Politica

Saitta e il riscaldamento nelle scuole: chi ingrassa l’antipolitica?

Nel leggere nei giorni scorsi che il Governo dava finalmente seguito agli intenti di sfoltimento delle pletoriche amministrazioni provinciali con un un taglio di 500 milioni di euro alle cospicue spese di questo comparto per il 2012 e di 1,2 miliardi nel 2013, molti cittadini avranno provato un brivido di piacere ritenendo che ciò andasse nella direzione di incidere finalmente con il bisturi uno dei bubboni purulenti della sterminata e poco gioiosa macchina da spesa costituita dalla struttura amministrativa dello Stato con tutti i suoi innumerevoli livelli, ciascuno ben presidiato da manipoli di politici e amministratori.

Tutti avranno pensato che fosse finalmente venuto il momento di ridurre gli sprechi che succhiano le risorse della Nazione come in nessun’altro paese del mondo e che, messe alle corde, le amministrazioni locali avrebbero dovuto ingegnarsi a migliorare la loro efficienza, cosa che dovrebbe peraltro non essere impresa troppo ardua. Chi si è fregato le mani pregustando lo snellimento dei consigli provinciali, la diminuzione dell’assenteismo, il controllo degli appalti di servizi e via dicendo, avrà invece un brusco risveglio sentendo le recenti dichiarazioni di Antonio Saitta, neo presidente della Unione delle Province Italiane.

Saitta, già esponente della Democrazia cristiana, poi del Partito popolare, quindi della Margherita e oggi del Partito democratico, ha identificato come ragionevole luogo nel quale ridurre i costi il riscaldamento delle aule scolastiche, indicando che la ristrettezza economica a cui sarebbero costrette le province si ripercuoterà innanzitutto lì.

A parecchi questa sembrerà un’idea pazzesca formulata in un momento di temporaneo appannamento e si dirà: “Ma come, con i rivoli, torrenti, fiumi di inefficienze e di spese delle Province, della natura delle quali si stanno occupando spesso anche i magistrati, vogliamo iniziare a risparmiare non pagando i conti del metano delle strutture scolastiche e programmando vacanze che neppure Pinocchio e Lucignolo osavano sognarsi? Siamo diventati matti?”

Guardando però al modo in cui l’idea è stata espressa, la sensazione di perdita di senno lascia il passo a interpretazioni peggiori; infatti Saitta ha dichiarato esattamente: “Se il governo non vuole ascoltarci faremo comprendere ai cittadini come i tagli li priveranno dei loro diritti e cominceremo chiudendo le scuole prima del tempo questo inverno perché non abbiamo i soldi per pagare il riscaldamento delle aule”.

Attenzione: non sembra trattarsi di una nobile azione educativa e di informazione della popolazione ma suona piuttosto come una presa in ostaggio dei cittadini ai quali verrà “fatto comprendere” – con le buone o con le cattive, aggiungo io – che devono opporsi ai tagli dei costi delle Province perché altrimenti il prezzo da pagare – per loro, non per le province – , è la chiusura delle scuole dei loro figli.

Peraltro il sillogismo di Saitta non brilla per correttezza logica; infatti i tagli del Governo non implicano di per se stessi la chiusura delle scuole trasformate in refrigeratori, anzi auspicabilmente vorrebbero togliere l’acqua in cui nuotano i pesci degli sprechi di cui parlavo prima; il collegamento tra tagli dei costi e riduzione del diritto allo studio è farina del sacco di Saitta, quando prospetta DOVE andare a ridurre i costi: nel riscaldamento delle scuole anziché in altre aree.

Saitta imputa questa presunta e ingiustificata aggressione “all’antipolitica che ha messo nel mirino le Province”.

Direi che sono proprio posizioni quali quella di Saitta, dal quale – in modo preoccupante – il Pd non si è formalmente dissociato – così come l’Unione delle Province Italiane che ora presiede – a far nascere l’antipolitica, a nutrirla e probabilmente a renderla sentimento diffuso fino a farla trionfare.

Il modo per arginare l’antipolitica è chiaro: occorre una buona politica che quando viene chiamata a ridurre gli sprechi lavori con impegno e intelligenza a rendere efficienti le proprie amministrazioni; va da sé che ciò richiede capacità ed energie molto più elevate che non la riduzione dei servizi che le amministrazioni devono fornire, strada invece che sembra sempre la più battuta, a livello di amministrazioni locali, ma purtroppo anche a livello di amministrazioni centrali.

Ricattando i cittadini, invece, li si spinge proprio nelle braccia di quella deprecata antipolitica; Saitta non si accorge di avere invertito causa ed effetto.