Trapelano i particolari dell'interrogatorio di sette ore all'ex consigliere regionale indagato per peculato. Avrebbe ammesso di aver creato ad arte le locandine di riunioni politiche in realtà inesistenti, per giustificare le spese di alcune cene o in altri casi per comparse nelle emittenti locali
Nel corso delle sette ore di interrogatorio di ieri, Paolo Nanni, ex consigliere regionale dell’Idv, indagato per peculato dalla procura di Bologna, ha ammesso di aver creato ad arte le locandine di convegni in realtà inesistenti, per giustificare le spese di alcune cene o in altri casi per comparse nelle emittenti locali.
Nanni ha risposto alle domande del pm titolare dell’indagine, Antonella Scandellari, e della Guardia di finanza parlando di “prassi”: “la prassi era quella” ha specificato. E gli inquirenti vogliono ora capire nella continuazione dell’interrogatorio nei prossimi giorni se Nanni parlava di prassi del suo gruppo (di cui per altro era il solo membro) o di altri gruppi politici.
Era stato lo stesso lo stesso Nanni a voler essere sentito per spiegare come aveva speso i 450mila euro di contributi ricevuti dalla Regione dal 2005 al 2010, quando era consigliere unico dell’Idv in viale Aldo Moro. Un’inchiesta quella della procura di Bologna nata dopo la denuncia dell’avvocato Domenico Morace, ex coordinatore bolognese dell’Italia dei Valori, che accusava il partito di Di Pietro di aver gestito in modo anomalo i fondi ricevuti dalla Regione Emilia Romagna in quell’arco di tempo.
L’accusa dei magistrati della procura di Bologna è che Nanni abbia usato i fondi per fini personali o diversi da quelli previsti dalla legge. L’elenco degli indizi è lunghissimo: cene “simultanee”, convegni fantasma, numerosi viaggi in auto blu, alcuni dei quali pagati ai vertici del partito, fra cui Silvana Mura e Antonio Di Pietro (di cui non ha ancora parlato nel corso dell’interrogatorio), cene politiche svolte però a ridosso di compleanni di familiari e, infine, doni come mazzi di fiori.
Da quanto trapela, durante l’interrogatorio Nanni ha ammesso di aver costruito ad arte locandine di convegni inesistenti. Gran parte dei convegni erano dunque inventati successivamente alle cene, e servivano solo a giustificare certe spese. Come uno del settembre 2005 dal titolo “Problemi di mobilità nella nostra regione” o un altro nel 2006: “la logistica dei servizi sociali in Emilia Romagna”.
Convegni preceduti da cene, che dunque venivano rimborsate tramite i convegni stessi, le famose pezze d’appoggio che giustificavano quelle spese. In altri casi Nanni racconta che i convegni venivano creati per giustificare denaro erogato ad emittenti locali per andare in televisione.
In un caso in particolare vennero spesi 2 mila euro per una cena di sessanta persona. E su quella serata, alla domanda del pubblico ministero, Nanni ha risposto: “Se c’ero si sarà parlato di politica…”.
L’ex consigliere regionale dell’Idv parla, inoltre, di una fattura del 2006 per pagare una sua comparsa a “7 in punto”, programma dell’emittente 7Gold, allora condotta dal giornalista Emanuele Righi. Fattura però che aveva una causale del tutto differente. Si parla infatti dell’organizzazione di un evento sulla legalità nella sede dell’emittente. Nanni, rispondendo agli inquirenti, ha spiegato che “alcune emittenti ritenevano non opportuno esporre in fattura la partecipazione dei politici”.