Paola arriva in ritardo trafelata e trasporta un cartellone scritto a mano dai suoi studenti stranieri con slogan in arabo, cinese e spagnolo. “Scusate, un’impresa liberarmi dal lavoro”. E come Paola, Luciano, Simone, ma anche Renata, Jospeh e Jim. Sono gli insegnanti volontari e gli studenti della scuola di italiano per stranieri di Reggio Emilia Passaparola che, cacciati dalla loro sede dalla parrocchia di San Paolo in viale Regina Elena, dopo 8 anni di vita, 12 corsi settimanali e una media di 500 studenti all’anno per 60 nazionalità, da sabato 10 novembre 2012 non avranno più un posto dove fare lezione.
È la storia di Passaparola che non accetta i ritardi di amministrazione e consiglio pastorale e questa mattina si è trovata davanti al comune reggiano per ricordare che anche loro esistono e hanno delle necessità. “Per quattro anni siamo stati ospiti della parrocchia,- racconta la direttrice Paola Mistrali, – sei mesi fa ci siamo visti depositare la comunicazione di cessata collaborazione e da quel giorno nessuna spiegazione. È una decisione presa dal consiglio pastorale, e non abbiamo ottenuto giustificazioni. Adesso siamo semplicemente in attesa di risposte dal comune”. È l’inizio di un calvario che rischia di lasciare senza locali una delle realtà più grandi e riconosciute a livello locale e la domanda che si pongono tutti è: “com’è stato possibile?”.
Un mistero di cui in pochi vogliono parlare, per evitare di compromettere relazioni e progetti futuri, anche se c’è una gestione “politica prima che umana della faccenda”, ammettono alcuni presenti alla manifestazione. A pesare molte delle attività di Passaparola, in prima linea non solo per corsi di italiano, ma anche per la difesa dei diritti degli immigrati in Italia, dai clandestini ai lavoratori. “Sì forse stiamo pagando la nostra indipendenza, – continua la direttrice Mistrali, -ma nessuno ci ha mai detto che davamo fastidio. Noi di certo non facciamo assistenzialismo, ci occupiamo dei diritti umani di queste persone, che sono cittadini come noi. Dicono che è questione di qualche settimana, ma di fatto siamo in mezzo ad una strada. Siamo a conoscenza dello sfratto da sei mesi e da sei mesi riceviamo solo promesse, com’è possibile che ancora non sia stato fatto nulla? Se queste tematiche di integrazione e di inserimento degli stranieri non sono sensibili per i nostri amministratori, chi se ne deve occupare?”.
Renata è polacca, in Italia è arrivata otto anni fa ed ora fa l’insegnante di italiano ad altri connazionali che hanno problemi ad inserirsi sul territorio: “La lingua è fondamentale e noi facciamo un’operazione importantissima per l’integrazione a Reggio Emilia”. Sono cinquanta i volontari, la forza lavoro che di soldi non ne prende ma che ogni settimana mette a disposizione ore del suo tempo per dare una mano e insegnare un po’ di italiano. Un’azione gratuita che ha più risultati di molte politiche per l’immigrazione anche se, gridano i manifestanti, “vi siete dimenticati che esistiamo”.
E a fronte di una macchina ben ingranata, la sorpresa è vedere che in pochi a livello locale sono pronti a difenderla. “Dov’è finito l’altruismo di cui parla tanto la chiesa? – dice Luciano Pigoni, uno degli insegnanti, – Forse l’hanno messo in soffitta. Viviamo in un mondo strano. Di quale prossimo parlano? Questi stranieri non sono il loro prossimo?”.
Lezioni di italiano per studenti e lavoratori provenienti da circa 60 nazioni diverse, doposcuola per i bambini, corsi di cucito e computer aperti a tutta la cittadinanza. Un pacchetto di offerte realizzata in una parrocchia in un quartiere difficile a Reggio Emilia, dove avere locali sempre aperti e sorvegliati che creano integrazione dà una mano ad istituzioni e cittadini. “Non abbiamo mai avuto problemi di ordine pubblico, anzi.- Dice sempre più determinata la signora Mistrali, – eravamo accettati nella zona. Abbiamo organizzato feste e corsi pomeridiani anche per gli abitanti del quartiere. Eravamo un punto di riferimento. Ora però non ci interessa fissarci sul perché siamo stati cacciati, per quattro anni ci è stato fornito un servizio gratuito per cui ringraziamo. Ora chiediamo solo un riconoscimento istituzionale e una mano per ripartire da un’altra parte”.
In piazza a Reggio Emilia, anche tanti stranieri che vedono nella possibilità di imparare l’italiano una delle sole chance per trovare un lavoro. Il Consiglio Pastorale ha bisogno dei locali per proprie attività, si legge nella dichiarazione consegnata al gruppo di Passaparola. Una decisione che sorprende, ma che non ammette mediazioni. A essere sorpreso è lo stesso Franco Corradini, assessore alla coesione e sicurezza sociale che dice: “Non è colpa nostra se si è arrivati a questo punto. Abbiamo cercato di mediare con il parroco della Chiesa di San Paolo ma non ha voluto sentire ragioni. Noi stiamo facendo del nostro meglio e garantiamo che in 15\20 giorni si troverà una soluzione alla faccenda. Il problema è che la destinazione che avevamo individuato non è più disponibile e adesso dobbiamo trovare un’alternativa”.
Parole che non hanno messo il cuore in pace al gruppo di rappresentanti della scuola Passaparola che questo pomeriggio si è trovata sotto le finestre del Comune. “Possibile, – conclude Mistrali, – che nessuno in questa città abbia due stanze da poter utilizzare due volte a settimana per i tanti studenti che abbiamo? Ci sembra una cosa assurda e non intendiamo accettare in silenzio. Stiamo pagando la nostra indipendenza”.
Emilia Romagna
Parrocchia sfratta scuola per stranieri. In 500 senza più lezioni d’italiano
Da sabato gli insegnanti volontari dell'istituto Passaparola di Reggio Emilia non avranno più aule e banchi per insegnare ad africani, cinesi, polacchi e rumeni. Gli spazi, per il consiglio pastorale, finiranno ad altro uso, in attesa di un "soccorso" lungamente atteso dal Comune: "E questo sarebbe l'altruismo della Chiesa?"
Paola arriva in ritardo trafelata e trasporta un cartellone scritto a mano dai suoi studenti stranieri con slogan in arabo, cinese e spagnolo. “Scusate, un’impresa liberarmi dal lavoro”. E come Paola, Luciano, Simone, ma anche Renata, Jospeh e Jim. Sono gli insegnanti volontari e gli studenti della scuola di italiano per stranieri di Reggio Emilia Passaparola che, cacciati dalla loro sede dalla parrocchia di San Paolo in viale Regina Elena, dopo 8 anni di vita, 12 corsi settimanali e una media di 500 studenti all’anno per 60 nazionalità, da sabato 10 novembre 2012 non avranno più un posto dove fare lezione.
È la storia di Passaparola che non accetta i ritardi di amministrazione e consiglio pastorale e questa mattina si è trovata davanti al comune reggiano per ricordare che anche loro esistono e hanno delle necessità. “Per quattro anni siamo stati ospiti della parrocchia,- racconta la direttrice Paola Mistrali, – sei mesi fa ci siamo visti depositare la comunicazione di cessata collaborazione e da quel giorno nessuna spiegazione. È una decisione presa dal consiglio pastorale, e non abbiamo ottenuto giustificazioni. Adesso siamo semplicemente in attesa di risposte dal comune”. È l’inizio di un calvario che rischia di lasciare senza locali una delle realtà più grandi e riconosciute a livello locale e la domanda che si pongono tutti è: “com’è stato possibile?”.
Un mistero di cui in pochi vogliono parlare, per evitare di compromettere relazioni e progetti futuri, anche se c’è una gestione “politica prima che umana della faccenda”, ammettono alcuni presenti alla manifestazione. A pesare molte delle attività di Passaparola, in prima linea non solo per corsi di italiano, ma anche per la difesa dei diritti degli immigrati in Italia, dai clandestini ai lavoratori. “Sì forse stiamo pagando la nostra indipendenza, – continua la direttrice Mistrali, -ma nessuno ci ha mai detto che davamo fastidio. Noi di certo non facciamo assistenzialismo, ci occupiamo dei diritti umani di queste persone, che sono cittadini come noi. Dicono che è questione di qualche settimana, ma di fatto siamo in mezzo ad una strada. Siamo a conoscenza dello sfratto da sei mesi e da sei mesi riceviamo solo promesse, com’è possibile che ancora non sia stato fatto nulla? Se queste tematiche di integrazione e di inserimento degli stranieri non sono sensibili per i nostri amministratori, chi se ne deve occupare?”.
Renata è polacca, in Italia è arrivata otto anni fa ed ora fa l’insegnante di italiano ad altri connazionali che hanno problemi ad inserirsi sul territorio: “La lingua è fondamentale e noi facciamo un’operazione importantissima per l’integrazione a Reggio Emilia”. Sono cinquanta i volontari, la forza lavoro che di soldi non ne prende ma che ogni settimana mette a disposizione ore del suo tempo per dare una mano e insegnare un po’ di italiano. Un’azione gratuita che ha più risultati di molte politiche per l’immigrazione anche se, gridano i manifestanti, “vi siete dimenticati che esistiamo”.
E a fronte di una macchina ben ingranata, la sorpresa è vedere che in pochi a livello locale sono pronti a difenderla. “Dov’è finito l’altruismo di cui parla tanto la chiesa? – dice Luciano Pigoni, uno degli insegnanti, – Forse l’hanno messo in soffitta. Viviamo in un mondo strano. Di quale prossimo parlano? Questi stranieri non sono il loro prossimo?”.
Lezioni di italiano per studenti e lavoratori provenienti da circa 60 nazioni diverse, doposcuola per i bambini, corsi di cucito e computer aperti a tutta la cittadinanza. Un pacchetto di offerte realizzata in una parrocchia in un quartiere difficile a Reggio Emilia, dove avere locali sempre aperti e sorvegliati che creano integrazione dà una mano ad istituzioni e cittadini. “Non abbiamo mai avuto problemi di ordine pubblico, anzi.- Dice sempre più determinata la signora Mistrali, – eravamo accettati nella zona. Abbiamo organizzato feste e corsi pomeridiani anche per gli abitanti del quartiere. Eravamo un punto di riferimento. Ora però non ci interessa fissarci sul perché siamo stati cacciati, per quattro anni ci è stato fornito un servizio gratuito per cui ringraziamo. Ora chiediamo solo un riconoscimento istituzionale e una mano per ripartire da un’altra parte”.
In piazza a Reggio Emilia, anche tanti stranieri che vedono nella possibilità di imparare l’italiano una delle sole chance per trovare un lavoro. Il Consiglio Pastorale ha bisogno dei locali per proprie attività, si legge nella dichiarazione consegnata al gruppo di Passaparola. Una decisione che sorprende, ma che non ammette mediazioni. A essere sorpreso è lo stesso Franco Corradini, assessore alla coesione e sicurezza sociale che dice: “Non è colpa nostra se si è arrivati a questo punto. Abbiamo cercato di mediare con il parroco della Chiesa di San Paolo ma non ha voluto sentire ragioni. Noi stiamo facendo del nostro meglio e garantiamo che in 15\20 giorni si troverà una soluzione alla faccenda. Il problema è che la destinazione che avevamo individuato non è più disponibile e adesso dobbiamo trovare un’alternativa”.
Parole che non hanno messo il cuore in pace al gruppo di rappresentanti della scuola Passaparola che questo pomeriggio si è trovata sotto le finestre del Comune. “Possibile, – conclude Mistrali, – che nessuno in questa città abbia due stanze da poter utilizzare due volte a settimana per i tanti studenti che abbiamo? Ci sembra una cosa assurda e non intendiamo accettare in silenzio. Stiamo pagando la nostra indipendenza”.
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Trump “aiuterà Kiev ad avere più difesa aerea dall’Ue” e ipotizza controllo Usa delle centrali ucraine. Zelensky: “Possibile pace quest’anno”
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La Lega in Aula: “Dov’è l’ugenza per il riarmo da 800 miliardi?”. Meloni attacca il Manifesto di Ventotene: è caos. Le opposizioni: “Vuole coprire le liti con Salvini”
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Roma, 19 mar. (Adnkronos) - E' stato ricordato oggi nell'aula della Camera l'ex-deputato Mimmo Lucà, parlamentare per cinque legislatura, scomparso il 13 febbraio scorso, all'età di 71 anni. Esponente dei cristiano sociali e dei Ds, è stato anche dirigente delle Acli. L'aula ha osservato un minuto di silenzio per commemorare Lucà.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "La balla della privacy con cui la maggioranza e il governo giustificano la loro lotta senza quartiere alle intercettazioni, oltre ad essere una motivazione del tutto falsa e smentita dai fatti, ormai non regge più nemmeno rispetto alle azioni dello stesso centrodestra. Infatti, mentre alla Camera demoliscono le intercettazioni, al Senato portano avanti l'articolo 31 del Ddl Sicurezza che consentirà ai Servizi segreti la schedatura di massa dei cittadini". Lo afferma la deputata M5S Valentina D'Orso, capogruppo in commissione Giustizia.
"Non sono più credibili nemmeno quando accampano motivazioni di comodo, si smentiscono con i loro stessi provvedimenti che in realtà rispondono a un disegno ormai chiaro: indebolire gli strumenti di indagine della magistratura che possono dar fastidio ai colletti bianchi e allo stesso tempo creare un brutale sistema di repressione del dissenso e controllo sui cittadini comuni".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - La Camera è riunita in seduta notturna per finire l'esame degli emendamenti al ddl intercettazioni, quindi le dichiarazioni di voto e il voto finale che dovrebbe arrivare nella serata. I lavori sono previsti fino alle 24.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "L'Italia ha ribadito che continueremo a sostenere l'Ucraina anche nel documento approvato oggi alla Camera e ieri al Senato. E' un impegno che noi manteniamo, continueremo a fare la nostra parte. Noi non siamo mai stati in guerra con la Russia e non abbiamo mai autorizzato l'uso di nostre armi da parte degli ucraini in territorio russo". Lo ha detto Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Mi pare che la telefonata Trump-Putin sia un segnale positivo così come quella tra Trump e Zelensky. Noi abbiamo chiesto che l'Ucraina fosse coinvolta e questo è accaduto. Noi incoraggiamo tutte le iniziative che portano alla pace. Non è facile ma qualche speranza c'è". Lo ha detto il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Si tratta di garantire la sicurezza dell'intera Unione europea. C'è bisogno di rafforzare la sicurezza europea ma questo non significa essere guerrafondai. Per garantire la pace serve un equilibrio delle forze in campo per garantire la sicurezza dell'Europa e dell'Italia. Stiamo lavorando in questa direzione come un buon padre di famiglia che mette le finestre blindate perchè la sua famiglia sia al sicuro". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno. "Bisogna avere il coraggio di andare avanti: l'Europa è l'unico modo per essere sicuri".
Roma, 19 mar. (Adnkronos) - "Meloni non ha attaccato Altiero Spinelli. Mi sembra una tempesta in un bicchier d'acqua. Spinelli è un personaggio illustre della storia europea, lo rispetto e la presidente Meloni non lo ha mai offeso". Lo dice il vicepremier Antonio Tajani a 5 Minuti su Raiuno.