Si fa un gran parlare di tagli a stipendi e privilegi di varie Caste: nazionali, regionali, comunali, politici e funzionari, banchieri e finanzieri, faccendieri vari.
Ma quale sarebbe il punto di arrivo ideale di questi tagli? Quale la “giusta remunerazione” di queste svariate categorie? Su quali principi tarare la scure? Si parla di equità, si confrontano emolumenti milionari con paghette misere di precari e insegnanti, insomma si fanno numerosi esercizi intellettuali senza, mi sembra, un’idea chiara dell’obiettivo.
Ora, anche io faccio parte di una Casta odiata, quella dei funzionari pubblici, con l’aggravante di Bruxelles. Non vi preoccupate, la scure è arrivata anche qui (temo soprattutto qui), e molto presto vedrete la macchina della disinformazione a pieno regime; Ivo Caizzi deve avere già le bozze calde e pronte per le rotative del Corriere. Insomma, è sentire comune che quelli come me sono strapagati, e bisogna tagliare. Già, ma quanto?
Il mio datore di lavoro, la Commissione, ha fatto la sua proposta: più ore di lavoro, meno 5% di personale, altri aggiustamenti tra tasse, pensioni, cassa malattia eccetera per un totale di un miliardo risparmiato entro il 2020 che si aggiunge ai cinque (di cui tre già incamerati) della riforma, sanguinosa sebbene pre-crisi, del 2004.
I Ministri delle Finanze dell’Ue non ci stanno e rispondono: bisogna tagliare almeno il 10%, arrangiatevi un po’ come volete. I sindacati minacciano sciopero, senza capire che con i Caizzi d’Europa rischia di trasformarsi in un boomerang micidiale.
Io ho un punto di vista diverso. Mi piacerebbe che chi ci rappresenta, sindacato o datore di lavoro, dicesse semplicemente:
L’unico passo in questa direzione l’ha fatto Martin Schultz, il Presidente del Parlamento europeo, mandando 27 lettere alle 27 rappresentanze permanenti chiedendo i dati su salari e benefit dei loro funzionari di stanza all’estero (in altre parole, i salari e benefit di quelli cui scriveva!). Risultato: il rappresentante danese (presidente di turno del Consiglio) gli risponde con quattro dati in croce relativi a funzionari…nel loro paese d’origine!
Infuriato, Schultz ha preso carta e penna e scritto una lettera di quelle che non si vedono due volte in una carriera: ha accusato apertamente gli Stati di voler nascondere i dati sui salari (per motivi che si possono facilmente immaginare) ed è arrivato a dire al rappresentante permanente danese, chiamandolo con un minimo di disprezzo non ambasciatore ma civil servant, che “come rappresentante di un Paese che, giustamente, si vanta della sua trasparenza, dovrebbe vergognarsi di se stesso“.
Qualcosa mi dice che, se questi dati venissero fuori, dai tagli si passerebbe agli aumenti…
Disclaimer: Come riportato nella bio, il contenuto di questo e degli altri articoli del mio blog è frutto di opinioni personali e non impegna in alcun modo la Commissione europea.