Per il centrodestra del Lazio il tempo stringe. Specie se la data del voto per rinnovare il Consiglio regionale sarà il 27 gennaio. E se il 16 dicembre si terranno le primarie, allora le settimane rimaste per organizzare una macchina in grado di tenere testa a un avversario ostico come Nicola Zingaretti del Pd sono davvero poche, e infatti è ancora caccia al candidato per correre per la poltrona della dimissionaria Renata Polverini.
Martedì 6 novembre, i vertici del Pdl romano e laziale dovrebbero riunirsi dopo “lo stand-by – spiega un dirigente – a seguito della morte del senatore Cicolani e di Pino Rauti” di cui lunedì 5 novembre si terranno le esequie. Ma dal giorno successivo la corsa ricomincerà. Sul territorio, racconta all’Ansa un ex An di lunga esperienza, il lavoro per consolidare (o recuperare) il consenso è già iniziato, e non sempre si tratta di confronti rose e fiori con i militanti, data l’ombra lunga che dal carcere di Regina Coeli proietta sul Lazio l’ex capogruppo Franco Fiorito. Uno dei ragionamenti che circola è che mettere in campo un personaggio esperto e solidamente radicato potrebbe essere, in questa temperie, la mossa giusta. Da una parte, si riflette, si rassicurerebbe un elettorato ‘storico’ ma scosso, sottraendolo alle sirene dell’astensionismo ma anche alla muscolare campagna che ragionevolmente farà Francesco Storace.
Dall’altra, in un’ottica di ‘rifondazione’ del Pdl (nuovo nome, nuovo simbolo), potrebbe rimettere ordine in uno schieramento oggi di fronte a un bivio senza terze vie: rinnovarsi, o sparire. E le primarie potrebbero essere il modo per iniziare a ricreare partecipazione dal basso. E allora ecco che i nomi che ricorrono sono quelli dei capicorrente Andrea Augello e Fabio Rampelli, che non temono certo il confronto con le urne. Poi c’è Armando Cusani, presidente della Provincia di Latina, gradito all’area Tajani (se Roma sarà città metropolitana, allora – è il senso – il candidato alla Regione deve provenire dalle province). Già in campo, sempre per gli azzurri, il senatore Stefano De Lillo. Tra i papabili anche Francesco Giro, oltre a Roberta Angelilli e Sveva Belviso.
E poi resta aperta l’altra ipotesi, quella di un candidato non politico, che provenga dal mondo dell’impresa o anche delle istituzioni, e che potrebbe anche (ma non certo senza mugugni) saltare la prova delle primarie. Luisa Todini, ad esempio, non è mai uscita dal toto-nomi. Nel pomeriggio, poi, è rimbalzato di bocca in bocca il nome di Simonetta Matone, vice capo del Dap e magistrato di indubbia popolarità anche mediatica. Una idea che però, stando a diversi rappresentanti delle correnti più rilevanti del Pdl romano, sarebbe ancora tutta da costruire. “Allo stato si tratta di una ipotesi immaginaria – ha detto chiaramente in serata Andrea Augello – Non ne so nulla, e a quanto mi risulta nessuno del Pdl ha mai parlato con lei. Della Matone ho una ottima opinione, ha un profilo importante e se si potesse accedere a una candidatura simile sarebbe una notizia interessante. Ma al momento non c’è neanche una interlocuzione che giustifichi questa ipotesi”.