E’ “importante ricordare le dure prese di posizione e le pesanti dichiarazioni con le quali i 19 ricorrenti hanno manifestato fin dall’inizio il loro giudizio negativo sull’operazione Nuova Panda. Stupisce e induce qualche dubbio il fatto che questi storici oppositori pretendano oggi il passaggio in FIP, utilizzando una sentenza che non tiene nella minima considerazione le conseguenze sull’iniziativa industriale di Pomigliano, per la quale sono stati investiti 800 milioni di euro e che oggi sta dando lavoro complessivamente a circa 3.000 persone”.
Questo il giudizio della Fiat sui 19 operai iscritti alla Fiom che il Lingotto sarà costretto ad assumere dopo l’ordinanza della Corte di Appello di Roma in conseguenza della quale mercoledì l’azienda di Torino ha annunciato la contestuale messa in mobilità di altri 19 colleghi già in forze all’impianto campano, scatenando un vespaio di polemiche. Ieri era stata la volta dello stop del ministro del Lavoro, Elsa Fornero e del pollice verso di Corrado Passera, conditi dall’invito al Colle e al premier a prendere in mano la situazione, di Diego Della Valle, mentre questa mattina è arrivato l’intervento del segretario del Pd, Pier Luigi Bersani.
La risposta dell’azienda non si era fatta attendere, sotto forma di nota ufficiale che parla di “commenti non pertinenti e inesatti” sulla vicenda dell’impianto campano. Solo che per un errore dall’ufficio comunicazione Fiat è partita una bozza che conteneva anche la valutazione della società sugli operai da riassumere che inizialmente, evidentemente, era compresa nel messaggio. Poi qualcuno ha cambiato idea. Ma troppo tardi. Ci sono voluti sette minuti per scoprire l’errore e annullare con una mail la prima nota e altri dieci per mandarne una nuova purgata delle ultime due frasi. La frittata, però, era già fatta.
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Causa prossima dell’errore, Bersani, che stamattina aveva rotto il silenzio sul tema dichiarando: “Mi piacerebbe approfondire bene questo accavallarsi di Piani e di che cosa stiamo parlando. Fin qui abbiamo visto solo rompere il giocattolo, non una cosa che possa chiamarsi piano”. L’azienda “non può scaricare errori su chi deve mantenere famiglia”, ha aggiunto.
“In molti casi commenti non pertinenti e inesatti”, è appunto la parte iniziale della replica del Lingotto. “La procedura di mobilità ha un iter e dei tempi tecnici prestabiliti”, ha aggiunto Fabbrica Italia Pomigliano. “Nessuna iniziativa può essere avviata dall’azienda prima della conclusione della procedura, ovvero come minimo 45 giorni dall’avvio, e cioè dal 31 ottobre scorso. Non vi è pertanto alcuna urgenza”.
Fiat, poi, ricordava che “i 19 ricorrenti sono titolari di un rapporto di lavoro a tempo indeterminato con Fiat Group Automobiles, che non si è mai interrotto, e attualmente fruiscono come altri più di 1.000 dipendenti del comprensorio di trattamento di cassa integrazione, oggetto di specifico accordo sindacale firmato il 6 luglio 2011”. E, sempre secondo il Lingotto, il rientro al lavoro dei dipendenti attualmente in cassa integrazione di Fabbrica Italia Pomigliano, con passaggio alla newco, “è unicamente condizionato dalla domanda del mercato dell’auto italiano ed europeo, attualmente molto al di sotto delle previsioni”. A seguire le frasi cancellate.
Intanto, però, a Pomigliano sale la tensione. “Non ci assumerà mai. Con i 19 licenziamenti e gli altri 126 già annunciati, Marchionne ci sta facendo capire che per nessuno di noi ci sarà posto lì dentro né ora né mai”, sono le preoccupazioni espressa da alcuni cassaintegrati dello stabilimento campano della Fiat, soprattutto quelli che hanno votato sì al referendum del 2010, e che aspettavano il proprio turno per l’assunzione così come “recita l’accordo separato”.
“Ci hanno illusi ci avevano detto che se votavamo a favore dell’accordo, lo stabilimento sarebbe rimasto aperto e saremmo rientrati tutti. Ma non è così, lo sta facendo capire Marchionne con i licenziamenti in atto”, spiega Michele, da due anni in Cig, sposato, due bambini piccoli . “Che farà, adesso ne licenzia 19, poi tra sei mesi altri 126, e per luglio? Caccia via tutti per tenere fede all’accordo? Dopo la Cig per cessazione attività cosa c’è? Il nulla, e noi il 14 luglio saremo tutti fuori. O noi, o quelli che ora sono in Fip, che magari saranno messi tutti in mobilità per fare posto a noi e tenere fede all’accordo per non perdere altre cause”, gli fa eco Antonio, che in fabbrica non ci entra dal referendum.
L’amarezza fa posto alla speranza di assunzione che Antonio, Michele e Francesco, tutti cassaintegrati, attendevano fiduciosi dopo l’esito del referendum del 2010. “Noi ci credevamo – spiega Francesco – avevamo votato sì. Poi i delegati ed i sindacati ci dicevano di stare calmi, e noi abbiamo atteso. Ma adesso non crediamo più alle bugie. L’altro giorno ci siamo sentiti tra colleghi, abbiamo paura che per noi non c’è futuro. Nessuno di noi è iscritto Fiom, e pensavamo di essere salvi. Ma se Marchionne licenzia 19 ora, e già annuncia altri 126 provvedimenti di mobilità a pochi mesi dalla scadenza della Cig, per noi allora non c’è speranza. Ci ha fregati tutti”.
In serata, poi, la risposta collettiva degli operai. “Per luglio tutti devono entrare nella newco, questi sono gli accordi firmati ed il Lingotto li deve rispettare”, chiedono insieme ai sindacati firmatari dell’accordo separato del 2010, alla luce delle ultime comunicazioni di Fiat sul rientro al lavoro per i cassaintegrati del gruppo non ancora assunti in Fabbrica Italia Pomigliano. “Se ciò non dovesse avvenire decideremo iniziative in merito. Se per allora le condizioni di mercato non cambiano, si troverà una soluzione alternativa, si dividerà il lavoro che c’è tra tutti quanti, ma chi è ancora in cig deve essere assunto in Fip così come da accordi sottoscritti”, ha chiosato Felice Mercogliano, segretario generale Fismic Campania . Giuseppe Terracciano, segretario generale Fim Napoli, non crede che nelle intenzioni del Lingotto ci sia la mancata assunzione dei cassaintegrati, e pensa che “Fiat non rinuncerà all’export che farà sicuramente salire la produzione. Ma l’accordo – ha detto -per noi va rispettato”. Dello stesso parere Giovanni Sgambati, segretario generale campano della Uilm: “siamo a nove mesi dalla scadenza della cig, e immaginiamo che ci sarà una ripresa del mercato molto significativa. Se le condizioni dovessero restare queste, chiederemo a Fiat di rispettare l’accordo”.
Per la Fiom, invece, l’annuncio del Lingotto “conferma” i timori: “La Fiat ribadisce che le assunzioni sono legate al mercato – ha sostenuto Franco Percuoco, coordinatore provinciale del sindacato metalmeccanici della Cgil per il settore auto – gli altri sindacati ne prendano atto, e chiedo loro cosa faranno ora per garantire il rientro di tutti al lavoro”. Vittorio Granillo, del coordinamento nazionale dello Slai Cobas, ha affermato che “le balle di Marchionne erano note al sindacato di base”. “Noi lo abbiamo sempre detto – ha aggiunto – l’ad è un venditore di fumo, e gli altri lo hanno appoggiato tutti. Adesso è necessaria l’unità nella lotta, che resta l’unico modo per difendere i lavoratori”.