Maurizio Landini ha parlato per quasi un’ora davanti ai delegati Fiom a Busto Arsizio (provincia di Varese). Un discorso che ha toccato tutti i nodi cruciali del sindacato metalmeccanico, dalla Fiat alle spaccature che segnano i rapporti con le altre sigle sindacali, passando per l’esigenza di una vera rappresentanza politica dei lavoratori “traditi negli anni anche dal centro sinistra”. Ed è proprio parlando del rapporto tra lavoro e politica che Landini lancia il suo affondo contro Matteo Renzi (Pd): “Due anni e mezzo fa, quando c’è stato il caso di Pomigliano, tutti ci spiegavano che avremmo dovuto firmare l’accordo, che non avevamo capito niente. Oggi la maggioranza degli italiani – continua – si è accorta che al dottor Marchionne di rimanere in questo paese e di fare l’imprenditore italiano, forse, non gliene frega più tanto…” poi, senza fare nomi, si rivolge a chi nella sinistra spinge per il rinnovamento senza offrire contenuti: “Non voglio far polemiche con nessuno, ma trovo che gente giovane che tranquillamente due anni fa diceva “sto con Marchionne senza se e senza ma” adesso viene a spiegare a me che lui sarebbe il moderno e che forse Marchionne l’ha tradito, capite che c’è qualcosa che tocca? Perché si può essere giovani oppure anziani, ma il problema è se uno pensa che chi lavora dei diritti ce li ha oppure no, se il primo maggio rappresenta qualcosa oppure no… a naso qui c’è qualcosa che non mi convince tanto”. Landini liquida poi con un po’ di fastidio le domande sul suo ventilato impegno politico al fianco di un ipotetico asse Grillo – Di Pietro a sostegno di una candidatura (già smentita) di Antonio Ingroia: “La Fiom, piaccia o no, è un sindacato e continuerà ad essere un sindacato” di Alessandro Madron
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