Non è la prima volta e probabilmente non sarà l’ultima. Marina Berlusconi, come aveva già fatto il 9 maggio scorso, si scaglia contro Carlo De Benedetti per la questione Lodo Mondadori che ha visto, nel processo civile, il gruppo Berlusconi soccombente e condannato a pagare 564 milioni di euro. “Qualcuno dovrebbe spiegare all’ingegner De Benedetti che talvolta forse il silenzio è d’oro. Nel suo caso, per esempio, sul Lodo Mondadori” fa sapere con una nota la presidente Fininvest. Alla figlia maggiore di Silvio Berlusconi non sono andate giù le dichiarazioni di De Benedetti alla trasmissione ‘Che tempo che fa’.
“Grazie a due sentenze sconcertanti e in contraddizione tra loro ha intascato – per il momento (pende il ricorso in Cassazione, ndr) – la bellezza di 564 milioni di euro. Ma invece di tacere e sperare che la giustizia continui ad essere ingiusta com’è stata finora, sempre più spesso con arroganza e impudenza sale in cattedra a pontificare e a impartire improbabili lezioni di rigore morale a tutti e su tutto, Lodo compreso. Lo ha fatto anche ieri sera, durante una trasmissione televisiva, nella quale ha riproposto la menzogna diffamatoria secondo cui ‘la difesa di Berlusconi si basa sul fatto che dei tre giudici ne ha corrotto solo uno… vuol dire che ha risparmiato’. Mi vedo quindi costretta a ribadire ancora una volta che la sentenza della Corte d’Appello di Roma che annullava il lodo Mondadori – il verdetto da cui poi originò tutta la vicenda – fu emessa da un collegio di tre giudici. Uno di loro venne successivamente ritenuto colpevole di corruzione, al termine di un procedimento molto controverso. Gli altri due giudici, esperti in materia e sul cui operato non c’è stata alcuna censura, hanno ribadito piùvolte di aver studiato bene la causa e di aver totalmente condiviso il verdetto. Quella della Corte romana era quindi una sentenza non inquinata e assolutamente giusta, conforme al diritto. E noi non abbiamo mai corrotto nessuno: mio padre venne prosciolto da ogni ipotesi accusatoria nel 2001, ancor prima che iniziasse il dibattimento. Attendiamo ora con estrema fiducia – conclude – che la Cassazione ci renda finalmente giustizia, perché non vi fu alcun danno e neppure un euro da parte nostra è dovuto”.