L'ex banchiere rompe il silenzio sull'inchiesta di Biella: "Sono stato chiamato in causa oggettivamente come amministratore di una società del gruppo. Non è una responsabilità soggettiva ma oggettiva. Non è in alcun modo assolutamente incompatibile con quello che faccio oggi o potrei fare in futuro"
La posizione di indagato del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, per il suo precedente ruolo di amministratore delegato di Intesa Sanpaolo non è incompatibile con l’attuale ruolo governativo o con altri incarichi futuri. Lo ha detto oggi lo stesso ex banchiere rompendo oltre quattro mesi di silenzio sul suo coinvolgimento nell’inchiesta che a fine giugno ha visto la Procura di Biella iscriverlo nel registro degli indagati per le presunte irregolarità fiscali del gruppo Intesa – da lui guidato per quasi un decennio fino allo scorso anno – nel 2006-2007.
“Sono stato chiamato in causa oggettivamente come amministratore di una società del gruppo. Non è una responsabilità soggettiva ma oggettiva. Io ero l’amministratore delegato della holding – ha detto – Non è in alcun modo assolutamente incompatibile con quello che faccio oggi o potrei fare in futuro”. All’interlocutore che di conseguenza gli ha chiesto se intende candidarsi alle prossime elezioni, Passera ha glissato con un: “Ne parlerò al momento giusto”.
I fatti per i quali l’ex banchiere è finito nel mirino dei magistrati risalgono al 2006-2007 e Intesa Sanpaolo ha già pagato oltre 200 milioni per chiudere la vertenza con l’Agenzia delle Entrate. Resta aperto, invece, il fronte dell’indagine penale. Pochi giorni dopo la notizia, Il Fatto Quotidiano ha rivelato l’esistenza di un’altra inchiesta – partita da Verbania e approdata a Milano – nella quale il ministro non risulta indagato, ma che riguarda il ruolo svolto dalla banca lussemburghese di Intesa nel riciclaggio del tesoretto di oltre 200 milioni di euro accumulato all’estero, in nero, dai Giacomini, una famiglia di imprenditori piemontesi.
Un caso che potrebbe non essere isolato e nelle carte dell’indagine si legge di “sospette complicità” nell’istituto di credito con Marco Bus, forse il manager più importante della rete estera di Intesa, che è indagato per concorso in riciclaggio. Secondo quanto scriveva il 22 giugno scorso il gip Vincenzo Tutinelli, “Si ha motivo di ritenere che tale sistema sia messo a disposizione dei grandi gruppi economici italiani da funzionari ed ex funzionari del gruppo Banca Intesa Lussemburgo – con la probabile complicità della banca – per costituire fondi neri nel Granducato di Lussemburgo ed ivi riciclarli”.
Argomenti, quindi, piuttosto delicati, sia per un banchiere, che per un ministro della Repubblica e sui quali Il Fatto Quotidiano l’8 luglio scorso in un editoriale aveva chiesto almeno “qualche spiegazione” al ministro. Passera, però, sull’argomento fino ad oggi è stato piuttosto parco di spiegazioni. Tra le rare esternazioni sul tema, un laconico “per me ha già commentato la Procura”, in risposta alle domande di un cronista delFattoquotidiano.it che lo interpellava sull’indagine fiscale di Biella a ridosso dalla notizia.