Editoriale di Nature
Data di pubblicazione : 30 ottobre 2012
Traduzione di Margherita Beltrame e Mara Colzani per www.ItaliaDallEstero.info
Manovre poco chiare
Le riforme in campo scientifico hanno promesso agli scienziati italiani il rispetto e l’autonomia che meritano – non bisogna lasciare che gli esibizionismi politici rovescino il sistema che sta cercando di crescere.
Negli ultimi mesi la comunità internazionale dei ricercatori è stata sconvolta dalle sentenze di tre diversi tribunali italiani, che si sono pronunciati su argomenti in qualche modo collegati alla scienza.
Il 12 ottobre la Corte di Cassazione italiana ha accolto la richiesta di risarcimento di un uomo che sostiene che lo sviluppo del tumore vicino al suo cervello sia stato causato dall’utilizzo del cellulare per motivi lavorativi. Il 22 ottobre un giudice a L’Aquila ha giudicato sei scienziati e un funzionario pubblico colpevoli di omicidio colposo per non aver avvertito i cittadini dei rischi del terremoto del 2009, che ha causato la morte di 29 persone che altrimenti avrebbero abbandonato le loro case.
La terza decisione risale a luglio, quando il tribunale di Brescia ha ordinato la chiusura temporanea di Green Hill, un allevamento di Montichiari che forniva cani per i test di tossicità ufficialmente richiesti da organismi come l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e la Food and Drug Administration americana (FDA), mentre si indagava sulle accuse di maltrattamento presentate da gruppi animalisti. Nel corso degli ultimi anni, l’azienda è stata sottoposta a controlli regolari e rigorosi da parte delle autorità, ma ora ha definitivamente chiuso i battenti perché il giudice ha affidato i cani alle cure dei gruppi animalisti che hanno trovato loro dei padroni.
Come in tutte le democrazie, i giudici italiani dovrebbero prendere decisioni indipendenti, basate soltanto sulla legge. Ma è difficile ignorare l’influenza dell’opinione pubblica e, nel caso dell’Italia, l’opinione pubblica non capisce, o non rispetta, la scienza e gli aspetti complessi ad essa legati.
In molti paesi la scienza è guardata con sospetto per motivi irrazionali, ma in Italia c’è addirittura la percezione che la scienza non abbia alcuna importanza – una situazione alimentata da decenni di insufficienza di fondi e disprezzo da parte della classe politica. L’Italia investe in ricerca e sviluppo (R&D) appena l’1,26% del proprio prodotto interno lordo, mentre la Germania investe il 2,82% e la media dell’Unione europea è pari al 2%. Nel 2009 i lavoratori occupati a tempo pieno nella ricerca e nello sviluppo sono stati solo 226.000, rispetto ai 535.000 della Germania. Per molto tempo il sistema ha sofferto della mancanza di una meritocrazia sostenuta da leggi adeguate e ha lasciato che il clientelismo inquinasse il meccanismo delle assunzioni e delle promozioni accademiche. I capi delle agenzie di ricerca sono stati scelti più spesso per ragioni politiche che per competenze reali.
Uno dopo l’altro i governi, ben consapevoli dei problemi, hanno introdotto una serie di riforme che hanno rattoppato in qualche modo il sistema senza aggiustarlo realmente, non facendo altro che aumentare l’incertezza.
Poi, tre anni fa, è arrivata la svolta: la “riforma per completare tutte le riforme”, volta a dare più autonomia e responsabilità alle agenzie di ricerca. La riforma intendeva introdurre un sistema indipendente per individuare candidati qualificati adatti a presiedere i centri di ricerca e un’agenzia nazionale di valutazione della ricerca le cui analisi avrebbero influenzato l’assegnazione dei finanziamenti. La riforma, elaborata dal governo di centro-sinistra di Romano Prodi, è stata finalmente convertita in legge nel 2009 durante il governo di centro-destra di Silvio Berlusconi.
È stato molto complicato mettere in pratica questa importante riforma, soprattutto per i neo-presidenti delle 12 agenzie di ricerca – tra cui il Consiglio nazionale delle ricerche (CNR), l’Istituto nazionale di fisica nucleare (INFN) e l’Istituto nazionale di astrofisica (INAF) – impegnati a completare i loro nuovi statuti. Ciò nonostante, un sentimento di fiducia e sicurezza ha iniziato a farsi strada. I presidenti delle agenzie hanno costituito una sorta di libera alleanza basata sulla cooperazione. E persino l’Accademia Nazionale dei Lincei, da sempre molto riservata, ha cominciato a farsi sentire, ad esempio criticando fermamente la decisione del tribunale dell’Aquila.
Tuttavia, il Ministro della ricerca Francesco Profumo sembra deciso a ribaltare ancora una volta la situazione. Con una manovra poco chiara, l’11 ottobre ha presentato tramite un giornale finanziario un progetto di riforme che, insieme ad altri grandi cambiamenti, riunirà tutte e 12 le agenzie in una sola organizzazione nazionale – prima della fine dell’anno. Ha dichiarato, in modo poco convincente e senza un piano tecnico, che questo sistema contribuirà a risparmiare fondi e ad assicurarsi i finanziamenti Ue. Nello stile di quelli che lo hanno preceduto, che si pensava ormai superato, non ha consultato la comunità scientifica e nemmeno i presidenti delle agenzie.
Una cosa del genere sarebbe inimmaginabile in Germania, tanto per fare l’esempio di un paese con un sistema scientifico efficiente, che il ministro Profumo dichiara di voler imitare. I politici tedeschi e le rispettive amministrazioni nutrono, come è giusto, un certo rispetto nei confronti dei presidenti delle agenzie di ricerca tedesche e della cultura scientifica che questi rappresentano. Inoltre, è difficile immaginare i tribunali tedeschi maltrattare la scienza in modo così grossolano. La proposta da dilettante di Profumo, che il Ministro ha tentato di inserire nella finanziaria anti-crisi presentata da Monti per il 2013-15, non è sopravvissuta al primo scrutinio parlamentare, ma Profumo sembra deciso a insistere per ottenere un cambiamento in tempi record – poiché il suo governo è destinato a sciogliersi a marzo.
Al momento è di cruciale importanza che i leader scientifici vengano lasciati in pace di portare a termine la “riforma per completare tutte le riforme” e che la scienza non cada vittima, ancora una volta, di una politica ottusa. Il rispetto per la scienza si costruisce nel tempo.