Lo aveva già fatto altre volte e per l’ennesima Silvio Berlusconi ricusa un giudice. La difesa dell’ex presidente del Consiglio ha presentato istanza di ricusazione nei confronti di uno dei tre giudici del processo milanese con al centro l’intercettazione Fassino-Consorte. Il giudice nel mirino questa volta è Maria Teresa Guadagnino, perché nel processo Mediaset (in cui il Cavaliere è stato condannato a 4 anni per frode fiscale) ha espresso in sentenza giudizi sulla personalità dell’ex premier.
Nel processo milanese per la pubblicazione dell’intercettazione dell’allora segretario Ds e dell’ex numero uno di Unipol “Abbiamo una banca?” il leader del Pdl è accusato di concorso in rivelazione di segreto d’ufficio. Secondo l’accusa, sostenuta dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, la conversazione, captata nell’inchiesta sul tentativo di scalata del colosso assicurativo alla banca Bnl, fu consegnata all’allora premier con una chiavetta Usb il giorno di Natale del 2005. Il 31 dicembre la conversazione, che non era stata trascritta, finì in prima pagina sul quotidiano di famiglia “Il Giornale”. Berlusconi è a giudizio con il fratello Paolo, mentre per gli altri protagonisti della storia è stata già emessa la sentenza.
Secondo la difesa dell’ex premier il giudice Guadagnino (che nel processo sul ‘nastro Unipol’ è componente del collegio presieduto da Oscar Magi) nelle motivazioni della sentenza sul caso Mediaset (gli altri giudici del collegio erano Irene Lupo e il presidente Edoardo D’Avossa) ha espresso un “giudizio sulla personalità dell’ imputato”. In particolare, gli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo contestano al giudice i passaggi delle motivazioni della sentenza di condanna a 4 anni nei quali si parla della “particolare capacità a delinquere” di Berlusconi e della sua “immensa disponibilità economica all’estero”. Oggi in aula nel corso del processo l’avvocato Longo è intervenuto chiedendo in prima battuta al giudice Guadagnino di “astenersi” e quindi, in sostanza, di rinunciare a far parte del collegio, facendosi sostituire (il processo è nella fase dei testimoni della difesa). Il collegio, presieduto da Magi, però non ha accolto l’invito all’astensione presentato dalla difesa e per questo l’avvocato Longo è andato poi a depositare l’istanza di ricusazione alla cancelleria della Corte d’Appello.
Ora della questione si occuperà la quinta sezione della Corte d’Appello che dovrà nei prossimi giorni valutare se l’istanza è ammissibile o meno. Se verrà dichiarata ammissibile, la Corte d’Appello fisserà un’udienza per la discussione nel merito. Il processo, nel quale Berlusconi è imputato per concorso in rivelazione del segreto d’ufficio, comunque potrà proseguire (la prossima udienza è fissata per giovedì prossimo) e dovrà fermarsi solo prima della sentenza, se non sarà ancora arrivata la decisione sulla ricusazione. Il verdetto in questo processo potrebbe arrivare nei primi mesi del prossimo anno. Il magistrato milanese è anche giudice monocratico in un altro processo che riguarda l’ex presidente del Consiglio, in questo caso parte civile per le foto scattate nel 2007 che ritraevano Berlusconi in compagnia di alcune ragazze nel parco di Villa Certosa.
La difesa dell’ex presidente del Consiglio aveva ricusato, poco prima che fosse emessa la sentenza, il presidente del collegio del processo Mills, Francesca Vitale. Una mossa che aveva permesso di allungare i tempi costringendo i giudici a mettere sentenza di prescrizione. La ricusazione era poi risultata infondata e i giudici erano potuti entrare in camera di consiglio. Anche Nicoletta Gandus, presidente della X sezione penale, era stata ricusata nell’ambito di uno dei processi Mediaset. Anche il giudice Edoardo D’Avossa, presidente della corte che invece ha condannato Berlusconi, era stato ricusato nel 2006. Senza esito per gli avvocati del Cavaliere anche la ricusazione nei confronti del giudice per l’udienza preliminare di Milano Fabio Paparella. Berlusconi ricusato anche giudici del processo Sme-Ariosto andando a ruota di una analoga iniziativa di Cesare Previti. Era il 2001 e le posizioni dei due imputati successivamente furono stralciate portando l’onorevole alla condanna e il primo ministro a incassare la prescrizione. Berlusconi già nel 1996 aveva ricusato il presidente del collegio della settima sezione penale del Tribunale di Milano, Carlo Crivelli. Era imputato per le presunte tangenti pagate nelle verifiche fiscali compiute da militari della Guardia di Finanza in società del gruppo Fininvest. Ricusazione respinta, ma il Cavaliere, dopo una condanna in primo grado, fu assolto in Cassazione.