Si comincia con Matteo Renzi, il sindaco “rottamatore” di Firenze. Nella redazione de Il Fatto Quotidiano, a Roma, si confronteranno i candidati alle primarie del centrosinistra nel programma-evento “Il risiko delle primarie”. Uno per volta. Con servizi, le domande dei lettori via Internet e le voci degli elettori raccolti da Piero Ricca. E soprattutto con le domande dei giornalisti del Fatto, nei nuovi studi della web tv de Ilfattoquotidiano.it. Per oltre un’ora, ieri pomeriggio, Renzi ha risposto al direttore del Fatto, Antonio Padellaro, al direttore de Ilfattoquotidiano.it Peter Gomez, a Marco Lillo che ha realizzato le inchieste sulle spese del sindaco di Firenze e sugli appalti ai suoi parenti, a Stefano Feltri e a Paola Zanca, che ha organizzato e condotto il dibattito. Il video integrale del confronto è disponibile sul nostro sito.
Domani si prosegue con il secondo appuntamento: negli studi del Fatto ci sarà il leader di Sel Nichi Vendola. Il 16 novembre, in allegato con Il Fatto Quotidiano, uscirà in edicola anche il libro “Il risiko delle primarie” (160 pagine, 1,8 euro): la raccolta delle principali inchieste del giornale sui candidati e molti articoli inediti per arrivare preparati al primo turno delle primarie, il 25 novembre.

Padellaro: I bersaniani sostengono di aver già vinto le primarie, la danno in svantaggio di 7-8 punti. Lei si sente già sconfitto o crede di poter tirare fuori nel rush finale la carta decisiva per vincere?
Io intanto sono felice che le primarie si stiano facendo. Non era scontato fino a qualche tempo fa. Per me la partita è aperta. Noi non abbiamo carte segrete da tirar fuori all’ultimo minuto, non c’è nessun coup de théâtre finale. È chiaro che Bersani è il favorito, sarebbe assurdo il contrario: è il segretario del partito, appoggiato dal 95% dei dirigenti. Rispetto a chi fino a un anno fa diceva: ‘Renzi non riuscirà a prendere un voto a sinistra’, però, i risultati di più di 30 feste dell’Unità che ho fatto quest’estate e i risultati della campagna fatta in tutte e 108 le province italiane, dimostrano che c’è un largo settore della sinistra che invece voterà anche per me. Il mio appello è che la gente vada a votare, per chiunque: l’importante è che si voti.

Padellaro: È nobile, e non lo dico ironicamente, dire che l’importante è andare a votare e poi chi vince, vince. Posso dire che non ci credo?
Per me il tema dell’appello al voto non è un fatto formale. Non riesco a capacitarmi che si sia tentato di restringere la partecipazione. Non è per fare il piacione che dico ‘Votate chi vi pare’. Certo, c’è anche un elemento personale: più si alza il livello di partecipazione, più chance ho di vincere.

Padellaro: Ecco. Io credo che lei abbia già chiaro nella testa che cosa farà nel momento in cui dovesse vincere le primarie e cosa farà nel momento in cui dovesse perdere. Quale sarà il primo atto di Renzi vincitore e quale il primo atto di Renzi sconfitto alle primarie del centrosinistra?
Il giorno dopo le primarie, se perdo, per me finisce la corsa nazionale. Io non sono interessato a premi di consolazione. Non voglio fare né il ministro, né il parlamentare, né il sottosegretario. Darò una mano a Bersani.

Padellaro: In che modo?
Farò campagna elettorale per lui e con lui. Spero che a quel punto Bersani abbia la ragionevolezza, che credo non gli manchi, per tentare di prendere quell’area di persone che ha lavorato insieme a me e coinvolgerla nell’organizzazione.

Padellaro: E i voti che lei ha ricevuto restano orfani?
Io immagino che il giorno dopo si lavori insieme. Non che ci sia una specie di punizione corporale per quelli che hanno perduto la partita.

Padellaro: Io non parlo del gruppo dirigente. Parlo dei suoi elettori.
In questi anni quelli che hanno perso hanno sempre avuto la seggiola garantita. Fausto Bertinotti, presidente della Camera. Clemente Mastella, ministro della Giustizia. Di Pietro ai Lavori Pubblici, Pecoraro Scanio all’Ambiente. Devo continuare? Mi accusano di essere il rampante, l’arrivista. Più chiaro di così!

Padellaro: La prima cosa che fa se vince?
Non disperdo il patrimonio pazzesco che abbiamo raccolto: bisogna esprimere quella domanda di cambiamento anche nella campagna elettorale.

Padellaro: Chiederà a Bersani di dimettersi da leader del Pd?
Il punto non è chi fa il segretario del Pd. Chiederemo che tutti quelli che hanno fatto più di tre mandati vadano a casa.

Feltri: Quindi chiederà a Bersani di non ricandidarsi in Parlamento?
C’è una deroga allo Statuto per gli eletti nel 2001. Chiederemo di fare un passo indietro a chi è stato eletto prima. Mi sembra già una gran cosa. Bersani è arrivato nel 2001, gli è andata bene.

Zanca: Qualcuno sostiene che la sua vittoria sfascerà il Pd. Anche perché lei ha dichiarato di voler conquistare i voti degli ex elettori del Pdl.
I voti del centrodestra vanno ripresi, è anche grazie a quei voti che governiamo. Parto dal presupposto che ci siano tanti delusi dal Pdl e che in Italia ci sono 14 milioni di elettori indipendenti, che scelgono di volta in volta chi votare. Il punto è cosa significa essere di sinistra oggi?

Gomez: Caratterizza la sinistra il tema dei diritti civili. Lei cosa pensa del matrimonio e dell’adozione per le coppie gay? E cosa intende fare, al di là degli imbarazzi della Chiesa cattolica?
Io che sono cristiano cattolico quando faccio politica non rispondo in virtù della mia convinzione religiosa ma degli impegni che prendo con i cittadini. Noi abbiamo già detto che nei primi 100 giorni faremo la civil partnership, ovvero lo strumento giuridico che esiste in Inghilterra e Germania e che segna un punto di non ritorno sull’acquisizione dei diritti civili. Restano aperte tre questioni: primo, serve una legge contro l’omofobia; secondo la questione “matrimonio”: chiamarlo così, significa intervenire sul dettato costituzionale, servono maggioranze diverse e tempi molto più lunghi. Terzo, il tema dell’adozione. Io sono scettico, nella civil partnership non ci sarà. Ma le ‘famiglie arcobaleno’ esistono, bisogna pensare a una disciplina giuridica.

Il 16 novembre, in allegato con Il Fatto Quotidiano, uscirà in edicola anche il libro "Il risiko delle primarie"

Gomez: È su queste risposte che si misura in parte se è di destra o di sinistra. Per esempio gli si può anche chiedere: in Colorado hanno appena votato per la legalizzazione della marijuana . In Italia per detenzione di piccole sostanze stupefacenti si va ancora in galera. Lei cosa intende fare?
Usiamo anche qui un metodo pragmatico: se suo figlio viene trovato con uno spinello, ha una procedura complessa di natura penale. Se va al supermercato e si carica uno scatolone di superalcolici non subisce conseguenze. È un problema, ma non si affronta partendo dall’ultimo referendum del Colorado.

Lillo: Quindi, depenalizzazione o no?
Siccome mi accusano di superficialità, io non dico sì o no su un argomento sulla base dell’ultimo referendum americano. Nel mio programma non c’è. Ma non è da questo che si giudica se sono di sinistra o no.

Lillo: Parliamo di soldi. La politica è fatta anche di questi. Ed è importante capire qual è il livello di trasparenza . Le faccio un esempio concreto. Su La7, Piazzapulita ha intervistato alcuni esponenti del mondo della finanza che uscivano da una cena di raccolta fondi in una chiesa sconsacrata. Tra loro c’era Guido Roberto Vitale – che tra l’altro è azionista di un azionista del Fatto – che ha dichiarato di averla finanziata. Ma a distanza di 20 giorni questo finanziamento non compare sul suo sito e neppure su quello della fondazione Big Bang. Poi lei ha promesso che entro il 16 novembre metterà tutto on line. Ci garantisce che sapremo nomi e cifre?
Io sono per l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti. E quindi devo trovare altri modi di raccogliere fondi. Ci sono due strutture: una per la campagna elettorale, l’altra è la fondazione. La parte del comitato elettorale ha come budget massimo spendibile 200mila euro, come deciso dai garanti delle primarie. Ad oggi ne ho raccolti 127mila.

Lillo: Ma a noi interessa l’altro contenitore, quello della Fondazione, dove ci sono i soldi veri, quelli della chiesa sconsacrata…
La Fondazione ha organizzato alcuni eventi, come il Big Bang e la cena di Milano. E come per il Big Bang, che costò circa 120 mila euro e tutto fu messo on line, anche nel caso della cena verranno resi noti i nomi dei finanziatori.

Lillo: Tutti?
A me risulta che sia obbligatorio per lo statuto della Fondazione, di cui io non faccio parte anche se è chiaro che partecipo alle iniziative che organizza. A me sembra di ricordare che ci sia un tempo di 30 giorni, ma devo verificare, per permettere on line, cioè ci siamo auto-obbligati a mettere on line e mi pare che sia obbligatorio per tutti. E mi pare anche che in quella serata ci fosse una sorta di liberatoria a pubblicare nome e cognome di chi dà i quattrini. Posso fare un appello a Bersani e Vendola: io ho messo on line tutte le fatture del Comune di Firenze e questo mi ha creato una serie di polemiche, come la famosa vicenda del tortino di aragosta, che in realtà era un tortino di granchio da 16 euro anche se i giornali, incluso il Fatto, hanno scritto “Renzi viaggia a aragoste e champagne”. Lo champagne non c’era. Comunque: io ho messo on line tutte le sante fatture del Comune di Firenze. Mi piacerebbe che Pd e Sel mettessero on line le fatture del Pd e Sel degli ultimi tre anni. E poi vorrei aggiungere una cosa. Se passa il principio della trasparenza, non è che se uno poi mi dà 100 mila euro poi non può più lavorare con il pubblico se no poi arrivano i giornali e dicono che mi ha dato soldi in cambio di qualcosa. Qui c’è un eccesso di puritanesimo scandalistico…

Padellaro: C’è un eccesso perché in Italia abbiamo i Fiorito..
Sì ma Fiorito usava i soldi pubblici, come Lusi, come Belsito, come quello dell’Idv.

Feltri: Insomma, ma lei lo sa quanti soldi ha raccolto alla famosa cena milanese?
Mi dicono che dovrebbe essere attorno ai 100mila euro.

Lillo: Un po’ tirchi questi della chiesa sconsacrata.. Diciamo una cosa: lo strumento delle fondazioni è stato usato dalla politica per scavalcare l’obbligo di rendicontazione. Volevo capire se lei è diverso da D’Alema che i bilanci di ItalianiEuropei non ce li ha voluti dare. Tra dieci giorni sapremo tutto?
Penso proprio di sì.

Zanca: Il messaggio dell’aragosta però è passato. I lettori ci scrivono: come fa uno che prende voli privati e mangia aragosta a capire chi vive con 1000 euro al mese?
Ho preso un volo privato da Firenze a Pescara perché era l’unico modo che avevo per partecipare al funerale del procuratore Pier Luigi Vigna. Lo rifarei domani mattina, se necessario. Per il resto nella campagna ho viaggiato con il camper, con voli low cost. A Catania ci sono andato con Alitalia. Poi certo, sono un privilegiato, guadagno 4000 euro netti per 12 mensilità. Non vivo con 1000 euro al mese, ma facendo il sindaco conosco il loro disagio, e quello dei precari o dei cinquantenni a cui si dice che sono troppo vecchi per lavorare e troppo giovani per la pensione.

Feltri: Renzi, mettiamo che lei vinca le primarie e poi le politiche. Nell’aprile 2013 arriva a palazzo Chigi e si trova con una recessione che nel 2012 ha affondato il Pil del 2,5 per cento e che continua. Che fa per mantenere il pareggio di bilancio: vende azioni di Eni e Finmeccanica,una manovra lacrime e sangue o va in Europa a rinegoziare i vincoli?
Rinegoziare il pareggio di bilancio ci farebbe perdere la credibilità ritrovata con il governo Monti. Questa possibilità la escludo in partenza. Ma anche i tagli lacrime e sangue non si possono più fare: significherebbe ammazzare il Paese.

Feltri: E quindi?
L’unica possibilità è avviare una massiccia operazione Nel programma ci concentriamo soprattutto sulla vendita del patrimonio pubblico.

Feltri: È lo stesso ragionamento del governo Monti. Ma stiamo vedendo quanto è difficile.
Iniziamo a ragionare su quello che hanno fatto davvero. Quando sento i “tecniconi” che dicono “facciamo un fondo per metterci gli immobili pubblici”, non sono credibili. Se vuoi vendere una caserma e poi non hai un sindaco che cambia la destinazione d’uso, il valore di quella caserma è una frazione. E quindi non sei credibile quando stimi l’incasso. Quindi il primo passaggio è la riforma della burocrazia, non dell’economia. O fai un incontro con la Conferenza Stato Regioni e con la conferenza Stato Città, o una legge speciale, ma lì c’è il problema del Titolo Quinto della Costituzione.

Feltri: Ma se io sono l’investitore di un fondo sovrano e devo decidere se comprare Btp e lei mi parla del titolo quinto, può immaginare la reazione.
A Firenze ho perso l’investimento di un fondo d’investimento da 120 milioni e 600 posti di lavoro non certo per colpa dell’articolo 18, di cui non interessava nulla, o di assenza di sussidi. Neppure per colpa delle infrastrutture. Ma per altre due ragioni: la burocrazia e la lentezza della giustizia civile. Serve una riforma. Ma il governo Monti non ha fatto alcuna riforma della burocrazia perché è espressione di quella burocrazia che dovrebbe combattere. In alcuni settori chiave ha quei burocrati che sono responsabili della situazione in cui siamo.

Feltri: E come si risolve?
Ci vuole la rottamazione anche lì, non si può intervenire col fioretto. Prendiamo il caso delle Province: perché Pisa e Livorno devono stare insieme e avere comunque una Provincia? Non hanno avuto il coraggio di spazzare via il ceto politico delle province: capi segreteria, presidenti, addetti stampa… Nella prossima legislatura bisognerà dimezzare il numero dei parlamentari entro il 2013 e riformare il Senato, modificato in Camera delle autonomie composto dai presidenti delle Regioni e dai sindaci di capoluogo, senza indennità aggiuntive. O lo fai subito o non lo fai subito.

Feltri: L’economista Luigi Zingales, che è stato anche un suo consulente, propone di espropriare le fondazioni bancarie: prendiamo da lì 40 miliardi e li mettiamo sulla scuola.
Quello delle fondazioni è un problema che va affrontato, forse non coi toni tranchant di Zingales ma va fatto. Fondazioni e Cassa depositi e prestiti.

Feltri: Vuole rottamare anche Giuseppe Guzzetti, presidente dell’Acri (l’associazione delle fondazioni e delle casse di risparmio)?
Questa è la sua versione sintetica

Padellaro: Per essere un premier credibile avrebbe bisogno di un grande ministro dell’Economia.
Ma pensate che ve lo vengo a dire qua? Comunque deve essere una persona che abbia uno standing e un’autorevolezza per parlare al mondo. E in Italia ce ne sono 10-15. E alcuni di questi voi giornalisti non li avete mai citati.

da Il Fatto Quotidiano del 9 novembre 2011

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