Secondo tutti i principali istituti tra i due contendenti è testa a testa. Anche se in 19 rilevazioni su 22 sembra prevalere l'attuale presidente, rafforzato anche dalla gestione dell'uragano Sandy. In queste ore i candidati stanno freneticamente girando per gli otto Stati in cui si è ormai concentrata la campagna elettorale
Barack Obama conduce in 19 dei 22 sondaggi realizzati venerdì negli otto Stati più contesi. Due tra questi lo danno alla pari con Mitt Romney. Uno solo, un rilevamento Mason-Dixon realizzato in Florida, dà al candidato repubblicano un vantaggio di sei punti. A tre giorni dal voto, la situazione pare ormai essersi stabilizzata. Obama guida in Ohio, Wisconsin, Iowa, Nevada, Colorado, New Hampshire. Dovesse conquistare l’Ohio e almeno altri due tra questi Stati – Iowa e Wisconsin soprattutto – ha vinto le elezioni. Romney ha dalla sua North Carolina, Florida e, forse, Virginia. Troppo poco, al momento, per salire alla Casa Bianca.
I dati sull’occupazione, ma soprattutto la gestione dell’uragano Sandy, hanno rafforzato la posizione di Obama. C’è una foto che probabilmente resterà come la più significativa di queste elezioni. Obama che abbraccia una donna colpita dalle devastazioni, con accanto il governatore repubblicano del New Jersey, Chris Christie. Quella foto, che allude a un’America capace di ritrovarsi unita al di là delle polemiche politiche, e il modo in cui il presidente ha seguito l’emergenza, hanno probabilmente portato molti indipendenti ed elettori bianchi a riconsiderare il loro voto e decidere di sostenere Obama.
In queste ore i candidati stanno freneticamente girando per gli otto Stati in cui si è ormai concentrata la campagna elettorale. I comizi di Obama si tengono soprattutto nel Midwest, dove il presidente aveva vinto trionfalmente quattro anni fa e dove i sondaggi gli danno un vantaggio esiguo, ma comunque significativo. “Ho ancora un’incredibile energia in me”, ha detto Obama, durante uno stop elettorale in Wisconsin. Romney ha invece preferito stazionare più a lungo in Florida e Virginia, che molti tra i suoi collaboratori considerano ormai parte integrante della sua “dote elettorale”, ma che comunque vale la pena di mettere al sicuro prima di martedì. “Io prometto cambiamento e c’è il mio passato a testimoniare la verità di quanto dico”, ha scandito dinanzi a una platea di supporter in Virginia. Il messaggio di Romney, ogni giorno di più, cerca di fare leva su frustrazioni e paure della classe media e della working-class, soprattutto bianche, colpite dalla crisi economica.
Due comizi di Michelle Obama in Florida potrebbero suggerire che i democratici non hanno completamente perso la speranza di conquistare il Sunshine State. Una serie di rilevamenti dell’ultima ora mostrano che l’affluenza di ispanici (non-cubani) nell’early voting nelle contee di Miami-Dade e Broward è stata superiore alle attese, rilanciando le possibilità di Obama in Florida. Per non lasciare nulla di intentato, i democratici continuano a comprare spazi televisivi in diverse aree: Panama City, Orlando, Tallahassee, West Palm Beach. La battaglia appare particolarmente cruenta anche in Wisconsin, uno Stato che Obama vinse con facilità nel 2008 ma oggi è tra i più contesi. I democratici guardano comunque alla storia (l’ultimo presidente repubblicano a vincere qui è stato Ronald Reagan, nel 1984) e sperano che la legge elettorale dello Stato, che consente la registrazione anche il giorno stesso del voto, possa servire a portare a votare il maggior numero possibile di giovani e universitari.
Da notare, nelle ultime ore, il ruolo sempre più importante che l’ex-presidente democratico Bill Clinton sta svolgendo in seno alla campagna di Obama. Clinton sarà, nel week-end, in Ohio, Wisconsin, Iowa e Virginia. Il suo compito, come del resto quello del vice-presidente Joe Biden, si riassume nel motivare proprio la borghesia e le classi operaie del Midwest, i gruppi sociali che tradizionalmente hanno sentito con meno urgenza l’attrattiva del messaggio di Barack Obama. L’attivismo dell’ex-presidente ha però fatto nascere diverse illazioni sulla possibilità che Hillary Clinton possa presentarsi alle elezioni del 2016. L’enorme favore che Bill offre oggi potrebbe essere restituito tra quattro anni, con un impegno diretto di Obama nella campagna della Clinton.
L’altro elemento della campagna che attrae in questo momento analisi e commenti è la decisione, da parte della campagna repubblicana, di tenere domenica sera un comizio del duo Romney/Ryan nell’area di Philadelphia. Nessun candidato repubblicano ha conquistato lo Stato negli ultimi 24 anni, e anche quest’anno i sondaggi danno Romney molto indietro rispetto a Obama (tra tre e sei punti). “Stiamo impegnandoci qui. Stiamo spendendo dei soldi. Significa che la battaglia è all’ultimo voto”, ha detto Tom Corbett, governatore repubblicano della Pennsylvania. I democratici invece negano che la Pennsylvania sia seriamente contesa. “E’ una mossa che descriverei come l’Ave Maria di Romney”, ha spiegato l’ex-governatore democratico Edward G. Rendell. Cosciente dell’impossibilità di conquistare Ohio, Wisconisn o Iowa, la campagna di Romney starebbe cioè tentando di aprire un ultimo fronte elettorale proprio in Pennsylvania. Un atto di disperazione, secondo i democratici, più che una strategia politica vincente.