Dal 7 al 28 novembre, ogni mercoledì, due film per riflettere su casi in cui disobbedienza civile e diritto ad una libera informazione sembrano andare d'accordo. Si parte con We are legion: the story of the hacktivists, su Anonymous, e si arriva a Reporter, sul settimanale messicano Zeda che getta luce sulle stragi legate al narcotraffico
Se non ci fosse bisognerebbe inventarlo. Il Cinema Rosebud di Reggio Emilia è una realtà alternativa del circuito cinematografico emiliano-romagnolo senza se e senza ma. Prova ne è, se ancora ce ne fosse bisogno, la rassegna Mondovisioni 2012 che da mercoledì 7 novembre, e per ogni mercoledì di novembre, proporrà, in collaborazione a Cineagenzia, una selezione di otto documentari, scelti nei migliori festival, intorno ad alcuni dei temi più cari alla rivista Internazionale: attualità, diritti umani, informazione e libertà di espressione. Tratto dominante di questa selezione è il rischio: il rischio che si corre continuando a prendere posizione, informare e sfidare norme e poteri.
Si inizia mercoledì 7 novembre con We are legion: the story of the hacktivists di A. Knappenberger (2012). Documentario incentrato su Anonymous, il radicale collettivo hacktivist (dall’unione di “hacker” e “attivista”) che rifiutando identità e gerarchie ha ridefinito il concetto di disobbedienza civile nell’era di internet. Grazie alle testimonianze di membri ed esperti, il film ricorda i gruppi progenitori come Cult of the Dead Cow e siti di riferimento come 4chan.org, per raccontare in una preziosa lezione di microstoria l’evoluzione (non senza spaccature) e gli “attacchi” più noti (contro Scientology, PayPal, Sony), fino alla maturazione politica e il ruolo assunto nelle rivolte della primavera araba. Nato come forum goliardico sul web, Anonymous si è affermato come movimento dalla portata globale e con un impatto nel mondo reale, continuando a sfuggire a ogni strumentalizzazione.
Sempre il 7, a seguire, Vol special di F. Melgar (2011), ambientato in Svizzera dove ogni anno migliaia di uomini e donne vengono incarcerate senza processo né condanna, per la sola ragione di risiedere illegalmente nel paese. In attesa dell’espulsione possono essere privati della libertà fino a due anni. Alcuni tra loro vivono in Svizzera da tempo, hanno una famiglia, lavorano, pagano le tasse e mandano i figli a scuola. Questo fino al giorno in cui i servizi cantonali di immigrazione decidono arbitrariamente di chiuderli in centri di detenzione come quello di Frambois, presso Ginevra. Comincia così un lungo accanimento amministrativo per forzarli ad accettare la partenza. Vittime di un implacabile sistema legale, umiliati e disperati, quelli si rifiutano di partire saranno costretti alla soluzione estrema: il “volo speciale”.
Il 14 novembre sarà il turno di Tomorrow di A. Gryazev (2012), che ha per protagonista il collettivo Voina (guerra) è il più provocatorio fenomeno dell’arte contemporanea russa. I suoi fondatori Vor e Koza vivono in clandestinità crescendo il figlio di un anno e mettendo a segno azioni in bilico tra espressione artistica e crimine. Le loro performance politiche denunciano e provocano il regime in modo irriverente, intelligente ed efficace. Ma se all’estero hanno conquistato critici e curatori, in Russia i membri del gruppo hanno subito una dura repressione e il carcere, diventando simboli della resistenza al governo poliziesco di Putin. Difficile restare indifferenti alle loro beffarde trovate e prese di posizione senza compromessi, al coraggio con cui vivono alla giornata, sperando di cambiare il futuro. A seguire, High tech, low life di S. Maing
Il 21 novembre è invece il turno di The ambassador e di Brussels business, interessante lavoro che ha per tema l’influenza delle lobby nella città sede dell’Unione europea con la domanda impellente e sconosciuta su chi gestisce davvero l’Europa? Un viaggio tra zone d’ombra e corridoi del potere dell’Unione per svelare il ruolo che 15mila lobbisti, strateghi e think tank, reti di potere e interessi hanno nella politica comunitaria, per raccontare la storia non ufficiale dell’integrazione europea e della ristrutturazione neoliberista avviata negli anni ’80, e interrogarsi sullo stato e il destino dell’Unione.
Il 28 è il turno di Reportero, documentario calato nella zona calda del Messico di frontiera e che grazie alla redazione del settimanale Zeda, viene seguita la sfida ai boss del narcotraffico e alla corruzione ad ogni livello, da 32 anni con un’informazione senza timori e compromessi, in uno dei luoghi più pericolosi al mondo.
Mondivisioni 2012 è in collaborazione con l’ufficio cinema del comune di Reggio Emilia, Internazionale, Cineagenzia, Filef, I reggiani per esempio. Ingresso 2 euro. Per informazioni 0522-456632