Vasco Errani chiederà il rito abbreviato come Nichi Vendola. Questo lo scenario probabile a pochi giorni dall’udienza preliminare sul caso Terremerse che vede come imputato per falso ideologico il governatore dell’Emilia Romagna.
La richiesta da parte del legale di Errani, Alessandro Gamberini, potrebbe arrivare il 7 novembre, il giorno in cui il gup Bruno Giangiacomo ha convocato pm e difensori degli accusati per l’udienza preliminare. Una richiesta di rito abbreviato che però nascerebbe da un imprevisto legato proprio al terremoto che ha colpito l’Emilia.
Infatti lo scorso agosto il governo Monti ha tramutato in legge un decreto dove si prevede che gli avvocati delle zone terremotate, come la provincia di Ferrara, possano chiedere il rinvio delle udienze fino a gennaio Così Gaetano Forte, l’avvocato difensore di Giovanni Errani, fratello di Vasco nel caso Terremerse accusato di truffa, che appartiene proprio al foro di Ferrara, ha già fatto sapere al giudice della richiesta di rinvio, usufruendo del decreto Monti.
“La scelta dell’avvocato Forte l’avevo messa in conto da quando ho letto dell’attuazione del decreto, tre mesi fa”, spiega al ilfattoquotidiano.it, Alessandro Gamberini, “e se in udienza preliminare verrà ribadita come credo è molto probabile che noi ricorreremo al rito abbreviato”.
“Ogni legale ha i suoi interessi processuali”, spiega Gamberini sollecitato sull’ipotesi di procedere assieme tra avvocati visto il grado di parentela degli accusati, “Il nostro interesse però è quello di definire il tutto rapidamente”.
“Facendo questo mestiere le variabili che possiamo attenderci sono tante, ma siamo sicuri dell’innocenza del nostro assistito”, prosegue, “è un’accusa che non si sostiene sul piano tecnico, ne usciremo prosciolti”. Con il rito abbreviato si eviterà il dibattimento e la decisione in merito al caso Terremerse sarà già possibile entro pochi giorni evitando, oltretutto, un dannoso logoramento d’immagine per Errani con un processo da protrarre nei mesi a venire.
La vicenda giudiziaria Terremerse si incentra su due diversi filoni. Il primo riguarda la concessione del finanziamento di un milione di euro (che il 30 giugno scorso la Regione ha chiesto indietro) che secondo la Procura si basava su un presupposto falso, cioè la fine della costruzione della cantina entro il 31 maggio 2006.
Il secondo aspetto della vicenda, invece, riguarda il governatore, Vasco Errani, rinviato a giudizio per falso ideologico in concorso con Valtiero Mazzotti e Filomena Terzini. Secondo l’accusa Vasco Errani e i due funzionari, dopo aver letto un articolo del quotidiano il Giornale sulla vicenda pubblicato nell’ottobre del 2009, in cui si metteva in dubbio la bontà di quella concessione di un milione di euro, avrebbero concordato il contenuto di un documento poi presentato in procura.
Nella relazione, redatta secondo l’accusa, “su istigazione di Errani”, Filomena Terzini scrisse che l’autorizzazione edilizia rilasciata dal Comune di Imola il 23 maggio 2006, otto giorni prima del termine per la fine dei lavori in vista del finanziamento, era in realtà una variante in corso d’opera e non un nuovo permesso a costruire come poi è venuto a galla. Un documento che, secondo il pubblico ministero Antonella Scandellari, titolare dell’indagine, avrebbe avuto lo scopo di ridimensionare la posizione di Giovanni Errani e di sviare le indagini dal focus dell’inchiesta già in corso, con dettagli non veritieri. Documento che il governatore non avrebbe mai visto: “Mai viste quelle carte, non ne sapevo nulla”.