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La Grecia insorge contro la finanza per l’avvenire dell’Europa

Non se ne può davvero più di questi “mercati”, sibillina e fraudolenta espressione per indicare un’infima minoranza di più o meno loschi individui che, chiusi in stanze asettiche e insonorizzate, decidono il futuro dei Paesi e dell’intero pianeta manovrando senza alcun controllo masse ingenti di denaro, creato a prescindere da ogni rapporto con la ricchezza reale, quella, per intenderci, destinata a soddisfare i bisogni della gente in carne ad ossa come noi, troll neoliberisti compresi (a meno che non si tratti di creature puramente virtuali, come a volte si ha l’espressione leggendo i loro insulsi commenti).

Da ultimo, i “mercati” hanno addirittura bofonchiato malcontenti per la rielezione di Obama, non certo un bolscevico, ma neanche il burattino della finanza che rispondeva al nome di Mitt Romney. Chiaro il segnale inviato ad Obama e Bernanke da uno dei portavoce più noti ed accreditati di questa oligarchia di finanzieri, l’agenzia Fitch. La quale detta la linea al popolo americano e al suo presidente: “La “principale priorità per il Presidente e il Congresso è raggiungere un accordo su un piano di riduzione del deficit supportato da obiettivi chiari e misure specifiche su tasse e spesa che possano ricondurre le finanze pubbliche Usa su un percorso sostenibile nel medio e lungo termine”. La voce della finanza ha parlato. Con quale legittimità? Nessuna ovviamente. Solo con la prepotenza che deriva dalla massa d’urto dei capitali vaganti, pari per nocività al famoso iceberg che affondò il Titanic, con la differenza che stavolta a rischio è la civiltà occidentale e la democrazia.

La democrazia deve potersi difendere. Neutralizzando definitivamente la finanza che si è impadronita delle leve del potere reale. In Europa, ancora più che negli Stati Uniti, dove almeno esiste un potere sovrano che, in parte, si muove secondo logiche non direttamente riconducibili agli interessi dei padroni del denaro. 

Oggi la democrazia è a rischio in Europa perché è a rischio lo stato sociale che dell’Europa stessa ha costituito la creazione più autorevole e importante. Perché a rischio sono i concetti stessi di servizio pubblico e di bene comune. Come un’orda di locuste, gli esponenti del potere finanziario, capitanati dalla Goldman Sachs e organizzazioni di questo genere, si stanno gettando sulle proprietà pubbliche.

Lo hanno ben capito i cittadini della Grecia, in prima linea di fronte a questa offensiva, che dura ormai da vari anni, depauperando il Paese e la gente e assoggettando la più antica democrazia del pianeta ai diktat del potere finanziario, mediante le sue istituzioni: Commissione europea, Banca centrale europea e Fondo monetario internazionale.

Per questo lo sciopero generale di due giorni che si è svolto recentemente assume un’importanza fondamentale. E non solo per la Grecia. Mentre la corrottissima (quasi più di quella nostrana) casta di quel Paese, nelle sue varianti di destra e di “sinistra” si prostra di fronte a tali diktat, salvaguardando al tempo stesso i propri squallidi privilegi. E’ davvero una scandalo! Di fronte al quale, di fronte alla svendita della sovranità nazionale e dei beni pubblici, appare lecita ogni risposta, anche di tipo insurrezionale.

I cittadini e i lavoratori scendono in piazza e si battono duramente per la democrazia. La ricomposizione delle sinistre (Syriza, KKE, Antarsya) è un fatto positivo ed importante. I rappresentanti sono usciti dal Parlamento e si sono schierati dalla parte dei cittadini: un atto simbolico che sta a indicare l’assoluta delegittimazione della risicata maggioranza che sta liquidando il Paese a beneficio degli interessi della finanza internazionale e delle corrotte classi dominanti greche. Al tempo stesso hanno lanciato la parola d’ordine della disobbedienza civile.

La compattezza della sinistra e l’emergere di un’alternativa sono essenziali per evitare che il malcontento popolare si polarizzi attorno a forze fasciste e razziste che utilizzano gli immigrati come capri espiatori della crisi, ripercorrendo l’itinerario che nel 1933 portò al potere Adolf Hitler in Germania.

Enorme è la portata di quest’esempio che ci viene dalla Grecia. Esso va attentamente studiato e il popolo greco va sostenuto in tutti i modi possibili. La lotta è una sola e riguarda l’avvenire stesso dell’Europa, che potrà sopravvivere solo emancipandosi dalle logiche neoliberiste che ne stanno decretando il fallimento. In questo senso, lo sciopero generale europeo del 14 novembre è solo un primo, importante passo.