Il caso bolognese della consigliera Federica Salsi pone un problema giuridico sulla qualifica di dipendente che i politici, nella logica grillina, dovrebbero assumere.
Una avanguardia che, a fronte di nuovi percorsi per forme altre di regolamentazioni delle relazioni industriali, reintroduce nell’immaginario collettivo la dimensione esperienziale della servitù.
Taccio sui risvolti macisti e sugli epiteti cascati in testa alla consigliera. Pongo, bonariamente, una domanda legata alla necessità di un intervento sindacale nei confronti della povera Salsi al fine di denunciare comportamenti non consoni da parte dei datori di lavoro (i cittadini) non particolarmente soddisfatti dalle prestazioni della loro dipendente. Basta leggere le amenità espresse con vigore da suddetti cittadini anche sul nostro giornale. Indurre un proprio dipendente alle dimissioni, infatti, potrebbe configurare una ipotesi di comportamento antisindacale se non addirittura, forme di mobbing diffuso.
Appare chiaro che, nella logica futura, il profilo professionale che più si avvicina a quella del consigliere o del parlamentare è quella della badante. In tale ottica anche uno stipendio dimezzato è fin troppo. In fin dei conti si chiede ai futuri candidati di disconnettersi dal proprio cervello e limitarsi a fare i fattorini di note e dispacci che i loro datori di lavoro (i cittadini) con tempestiva e militaresca enfasi ordineranno di leggere, votare, promuovere.
Anche lo status di cittadino al posto di onorevole pare immotivato. Sono servi e quindi portatori di una forma di ‘minorità’ rispetto ai loro padroni e penso che forme nuove di relazioni sindacali faranno capolino, a breve, per regolare un possibile dissenso dal pensiero dei capi con il licenziamento in tronco.
Mi domando se i il movimento non abbia pensato di pescare tra la manovalanza straniera. Il risparmio per lo Stato sarebbe assicurato con la possibilità, forse, di pagamenti in nero.
In ogni caso sconsiglierei come direttore del personale un certo Sergio Marchionne. Sotto la scorza di duro e puro, in realtà, è un sincero democratico.