L’occupazione di quelli che sono da sempre i teatri del potere di Roma è iniziata con l’autocandidatura: il termine per decidere se presentarsi a quella particolare selezione che sono le primarie online è scaduto. Arrivederci e grazie. Il Movimento 5 stelle prende così quella forma che può portarlo in parlamento. I nomi ci sono e sono nelle mani di Gianroberto Casaleggio e del suo staff. Ora, tra questi, il popolo del web a 5 stelle deciderà chi sarà il candidato.
Partita chiusa, certo. Ma non troppo. Problemi ce ne sono stati e ce ne saranno nei prossimi giorni. L’esperimento d’altronde non era e non è facile. E tutto è accaduto in maniera precipitosa. Il 31 ottobre infatti lo staff del sito con una mail ha chiesto a tutti i potenziali eletti (solo coloro che hanno già partecipato alle elezioni nelle liste a 5 stelle e oggi non in carica) di dare una risposta entro domenica 4 novembre. In tutto quattro giorni per fare una scelta che potrebbe cambiare la vita. E nelle ultime ore il sistema messo a punto per raccogliere le adesioni ha rivelato diverse falle. Alcuni delegati di lista, infatti, sono stati tempestati di domande e richieste di chiarimenti da parte di attivisti che non sono riusciti a completare la procedura correttamente.
“Abbiamo avuto diversi problemi, che stiamo cercando di risolvere in queste ore”, ammette Matteo Olivieri, consigliere comunale del Movimento di Reggio Emilia. È lui uno dei delegati chiamati da Casaleggio per occuparsi di tutte le questioni tecniche relative alla presentazione delle liste. In questi giorni sta facendo da raccordo tra gli attivisti e lo staff. “Mi hanno telefonato e scritto in molti, per segnalarmi disguidi nel completamento della procedura”. I problemi sono sempre gli stessi: “Non tutti coloro che hanno i requisiti per partecipare alle votazioni online hanno ricevuto la mail per accettare o rifiutare la candidatura – spiega – si tratta di complicazione nell’incrocio di database, ai quali stiamo cercando di porre rimedio nel più breve tempo possibile”. La priorità, assicura, è garantire il diritto di candidarsi a tutti . “In alcune zone la metà dei potenziali aspiranti parlamentari non hanno ricevuto la mail. In altre, invece, le segnalazioni sono state pochissime”. Ora lo staff sta valutando, caso per caso, di concedere una proroga: “Così da non lasciare indietro nessuno”.
A Bologna alcuni attivisti hanno chiesto aiuto nel forum del gruppo. Matteo Dall’Osso, ad esempio, ex candidato al consiglio comunale, rimasto fuori dal palazzo per una manciata di voti, ha scritto di non aver ricevuto la missiva dello staff, pur avendo tutte le carte in regola per partecipare alle primarie a 5 stelle. Lo stesso è capitato ad Alessandro Cuppone, anche lui tra i non eletti a Palazzo d’Accursio l’anno scorso, e a un altro folto gruppo di militanti sparsi in Italia. La bacheca facebook di Marco Piazza, altro delegato di lista in Emilia Romagna, ha collezionato in poche ore decine di richieste di chiarimenti, da nord a sud. Da chi dice di non aver avuto la fatidica mail (o ricevuta ma con molto ritardo rispetto agli altri), a chi addirittura se ne è trovate due uguali nella casella di posta elettronica.
Non sono pochi, poi, coloro che si lamentano per il breve tempo, circa quattro giorni , avuto a disposizione per fare una scelta così importante. “Ho ricevuto anche io la mail per la candidatura e sto riflettendo – si sfoga su facebook l’attivista Enza Sola – perché onestamente non sono convinta di poter scegliere di concorrere per il Parlamento in 48 ore. Stiamo parlando di andare a governare il Paese e non di andare a mangiare una pizza”.
E i problemi non sono solo di natura tecnica. Perché in alcune regioni d’Italia, c’è chi ha denunciato serie difficoltà a raggiungere un numero sufficiente di candidati. Domenico Savino, in corsa per la poltrona di sindaco a Matera, nel 2010, ha deciso di rivolgersi direttamente a Grillo e Casaleggio per chiedere uno strappo al regolamento: “Basilicata e Calabria sono le uniche regioni in Italia dove il Movimento si è presentato con una sola lista comunale – si legge nell’appello -. Solo i candidati di queste liste potranno parteciparvi, per le relative intere circoscrizioni. Ne consegue un’oggettiva povertà di scelta tra i candidati che non aiuta l’armonia, lo spirito e i risultati del Movimento in territori difficili come i nostri”.
Un metodo di selezione dei candidati, quello scelto da Grillo, che il ferrarese Valentino Tavolazzi ha già ribattezzato “Casaleggium”, con riferimento polemico al Porcellum di Calderoli: “Non esistono garanzie di controllo sulle operazioni di voto e sui risultati elettorali”. Secondo il consigliere epurato a marzo dal Movimento, è il frutto di “un’operazione verticistica”, decisa dall’alto senza confronto con la base, che da mesi chiedeva di definire le regole per la corsa al Parlamento. Il rischio, sottolinea, è anche quello di avere delle primarie poco trasparenti, dove nessuno, tranne lo staff, conosce il numero e l’identità degli iscritti certificati, ossia di coloro che potranno votare alle primarie: “Rimane un mistero impenetrabile”.