Cronaca

Bomba contro magistrato a Mantova, un arresto: “Ripicca per furto impunito”

In manette un agente della Guardia di finanza. Secondo l'accusa, avrebbe piazzato l'ordigno esploso a luglio sotto casa del pm Tamburini perché insoddisfatto delle indagini su un "colpo" nell'appartamento dei genitori. Dopo l'attentato erano stati evocati gli spettri di mafia e terrorismo

Non c’entra la mafia, non c’entra il terrorismo e neppure i Sikh. Tutti filoni d’indagine scottanti che nel suo lavoro aveva toccato il pubblico ministero della Procura di Mantova Giulio Tamburini, sotto la casa del quale lo scorso 4 luglio qualcuno aveva fatto esplodere un ordigno rudimentale ma potente, che per fortuna aveva soltanto causato danni all’abitazione del magistrato. A mettere la bomba, secondo la ricostruzione della Procura di Venezia titolare dell’indagine, è stato Davide Baraldi, un finanziere di 27 anni residente a Castelletto Borgo, in provincia di Mantova, e in servizio a Lodi.

Il motivo del suo gesto? Secondo il capo della squadra mobile di Mantova, Vittorio Rossi, Baraldi avrebbe agito per ripicca, per rancore nei confronti del magistrato. Quest’ultimo, infatti, secondo l’attentatore non sarebbe stato abbastanza efficace nell’indagare su un furto in abitazione avvenuto il 31 maggio 2011 nella casa dei genitori del 27enne. Nessun colpevole era stato trovato per quel furto e per Baraldi era diventata un’ossessione scoprire chi si era introdotto nella casa di mamma e papà, arraffando merce per circa un migliaio di euro. Quando gli agenti della Squadra mobile di Mantova, tre giorni fa, sono entrati nella casa dell’attentatore, arrestandolo, hanno trovato un piccolo arsenale: pistole, munizioni, fucili, coltelli, manette. Ma la cosa più inquietante per gli inquirenti è stato il ritrovamento di una molotov già confezionata e una bottiglia di cloroformio. “Segno che Baraldi – ha detto il capo della Squadra Mobile – era pronto a colpire ancora”.

Il Procuratore capo Antonino Condorelli ha affermato che “questo caso è la punta di un iceberg che potrebbe condurre a risolvere altre indagini”. Quando l’ordigno esplose sul cancello dell’abitazione di Tamburini, sia il Procuratore Capo di Mantova che quello di Brescia (dove il magistrato mantovano era distaccato alla Direzione distrettuale antimafia) Guido Papalia avevano evocato inquietanti scenari. “Viene da pensare – aveva detto Papalia – a qualcuno che non solo abbia voluto aggredire, ma anche lanciare un messaggio alla Procura. Tanto più in un territorio come quello mantovano, dove ultimamente si sono registrati numerosi episodi di incendi e danneggiamenti ai danni di imprese dell’edilizia. Una modalità di gruppi mafiosi per intimidire la concorrenza, che ha dato motivo alla magistratura di alzare al soglia di attenzione”.