Ogni mattina il signor Claudio Lubatti, 35 anni, assessore ai trasporti e viabilità del Comune di Torino si sveglia, fa colazione e, scelte una camicia e una cravatta dall’armadio, si veste e lascia la sua Pinerolo per recarsi in ufficio.
Da qui, carica sul suo sito personale la propria agenda del giorno e l’elenco delle postazioni autovelox che saranno distribuite per Torino nell’arco della giornata. Poi manda un tweet per farlo sapere al mondo.
Cioè, non è che l’assessore decida lì per lì dove effettuare i rilevamenti, semplicemente copia e incolla le segnalazioni dal sito dei vigili urbani dove si possono visionare tutti gli appostamenti previsti, giorno per giorno, della settimana in corso e della successiva.
Mi sono chiesto: perché lo fanno?
Non trovando risposta, l’ho chiesto direttamente all’assessore a mezzo twitter e lui mi ha fatto notare che altro non è che un obbligo di legge.
Sono andato a leggermi il comma dell’articolo della legge citata da Lubatti che prevede sì l’obbligo di segnalare le postazioni di controllo, ma solo in prossimità delle stesse e non sul web.
Io qui non voglio entrare nel merito dell’opportunità di segnalare o meno sulla strada la presenza di un autovelox, se lo scopo ultimo del controllo debba essere ridurre la velocità in luoghi strategici oppure sanzionare chi non rispetta i limiti di velocità.
Piuttosto, voglio far notare che riportare sul web l’ubicazione esatta dei rilevamenti della velocità è una prassi priva di qualunque logica e anzi alquanto pericolosa: nel momento esatto in cui comunico dove saranno i controlli, comunico anche dove i controlli non saranno e dove, quindi, i limiti di velocità potranno essere infranti a proprio piacimento senza che nessuno vada a recriminare alcunché. Ad esempio per tutto il fine settimana in corso non è previsto alcun controllo e Corso Moncalieri potrà essere percorso come se fosse il rettilineo d’arrivo dell’autodromo di Monza.
Perché allora a questo punto non segnalare anche dove saranno fatti i posti di blocco notturni con l’alcolimetro?
Ve lo confesso, nello scrivere questo post ho provato vergogna per il comportamento tenuto da un importante apparato di una città italiana che non perde occasione di appuntarsi al petto la spilla di smart city. È la stessa vergogna che si può provare nello spiegare a un adulto che non bisogna mettere le dita nelle prese della corrente o fare la cacca per la strada.
Il Comune di Torino non solo non sta ottemperando ad alcun obbligo di legge ma sta contribuendo allo sviluppo di pratiche scorrette e dannose che ancora una volta premiano chi è più furbo degli altri.
Ditegli di smettere.