Tre le ragioni che rendono storiche queste presidenziali americane: l'ingresso di 23 senatrici al Congresso, l'arrivo di una delegazione tutta in rosa dal New Hampshire e l'appoggio massiccio dell’elettorato femminile all'inquilino della Casa Bianca
Oltre alla rielezione di Barack Obama, le presidenziali americane 2012 verranno ricordate per tre buone ragioni. Primo, una storica vittoria femminile al Senato: le senatrici sono passate da 17 a 23 (nel 1991 erano solo due). Secondo, la delegazione tutta in rosa che dal New Hampshire arriverà al Congresso. Terzo motivo, il voto massiccio dell’elettorato femminile nei confronti di Obama. Un voto senza il quale mr. president avrebbe faticato a vincere.
Partendo da quest’ultimo punto, secondo Reuters/Ipsos, il presidente appena rieletto è stato scelto dal 55% delle donne mentre il candidato repubblicano Mitt Romney dal 43%. Nei mesi precedenti, il partito democratico ha tentato di mettere alle strette il Grand Old Party su temi molto delicati e sensibili come l’aborto e la parità di salario tra uomini e donne, denunciando le posizioni di alcuni candidati repubblicani come “guerra contro le donne”. Ricordiamo le dichiarazioni agghiaccianti di due candidati del Gop: il senatore candidato del Missouri Todd Akin parlò di “stupro legittimo” mentre il senatore dell’Indiana Richard Mourdock disse “incinta dopo lo stupro? È il volere di Dio”. I due sono stati sconfitti in questa tornata elettorale. In particolare, il senatore Akin è stato battuto dalla senatrice democratica Clair McCaskill, considerata da molti analisti una candidata debole.
Il presidente Obama aveva già intuito nel 2008 l’importanza di concentrare la sua campagna elettorale sui temi sociali. Non solo, aveva compreso la necessità delle donne americane di trovare seri e validi punti di riferimento in politica. Da qui la decisione di candidare molti volti femminili dai curriculum spesso ineccepibili.
Una vittoria importante è quella di Elizabeth Warren. La Warren, 63 anni, ex professoressa alla Harvard School of Law, è la prima senatrice eletta in Massachusetts. La sua è stata una battaglia senza esclusione di colpi contro il repubblicano Scott Brown che nel 2010 vinse un’elezione speciale indetta dopo la morte del senatore Ted Kennedy. I democratici dovevano riprendersi quel seggio dal grande valore simbolico e lo hanno fatto grazie a una donna. In Wisconsin, ieri notte, un’altra battaglia vinta: la senatrice Tammy Baldwin ha sconfitto l’ex governatore per 4 mandati Tommy Thompson. La Baldwin è la prima donna dichiaratamente lesbica al Senato americano. “E’ una grande vittoria per la comunità omosessuale e per tutti coloro che non sono necessariamente bianchi, uomini ed eterosessuali” ha detto alla Cnn Sally Kohn, analista politico.
Storico risultato anche in New Hampshire. Qui, Maggie Hassan, 54 anni, è diventata la prima governatrice nella storia dello suo Stato a cui si aggiungono due neo-senatrici, Carol Shea-Porter e Anne McLane Kuster. Insieme ad altre due colleghe, una democratica l’altra repubblicana elette due anni fa nelle elezioni di medio termine, formano la prima delegazione tutta al femminile del New Hampshire. “Insieme costruiremo uno Stato più forte e innovativo”, ha dichiarato, ieri notte, la Hassan.
Una notizia di colore. Questa mattina su Twitter si è fatto notare un hashtag particolare: #Hillary2016. I fan del Segretario di Stato la vorrebbero come candidata alle prossime presidenziali. Lei ha sempre dichiarato di volersi ritirare dalla politica. Per questo c’è ancora tempo. Quello che ora è sotto gli occhi di tutti è che “la guerra contro le donne” si è trasformata in una vittoria senza precedenti.