Il leader di Sel al forum del Fatto: "Bersani è la retorica del 'vorrei ma non posso'". Quanto alla Sanità in Puglia spiega di non aver fatto "nessun regalo a Don Verzè". Se diventasse premier vorrebbe Petrini all'agroalimentare, don Ciotti alla legalità e l'attuale segretario del Pd all'Economica. Il M5S "catalizza il disincanto di una sinistra appannata"
Dopo Renzi il nostro forum sulle primarie del centrosinistra incontra il leader di Sel. Dall’Ilva a don Verzé, dal sindaco di Firenze a Bersani passando per Grillo: Vendola ha risposto al direttore del “Fatto” Antonio Padellaro, al direttore del “Fattoquotidiano.it ” Peter Gomez, ad Antonello Caporale, Ferruccio Sansa e Alessandro Ferrucci.
(Padellaro) Facciamo una proiezione: primo Bersani, secondo Renzi, terzo Vendola. Lei cosa fa al secondo turno?
È una domanda a cui non posso rispondere, sarebbe un segno di debolezza. In questo momento sono alternativo a Renzi per ragioni evidentissime che riguardano persino l’iconografia, gli ambienti sociali a cui si riferisce. Lui piace alla buona borghesia. E ha bisogno che tanti fuochi d’artificio diano la rappresentazione di un salto nel mondo nuovo nel quale la vecchia borghesia non perda nessun privilegio. Di Renzi non mi piace il tratto liberalista del suo programma economico e anche il suo essere costruito e artificiale. È una novità molto pensata, molto da studio televisivo. Renzi è il figlio legittimo della crisi della sinistra. Bersani è una persona perbene, non è malato di cinismo, questo nel mio modo di vedere la vita pubblica è un fatto raro e importante. Ma Bersani è il segretario di un partito che sostiene il governo Monti e tante scelte inique e inefficaci come la riforma previdenziale e del lavoro. Bersani è la retorica del ‘vorrei ma non posso’: vorrei mettere il lavoro al centro, ma non posso che votare lo sfregio all’articolo 18.
(Sansa) Come può affrontare la questione morale con Bersani o nel Pd? E non sarebbe necessaria un po’ di rottamazione?
Io sono rimasto molto deluso dalla legge anti-corruzione: è stata l’ennesima occasione perduta. La questione morale non indica più una patologia, ma la fisiologia della vita pubblica. Quando la politica rinuncia alla propria autonomia e si mette in ginocchio nei confronti della finanza e dice che “diranno i mercati” e non che “diranno i cittadini”, allora la questione morale oggi per me non è la ricerca di un galateo, ma è rimettere sul trono la politica. La politica è corrotta perché debole. Se mettiamo il mercato al centro, anche la politica si organizza come un mercato. Il mio problema con il Pd è recuperare insieme un punto di vista del centrosinistra che non ci faccia essere equidistante tra gli operai di Pomigliano e Sergio Marchionne. Stesso discorso per il rapporto con le banche.
Prima la seconda. Non ci si può candidare con una condanna in primo grado, questo è diciamo il codice Vendola. Noi siamo garantisto, però. Forse al primo grado bisogna distinguere i reati: una condanna per associazione mafiosa è sufficiente per farsi da parte. Quanto all’Afghanistan, bisogna uscire da quel pantano e proporsi un tema di politica di pace con termini nuovi. Perché abbiamo bombardato la Libia e non la Siria? I diritti umani valgono di più se sono situati nei pressi dei giacimenti di petrolio?
(Caporale) Ho notato una cosa nello sviluppo di Sel: prima a sinistra con una radice forte, poi un riflusso e infine adesso la voglia di accartocciare questo partito e infilarlo nel grande cesto del Pd costruendo attraverso Vendola una corrente del Pd.
Bisogna avere il senso delle proporzioni. Noi siamo nati nell’ottobre 2010, non abbiamo un parlamentare e abbiamo una condizione francescana . Ci sosteniamo con l’autofinanziamento e con i pochi quattrini che derivano dalla presenza dei nostri eletti nei vari consigli locali. Siamo nati come una grande domanda di rinnovamento nella sinistra, non per mettere in campo un altro cespuglio. Mi interessa avere i sindaci che abbiamo aiutato a far eleggere. Il tema non è diventare una corrente del Pd. Il tema è l’inadeguatezza del Pd, di Sel, dell’Idv che devono avere il coraggio di lanciare il cuore oltre l’ostacolo e di porsi il problema non solo dell’unità possibile per dare speranza all’Italia, ma anche del soggetto politico che nel futuro dovrà essere in grado di incarnare una sinistra plurale e post ideologica.
(Padellaro) Ci sono tante risposte inadeguate dei partiti. E più sono inadeguate e più il M5S acquista argomenti. Perché?
Il mio campo di gioco è il centrosinistra, la possibilità di ricostruirlo come una coalizione che risponda alle domande sociali. Il mio ingresso nelle primarie chiede l’abolizione della pratica Monti e la fuoriuscita dal liberismo. In Sicilia le condizione oggettive tra Udc e Pd non ci hanno consentito di creare il centrosinistra e siamo andati incontro a una sconfitta scontata. Non potevamo perdere l’anima. Beppe Grillo catalizza il disincanto di una sinistra appannata. Quando la gente normale dice ‘siete tutti una razza’, destra e sinistra si confondono, lì la crisi non è anche della sinistra. Piuttosto che demonizzare Grillo, bisogna cercare di intenderlo perché le parole che adopera sono le parole chiave di qualunque vocabolario della sinistra. Lui non costruisce un progetto politico, ma fa un progetto populista su quella parole chiave, dobbiamo capire per quale motivo guadagna consenso.
(Gomez) A Milano si candida Umberto Ambrosoli con una grande lista civica che direbbe di no a Sel e all’Idv e forse apre all’Udc. Voi ci state senza primarie per la Regione Lombardia?
Io non sono il leader che gestisce tutto. É giusto che si discuta nel territorio. Io considero un vantaggio la disponibilità di Ambrosoli, credo che la più grande regione d’Italia non possa essere giocata ai dadi. Il nostro Giulio Cavalli è un’espressione bellissima delle battaglie di legalità, ma considero Ambrosoli una proposta di primo piano.
(Gomez) A me ha colpito l’impressione che lei, nella faccenda dell’Ilva, si sia fatto fregare da Riva. Nel senso che a suo tempo ci furono delle dichiarazioni molto positive rispetto al controllo dell’inquinamento. Poi abbiamo letto delle intercettazioni in cui emergeva palesemente l’intento truffaldino. Perché noi elettori dobbiamo fidarci di un candidato premier che si fa fregare da un grande industriale come Riva?
Non so cosa intende per farsi fregare da Riva. Io l’ho conosciuto nel 2005, e gli ho detto che tra noi il rapporto sarebbe stato abbastanza duro perché gli avrei sottoposto quotidianamente un tema che è il diritto alla vita degli operai e della comunità tarantina. Per decenni e decenni era rimasto un sarcofago chiuso quello del più grande siderurgico d’Europa. Ho raddoppiato gli organici dell’Arpa, ho consentito che fossero comperato le macchine per i monitoraggi e poi nella primavera del 2008 abbiamo avuto le evidenze scientifiche sulla diossina e nell’autunno del 2008 abbiamo varato, unica regione in Italia e di fronte all’assenza completa del legislatore nazionale, l’unica normativa che esiste che obbliga le grandi aziende a un abbassamento delle soglia di emissione. Abbiamo fatto la guerra in solitudine perché in quel momento nessun grande giornale e nessun inviato ci ha accompagnato. Eppure il ministro dell’ambiente dell’epoca, Stefania Prestigiacomo, disse chiedendo quella normativa così avanguardista sulle diossina mettevo a rischio la fabbrica e ventimila posti di lavoro. Ma io l’ho fatto.
(Sansa) Lei è stato toccato dagli scandali sanitari pugliesi ed è stato assolto, restano dubbi legati alla vicenda del senatore Tedesco. Ci si chiede: Vendola ha accettato il compromesso di prendere in squadra persone che avevano un conflitto d’interessi evidente o non se ne è accorto?
La modalità con la quale ho reagito alle inchieste è stata molto differente da quella che normalmente è andata in scena. C’è un problema: il malcostume bussa anche a casa del centrosinistra, non è una prerogativa del centrodestra. Con questa premessa io ho reagito non soltanto da quel lato, ma anche dal lato della sanità perché ho imposto un modello di selezione e formazione del management che oggi l’unico modello che c’è in Italia, assunto dal ministro Balduzzi e citato dal premier Monti come modello: impermeabilizzazione delle Usl rispetto all’invadenza della politica. Poi ho commesso degli errori di valutazione e li ho riconosciuti.
(Ferrucci) Lei ha rivendicato un accordo con don Verzé per il San Raffaele.
Io ho rivendicato un accordo con il primo Irccs d’Italia secondo la valutazione dell’organizzazione mondiale della salute. Per una città devastata come Taranto. In questa storia non c’era nessun regalo a don Verzé. Anche perché la proprietà degli ospedali e dei campus era pubblica , quello che si consentiva era una gestione sperimentale di tre anni al San Raffaele.
(Padellaro) Al centro del suo programma, per le primarie, lei intende mettere i due temi affrontati nei referendum americani: i matrimoni gay e la liberalizzazione dell’uso della marijuana?
Sono per l’abrogazione della legge Giovanardi e per un passo in avanti secco dal punto di vista della legalizzazione dell’uso personale delle droghe leggere. Sul secondo punto, ho parlato di me. Del diritto di avere diritti, non diritti dimezzati, allusioni, acronimi. Se nel mondo progressista con Obama e Hollande e nel mondo conservatore con Cameron si può parlare di matrimoni gay, se un avanzamento sui diritti delle coppie gay può guadagnarsi in Sud Africa o in Argentina, non capisco perché l’Italia debba continuare a persistere in questa condizione di fanalino di coda dei paesi d’occidente.
(Ferrucci) Ci dica due idee per l’Italia.
Parità di genere, la restituzione minima al mondo femminile che deve capovolgere il maschilismo e la volgarità di regime. Nel prossimo governo ci dovranno essere metà donne e metà uomini. Dobbiamo copiare le cose migliori dall’Europa. Dovremmo copiare il reddito minimo garantito per gli inoccupati. Intorno agli 800 euro al mese.
(Padellaro) Diventa il primo ministro, quali ministri sceglie?
Dicevo, durante le primarie precedenti, mi piacerebbe avere Carlin Petrini per l’agroalimentare oppure che la legalità girasse intorno a don Luigi Ciotti e la sanità pensata come Emergency. Il mio ministro dell’Economia potrebbe essere Pier Luigi Bersani.
a cura di Carlo Tecce