Addio a Pier Cesare Bori, il filosofo che aveva insegnato ai detenuti. Nominato da pochi giorni titolare della cattedra Unesco per il pluralismo religioso e la pace, Bori è scomparso ieri all’età di 75 anni. Arrivato a Bologna nel 1970, Bori è entrato quasi subito all’Alma Mater dove è stato per molti anni docente di Storia del Cristianesimo e delle chiese alla Facoltà di Scienze politiche. Attualmente insegnava Filosofia morale e Diritti umani nella globalizzazione.

È stato anche direttore, insieme a Gustavo Gozzi, del Master in diritti umani e intervento umanitario. Bori è ricordato per il suo impegno per la pace e in difesa dei più deboli, tra cui anche i detenuti. Insieme a un gruppo di studenti, infatti, si era occupato di insegnamento in carcere, in particolare ai detenuti magrebini e ai detenuti iscritti all’università, esperienza poi raccolta in “Lampada a se stessi. Letture tra università e carcere” (Marietti, 2008). Il 7 novembre alle 14 si terrà la cerimonia funebre accademica in Cappella Bulgari.

Nato a Casale Monferrato (Alessandria) nel 1937, Bori aveva studiato giurisprudenza, teologia, scienze bibliche. Si è occupato di etica interculturale, un tema su cui ha pubblicato due libri, “Per un consenso etico tra culture” (Marietti, 1995) e “Per un percorso etico tra culture” (Nuova Italia, 1996). I suoi saggi più recenti sono stati raccolti in “Universalismo come pluralità delle vie” (Marietti, 2004). Bori è stato anche visiting professor negli Stati Uniti, in Tunisia e in Giappone. Ha collaborato con il Master en religions et civilisations compare’es della Facoltà di Lettere della Manouba (Tunisia). (Dires – Redattore Sociale)

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