Era stata annunciata più volte e sempre rinviata. Ora la scissione nell’Italia dei Valori si è definitivamente consumata: Massimo Donadi e Nello Formisano si sono dimessi dall’Idv e da tutte le cariche che ricoprivano nel partito e nel gruppo parlamentare. Lo hanno comunicato i due esponenti dell’Italia dei Valori in una conferenza stampa alla Camera, annunciando che daranno vita a una nuova formazione politica “aperta al dialogo con tutto il centrosinistra moderato”. I primi effetti di questa decisione si sono percepiti già nella stessa giornata all’assemblea degli iscritti della Campania, alla quale si è presentato Formisano, ex responsabile regionale del partito: è stato cacciato.
“Dopo una notte di riflessione – ha detto Donadi – ho deciso di rassegnare le dimissioni dal gruppo e dal partito”. Secondo l’ex capogruppo alla Camera, Di Pietro ha portato ad un “progressivo tradimento e snaturamento della natura dell’Idv: del radicalismo riformista di cui questo Paese ha bisogno, è rimasto solo un radicalismo arrabbiato e spesso ideologico. Ma la mia non è certo una resa di fronte alla voglia di fare politica”.
Donadi ha elencato uno per uno i motivi del distacco dall’ex pm: “Attacchi sconsiderati” al presidente della Repubblica; “continue aggressioni” a quello che doveva essere il principale alleato, il Pd; mancanza di un indirizzo politico; gestione “verticistica e carismatica” del partito; distruzione della foto di Vasto, sostituita da continui “ondeggiamenti inaccettabili” – e qui il riferimento non può non fare intendere gli ultimi, recenti, ammiccamenti con il movimento 5 stelle; drastico calo dei consensi in Sicilia.
Donadi e Formisano sono per ora gli unici deputati dell’Idv che hanno scelto le dimissioni dal partito, ma, dicono “ce ne sono altri che stanno per decidere cosa fare in questi giorni”. “Vogliamo lavorare – ha sottolineato l’ex capogruppo – ad un progetto che raccolga il testimone di 10 anni di impegno politico che rivendichiamo con orgoglio per i suoi valori superando però l’Idv. Il nascituro soggetto politico “guarderà con attenzione” ad alcune componenti che hanno in passato preso le distanze da Di Pietro, e in primo luogo il sindaco di Napoli Luigi De Magistris insieme al movimento arancione.
Nei prossimi giorni Formisano e Donadi chiederanno di incontrare Giorgio Napolitano per “sottolineare la loro stima nei suoi confronti per quello che ha fatto e sta facendo per il Paese”. Di fatto, quindi, la guerra interna al partito, dopo l’ultima riunione di ieri notte, si conclude con una sofferta vittoria per l’ex pm, che resta al suo posto in un clima arroventato. Una riunione durata oltre cinque ore terminata solo dopo la mezzanotte. Tra le risoluzioni votate, quella più importante riguarda il congresso del partito, che si terrà soltanto dopo gli appuntamenti elettorali regionali e nazionali.
Anche Evangelisti si dimette da deputato e da tutti gli incarichi. Anche Fabio Evangelisti conferma le “dimissioni da deputato, vice-capogruppo dell’Idv e coordinatore in Toscana” ma prende le distanze da Donadi e non uscirà dal partito. “Motivazioni simili a quelle di Donadi? No, sono le mie motivazioni”, spiega Evangelisti. “Il mio è un netto dissenso politico sulla linea del partito di questi mesi – aggiunge – Oltre alle carte bollate dei processi vinti con Veltri ed altri dissidenti (sui fondi del partito, ndr) vorrei una risposta politica”. Evangelisti giudica “l’uscita di Donadi e Formisano un impoverimento dell’Idv“: “Dobbiamo uscire dall’isolamento che abbiano nel ‘palazzo’ – prosegue – che poi non è reale sul territorio dove lavoriamo insieme a Pd e Sel”. Guai però ad accostarlo al “nuovo progetto politico di Donadi”. “Ma quale progetto politico? – chiosa – Io sono impegnato nell’Idv per cambiare il partito fino a che non mi cacciano a calci”.
I dipietristi contro Donadi. Ma per un Evangelisti che si dice rammaricato, l’ala dipietrista più convinta si dice quasi sollevata dalla fuoriuscita dei due: “Le scorie, quando vengono eliminate, fanno bene al partito”. Così, ad esempio, si è espresso Felice Belisario. Il presidente dei senatori dell’Italia dei Valori si è lanciato in una vera e propria invettiva contro l’ex: “Mi spiace – ha detto – che chi fino a qualche ora fa era al posto di Borghesi continui in una stucchevole e tardiva opera di demolizione. Ci sono stagioni che si concludono in una maniera civile, altrimenti divengono opportunismi che vengono sbugiardati”, ha continuato il senatore tornando sulla questione della proprietà dell’immobile di via Merulana nella disponibilità di Antonio Di Pietro. ma, secondo la trasmissione Report, acquistato e restaurato con i soldi dell’Idv. “In via Merulana ci si riuniva tutti, Donadi compreso, per fare le liste, lavorare in maniera riservata – ha detto – c’erano momenti in cui non avevamo sedi nazionali ed avevano necessità di riunirci”.
L’incognita del gruppo alla Camera. Con l’addio degli “scissionisti”, il gruppo parlamentare dell’Italia dei Valori, che da oggi è guidato da Antonio Borghesi, scende sotto la soglia dei 20 deputati necessari per evitare lo scioglimento. E immediatamente sono cominciate le grandi manovre. Giuseppe Vatinno ha lasciato il gruppo misto alla Camera per tornare proprio in quello dell’Idv. Vatinno era stato eletto con le liste dell’Idv per poi passare nel corso della legislatura nella componente Api del gruppo misto. E “non è detto che non ci siano altri arrivi”, ha chiosato il senatore Belisario: “Ci sono altri eletti nell’Idv ma ora suspense”, ha replicato ai giornalisti che chiedevano di conoscere il nome. “Lo Monte? Non era lui il deputato a cui facevo riferimento. Il suo passaggio lo smentisco”.
Così è partita la “caccia” all’eletto nell’Italia dei Valori. Con le dimissioni di Evangelisti il gruppo dell’Italia dei Valori alla Camera si ritroverà a quota 19. Un deputato in meno, cioè, dei 20 necessari per avere il gruppo. “Non avalleremo salti della quaglia. Ci rivolgiamo solo ad eletti dell’Italia dei Valori che oggi siano in altri raggruppamenti”, spiegano. A parte Vatinno, tuttavia, di ex Idv non ce ne sono poi molti altri. Beppe Giulietti è uno dei nomi più gettonati. Portavoce di Articolo 21, Giulietti è entrato alla Camera con Idv, dalla quale ha preso le distanze quasi subito: “Sono uscito proprio perché non condividevo la linea politica che allontanava l’Idv dal centrosinistra. Che senso avrebbe tornare ora?”. C’è poi Jean Leonard Toaudi. Giornalista, scrittore e docente, Toaudi si è defilato dall’Idv quasi subito, nel luglio del 2008. Da oltre 4 anni e’ deputato del Pd.
E si finisce per approdare ai nomi “indigesti” dei responsabili (o come si chiamano ora) Antonio Razzi e Domenico Scilipoti. Razzi, ex operaio immigrato in Svizzera, è perentorio. “Ma andassero a cagare”, risponde al cronista della Dire che lo interpella sul punto. “Quelli non mi salutano neppure più. A Scilipoti sì, lo salutano, e a me no. E io dovrei pure tornare da loro?”. A sorpresa è invece Domenico Scilipoti a non chiudere la porta in faccia ai suoi ex compagni. “Sia chiaro – spiega – io non torno nel partito, perché sono convinto di aver fatto bene a mantenere in piedi il governo Berlusconi. Ma se mi si dice: senza di te, l’Idv rischia di scomparire in Parlamento, non può esprimere più la sua voce, ebbene, io quella voce te la voglio dare. Sarei costretto ad interrogarmi seriamente su un partito che è anche un pezzo della mia storia”.