Secondo l'istituto di statistica il Pil continuerà ad andare in caduta, mentre si verificherà un'ulteriore contrazione dei consumi e dei redditi: "La durata della crisi attuale supererebbe così sia quella del biennio 2008-2009 (15 mesi) sia quella del periodo 1992-1993 (18 mesi)"
La recessione che continua, il Pil che cade ancora, la disoccupazione che aumenta e i consumi che si contraggono. Le previsioni a tinte fosche per quest’anno e per il 2013 sono dell’Istat. L’istituto di statistica, innanzitutto, vede un “rilevante incremento” del tasso di disoccupazione per quest’anno, al 10,6%. Mentre nel 2013 il tasso continuerebbe a salire raggiungendo l’11,4% “a causa del contrarsi dell’occupazione”, unito all’aumento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata. Quanto alla spesa privata per consumi dovrebbe registrare quest’anno una contrazione del 3,2%. Nel 2013, la spesa dei consumatori risulterebbe ancora in calo (-0,7%),per “le persistenti difficoltà sul mercato del lavoro e della debolezza dei redditi nominali”.
Lavoro: “Economia debole, deterioramento delle condizioni del mercato”
“La fase di debolezza ciclica dell’economia italiana condurrebbe a un deterioramento complessivo delle condizioni del mercato del lavoro”, spiega l’Istat. “Nei primi due trimestri dell’anno in corso si è osservata una sostanziale tenuta dei livelli occupazionali, unitamente a una diminuzione delle ore lavorate (anche attraverso il ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni), anche se segnali più negativi sono emersi a settembre. Di conseguenza, per il 2012 la diminuzione prevista in termini di input di lavoro sarebbe pari all’1,2%. A seguito del miglioramento delle condizioni economiche generali atteso nella seconda parte del 2013, il deterioramento delle condizioni complessive del mercato del lavoro potrebbe attenuarsi, anche se l’input di lavoro risulterebbe ancora in calo dello 0,5% in media d’anno”.
“La crescita delle persone in cerca di lavoro iniziata alla fine del 2011, è alla base del rilevante incremento del tasso di disoccupazione previsto per quest’anno (10,6%) – spiega l’Istat – Per il 2013, il tasso di disoccupazione continuerebbe ad aumentare (11,4%) sia a causa del contrarsi dell’occupazione, sia per l’aumento dell’incidenza della disoccupazione di lunga durata. Le retribuzioni per dipendente mostrerebbero una dinamica moderata (0,9%, nel 2012 e 1% nel 2013). La produttività del lavoro diminuirebbe nel 2012 per poi stabilizzarsi nel 2013. Il costo del lavoro per unità di prodotto tenderebbe a crescere in entrambi gli anni”.
Recessione: “La crisi attuale supera sia quella del biennio 2008-2009 sia quella del 1992-1993”
E così si arriva alla persistenza della recessione. Secondo l’Istat per quest’anno si potrà misurare una riduzione del prodotto interno lordo italiano pari al 2,3%, mentre per il 2013, “nonostante l’attenuazione degli impulsi sfavorevoli ed un moderato recupero dell’attività economica nel secondo semestre”, la variazione media annua resterebbe leggermente negativa (-0,5%). “La caduta del Pil iniziata nel terzo trimestre del 2011 dovrebbe proseguire, con intensità sempre più contenute, fino al secondo trimestre del 2013″ si legge nel rapporto dell’istituto sulle “Prospettive per l’economia italiana nel 2012 e 2013”. “La durata della crisi attuale – evidenzia l’Istat – supererebbe così sia quella del biennio 2008-09 (5 trimestri) sia quella del periodo 1992-93 (6 trimestri)”.
Il Pil diminuirebbe del 2,3% in media d’anno, “a causa di un contributo marcatamente negativo della domanda interna (-3,6%, al netto delle scorte), solo in parte compensato da quella estera netta (pari a 2,8%, circa il doppio rispetto al 2011). L’apporto delle scorte risulterebbe negativo nella media del 2012 (-1,5 punti percentuali). Nel 2013, il Pil diminuirebbe dello 0,5%, sottendendo un lieve recupero dell’attività economica nel secondo semestre. In media d’anno il sostegno della domanda estera netta (0,5%) non risulterebbe ancora sufficiente a bilanciare il contributo negativo proveniente delle componenti interne di domanda (-0,9% al netto delle scorte).
Queste previsioni, precisa l’Istat, incorporano gli interventi contenuti nel Disegno di legge di stabilità presentato dal Governo, ma non le modifiche proposte nel corso della discussione parlamentare del provvedimento. Gli investimenti fissi lordi diminuirebbero del 7,2% nel 2012, per effetto di una “forte riduzione da parte delle imprese e delle amministrazioni pubbliche”. Nel 2013, le prospettive di una ripresa del ciclo produttivo e il graduale miglioramento delle condizioni di accesso al credito porterebbero ad un rallentamento della caduta (-0,9%).
Secondo l’Istat peraltro rallenterà il commercio mondiale, mentre si riacutizzeranno le tensioni sui mercati finanziari costituiscono i principali fattori di rischio al ribasso per le previsioni” dell’Istat per il 2012 e 2013. “Una diversa articolazione di interventi rispetto a quanto presentato nel ddl stabilità”, però, “potrebbe avere impatto sulle principali variabili del quadro macroeconomico nel 2013” dice l’Istat, anche se “gli effetti sul Pil nel 2013 sarebbero poco significativi”.
Giù i consumi: “Caduta del reddito e clima di incertezza”
Poi anche i consumi finiscono sul declivio. “La caduta del reddito disponibile, il clima di incertezza percepito dai consumatori e l’attuazione di misure di politica economica volte al consolidamento dei conti pubblici penalizzerebbero la spesa per consumi”, spiega l’Istat, sottolineando che “la crescente situazione di disagio finanziario dichiarata dalle famiglie porterebbe, in un primo tempo, ad un proseguimento nell’utilizzo del risparmio, cui potrebbe seguire una evoluzione in negativo dei modelli di consumo”. Per contro viene confermato un rallentamento dell’inflazione: “Nell’ultima parte dell’anno è probabile che si concretizzi un più evidente rallentamento del ritmo complessivo di crescita dei prezzi, non solo per le minori spinte provenienti dall’estero, ma anche per il confronto con l’analogo periodo del 2011 caratterizzato dall’aumento dell’aliquota ordinaria dell’Iva”. Nel 2012 il tasso di crescita del deflatore della spesa delle famiglie residenti è stimato al 2,7%, mentre nel 2013 “il processo di rientro dall’inflazione dovrebbe rafforzarsi” (2%).