Renzi piace, e parecchio.
Mi piace perché sembra uno a cui puoi dare del tu e quando gli parli del tuo lavoro, capisce di cosa si tratta sul serio. Mi piace perché parla la mia stessa lingua, ed è la prima volta che un candidato alla guida del Pd ha la mia età, e chissà magari anche un po’ il mio universo culturale di riferimento.
Mi piace perché si è circondato di persone che stimo a partire da Giuliano da Empoli, suo assessore alla cultura e ora persona di fiducia, che ha creato il programma, e anche Giorgio Gori, che è facile dargli addosso – lo sapete che nel backstage della tv lo chiamano the snake? – ma che è uno degli uomini più lucidi della comunicazione italiana.
Mi piace perché è un bravo oratore e sta migliorando in modo tangibile: da due anni ho seguito la sua accresciuta attitudine al confronto, la sua spontaneità e la sua duttilità, nei confronti dell’interlocutore. Per non parlare dei discorsi pubblici: l’avete visto il discorso fatto a Torino? Un’ora e undici minuti di filato, e si ascolta bene anche su internet. Altro che format video che funzionano: è la dimostrazione che se qualcuno dice qualcosa d’interessante, lo segui.
Infine mi piace perché ha avuto un percorso lineare e coerente: lo ricordo 4 anni fa, a Roma, in un incontro organizzato da Francesco Soro dal titolo “Obama anche noi, la politica nell’era di Facebook” in cui all’Ara Pacis si è confrontato con Zingaretti sulla questione internet: mi era sembrato un briciolo più ferrato sul tema.
La questione vera, per una come me che si occupa di gender gap, è che il programma di Bersani è più forte sul tema. E nonostante Matteo mi piaccia di più, a me e al gentil sesso mio coetaneo, è difficile non storcere il naso quando leggi che la questione femminile è ridotta agli asili nido.
Scusa Matteo: ma con tutte le associazioni al femminile che si occupano di quote, violenza, discriminazione di genere, tetto di cristallo, tv, stereotipi e via dicendo, tu che fai: zitto? Suvvia!
Bersani fa una sacco di fumo con bei paroloni: “ci impegneremo per contrastare la violenza sulle donne e per promuovere con urgenza una legge contro l’omofobia”. E poi ancora: “crediamo nel futuro dei più giovani e delle donne. Non crediamo all’ottimismo delle favole”. E poi “crediamo in una democrazia paritaria, nell’idea che autonomia e responsabilità delle donne siano essenziali per la crescita”.
Matteo, tu che hai fatto la giunta comunale pari e patta con le donne: che dici?
Io “adesso partecipo” pure Twitter. Ma anche tu, snocciola qualcosa in più sui “grandi temi”!
PS: per approfondimenti sulle questioni di genere nei programmi dei candidati, ecco qui i riferimenti
Laura Puppato
Matteo Renzi
Pierluigi Bersani – c’è un pdf da scaricare
Non ho trovato accenni alla questione femminile da parte di Niki Vendola