Tripudio al McCormick center di Chicago per il primo intervento del presidente confermato per altri 4 anni. "L’economia migliora. Il decennio di guerra è finito. Il futuro ci torna a sorridere. Siamo più grandi della somma delle nostre ambizioni"
Ha fatto il suo ingresso nel McCormick Center di Chicago con accanto la moglie Michelle e le figlie Sasha e Malia. A due ore dalla proclamazione della sua vittoria, Barack Obama ha abbracciato così la folla che lo attende per celebrare un trionfo che gli permetterà di restare alla Casa Bianca per altri 4 anni: “Four more years”, l’ovazione che lo ha accolto e che per alcuni minuti gli ha impedito di iniziare il discorso. Poi le prime parole: “Per gli Stati Uniti d’America il meglio deve ancora venire”. E i ringraziamenti, a partire dal suo vice, fino ai collaboratori e alla moglie: “Voglio ringraziare il più bravo vicepresidente che chiunque desideri, Joe Biden. Permettetemi di dirlo pubblicamente, Michelle non ti ho mai amato tanto come in questo momento. E sono fiero che tutta l’America ti ami”. Parole d’affetto anche per le figlie “che crescono e stanno diventando come la loro madre”. Forward, lo slogan della campagna democratica 2012, è stata anche la parola che Barack Obama ha pronunciato più spesso nel discorso della vittoria al McCormick Center. E’ stato un discorso in cui Obama ha riconosciuto la durezza dei mesi trascorsi di campagna elettorale – “certe volte la politica può essere piccola”, ha detto -, ma in cui ha offerto ai repubblicani di lavorare insieme, nei prossimi mesi, “per tagliare il deficit, fissare il sistema delle tasse, votare una comprensiva riforma delle tasse”.
Il discorso integrale di Obama
Le parole del presidente sono arrivate quasi tre ore dopo la proclamazione della vittoria. Probabilmente ha voluto aspettare che arrivassero i risultati di tutti gli Stati. Florida, Ohio, Virginia, dove alla fine l’ha spuntata, hanno fatto attendere a lungo i propri dati definitivi, a testimonianza di una situazione particolarmente ravvicinata tra i due candidati. Ma Obama ha aspettato anche la telefonata in cui Mitt Romney ha riconosciuto la sconfitta. La telefonata ha tardato ad arrivare, segno del nervosismo, della delusione, anche della rabbia nel quartier generale repubblicano a Boston. Alla fine Romney ha parlato con Obama ed è apparso davanti ai suoi, sul palco di Boston, sorridente ma teso, facendo gli auguri per i prossimi quattro anni: “Mi congratulo con il vincitore e prego per lui, perché sia all’altezza di questo compito. Ho proposto un’idea diversa di nazione, ma gli americani hanno fatto una scelta diversa. Dobbiamo superare le divisioni per il bene dell’America. Io credo nell’America. Ho appena chiamato Obama e gli ho fatto i complimenti”.
Il discorso della vittoria del presidente è stato invece tutto volto a riunire il Paese dopo una delle campagne più brutali della sua storia. “Non esistono Stati blu e Stati rossi, Stati democratici e Stati repubblicani. Esistono gli stati Uniti d’America”, ha detto Obama, rieccheggiando un tema già usato durante la campagna di quattro anni fa. Obama ha offerto a Romney di dialogare insieme, nelle prossime settimane, per trovare le soluzioni ai problemi più urgenti. Il tema della ritrovata unità dell’America, “il cui valore più alto e grande è la sua diversità”, ha detto, è stato accompagnato fal tentativo di ridare fiducia a un Paese fiaccato dalla crisi economica e del lavoro che manca. “L’economia migliora. Il decennio di guerra è finito. Il futuro ci torna a sorridere”, ha detto Obama, che in certi momenti è sembrato anche sul punto di commuoversi. “Non sono mai stato ottimista sul nostro futuro come questa sera. Sono convinto che possiamo mantenere le promesse dei nostri padri fondatori. Siamo assolutamente più grandi della somma delle nostre singole ambizioni. Saremo sempre gli Stati Uniti d’America, la più grande nazione del mondo”
Obama ha parlato al termine di una lunga giornata. I militanti democratici hanno cominciato a entrare nel McCormick Center intorno alle sei di sera, dopo essere rimasti per ore in attesa davanti ai cancelli e sotto la pioggia ghiacciata di Chicago. In sala le immagini delle televisioni si alternavano con testimonianze della presidenza e della campagna di Obama, oltre alla consueta play-list musicale che l’ha accompagnata. Bruce Springsteen, Al Green, Jennifer Hudson, Brooks and Dunn.
La passione e la tensione altissima tra la folla dei democratici non è mai calata per tutta la notte elettorale. I risultati favoravoli a Obama sono stati accolti, Stato dopo Stato, con grida di entusiasmo. Fortissimo l’urlo collettivo quando è stata assegnata la Pennsylvania, uno Stato su cui Romney aveva puntato molto negli ultimi giorni di campagna. E poi le urla sono cresciute sempre più forti, mano a mano che sono stati attribuiti gli altri battleground states: Wisconsin, Iowa, Nevada, Colorado. Quando CBS per prima, e dopo qualche minuto CNN, hanno dichiarato la vittoria di Obama, il McCormick Center si è allargato in un boato immenso, che è durato parecchi minuti, e in cui il popolo democratico ha trasferito il sollievo dopo mesi di campagna elettorale dura, lunga, incerta, faticosissima.
Molti hanno pianto, nel momento in cui Obama è stato dichiarato vincitore. Tra questi Carmen Martines, arrivata a Chicago dal North Carolina, per la quale “Obama ha fatto più di qualsiasi altro presidente del passato durante un solo mandato”. Vicino a lei c’era Shirley Washington, una cameriera di Tampa, che ha ricordato che Obama ha vinto perché tanta gente come lei, afro-americani come lei, in Florida, sono rimasti in piedi per ore per poter votare, “per poter vendicare la memoria di Trayvon Martin”, ci ha detto, il diciassettenne nero ucciso lo scorso aprile da un vigilantes.
Per più di un’ora la gente è rimasta a ballare e sventolare bandiere americane. Sino a quando sul palco non è apparso Obama, il presidente che regala ai democratici altri quattro anni e promette di intervenire nei primi mesi del suo mandato sul deficit USA e far approvare un’organica riforma dell’immigrazione. E’ stato difficile sentire le sue prime parole, coperte dal boato dei suoi. Più forte, massiccio, liberatorio, rispetto a quattro anni fa. Perché, più difficile e contrastata, è stata questa vittoria.
Già pochi minuti dopo la certezza della vittoria, quando Romney ancora non aveva ammesso la sconfitta, Obama era intervenuto via twitter: “La vittoria ci appartiene, ecco come abbiamo fatto campagna ed ecco chi siamo”, ha aggiunto il presidente postando una foto in cui abbraccia la moglie Michelle. Poi, in attesa del discorso ufficiale, una mail ai suoi sostenitori: “Sto per rivolgermi alla folla qui a Chicago, ma prima volevo ringraziarvi. Volevo dirvi che non è stato un caso. Voi lo avete reso possibile. Vi siete organizzati quartiere per quartiere. Quando le cose non erano facili, avete dato nuova spinta. Dedicherò il resto della mia presidenza a rendere omaggio al vostro sostegno, e facendo ciò che posso per finire ciò che abbiamo iniziato. Resta molto lavoro da fare, ma per il momento, Grazie. Barack”.