Alla corte della Fiom non ci saranno defezioni politiche la mattina di mercoledì 14 novembre: tutto (o quasi) il centrosinistra presenzierà a Pomigliano per blandire le tute blu guidate da Maurizio Landini. In occasione dello sciopero proclamato dalla Cgil per la difesa del lavoro e contro le politiche di austerità, la Fiom ha infatti convocato la propria manifestazione nella cittadina campana dove da anni è protagonista di un braccio di ferro in punta di lotta e di diritto con la Fiat: ultimo in ordine di tempo l’ordine di reintegro da parte della magistratura di 19 lavoratori estromessi da Marchionne dopo la nascita di “Fabbrica Italia”.

Dietro le insegne dei metalmeccanici Cgil domani sfileranno dunque i leader di tutte le forze politiche di centrosinistra e – chi più chi meno – potenziali alleate del Pd. Presenti all’appello Nichi Vendola, Antonio Di Pietro, il sindaco di Napoli e ispiratore delle liste arancioni Luigi De Magistris (insieme a quello di Bari, Michele Emiliano), il responsabile lavoro del Pd Stefano Fassina in veste ufficiale e “facente funzione” di Pierluigi Bersani, che proprio non ha potuto recedere da precedenti impegni. Mentre l’altro sfidante delle primarie Matteo Renzi non ha mostrato particolare interesse.

D’altronde non c’è partito o lista di sinistra e di centrosinistra che non vanti un rapporto privilegiato con le tute blu e il loro gruppo dirigente da sfoggiare alle prossime elezioni. Di questo in corso Trieste sono ben consapevoli. Anzi, spiega uno dei segretari nazionali, Enzo Masini, “ne parlavamo con Landini proprio l’altra settimana”. E per dirsi cosa? “Che finora ci cercano tutti ma non ci fidiamo di nulla”. E di nessuno. “Ma candidati ce ne saranno”. E dove? “Dappertutto”: Pd, Sel, Idv, arancioni. Con un obiettivo però, osserva ancora lo stato maggiore di Landini: “L’unità della coalizione di centrosinistra capace di vincere”. E da solo.

Una cosa, intanto, il gruppo dirigente nazionale della Fiom ha già annunciato che la farà: “Abbiamo detto tutti quanti che andremo a votare alle primarie: di certo non c’è la tendenza a snobbare”. E per votare chi? “Il grosso per Vendola”. Tanto più a Pomigliano, dove tutta la sezione degli allora Ds quando nacque il Pd passò armi e bagagli col nuovo partito del governatore pugliese. Oggi però anche il Pd ha rimesso piede e sede. Senza contare che tra i 360 mila iscritti e specialmente tra i quadri attivi “probabilmente la maggioranza vota sempre Pd”, riflette Masini, come un tempo votava Pci. Per quanto, conclude Masini, “si comincino a sentire delegati che si dichiarano 5 stelle in Toscana e Emilia, non tanto nelle realtà meccaniche quanto in quelle informatiche e nei call center”.

Assente Bersani da Pomigliano, in vece del quale sfila il responsabile lavoro Fassina, di sicuro non mancheranno invece le tute blu nelle liste Pd: come di tradizione e come accaduto anche nel 2008 con Antonio Boccuzzi, l’operaio scampato al rogo Tyssen Krupp. Basti pensare che nella Firenze di Renzi, senz’altro colui che appare meno affine agli operai meccanici, il responsabile lavoro del Pd è un giovane delegato Fiom della Targetti, Stefano Righesci. Consapevoli dell’atteggiamento “ondulatorio” del Pd, tutte le altre forze di centrosinistra puntano a ascriversi un rapporto privilegiato con gli operai meccanici. A maggior ragione ora che la possibile riforma elettorale potrebbe stabilire una soglia (non del 42,5 ma del 40%) per ottenere il premio di maggioranza, rendendo difficilissima la scalata a palazzo Chigi di un esponente del Pd.

Non a caso dal giorno stesso in cui è passata la riforma al Senato, il Pd ha cominciato a vaticinare l’allargamento della coalizione quantomeno alla lista arancione di matrice sociale e civile ispirata dai sindaci De Magistris e Emiliano. Senza dilungarsi al riguardo, il sindaco di Napoli De Magistris ha già annunciato per dicembre il varo del movimento e i primi nomi per le liste. Territorio di coltura: movimenti, associazionismo, sindacato. “Tutta le esperienze nata intorno ai sindaci”, insomma.

E a Napoli, per esempio, il rapporto con la Fiom, dal territorio fino a Landini, è ottimo. Difatti gli arancioni sono in dirittura d’arrivo per la candidatura di uno dei 19 esclusi dalla Fiat: Antonio Di Luca. Allo stesso tempo gli arancioni coltivano ottime entrature col manifesto dei 70 di Alba (Acronimo per Alleanza Lavoro, Beni comuni, Ambiente) promosso tra gli altri da Luciano Gallino, Paul Ginsbourg, Marco Revelli, Gianni Rinaldini. E proprio quest’ultimo, ex segretario nazionale dei meccanici, dovrebbe essere un altro dei candidati arancioni.

Una pregiudiziale però è dirimente, avverte il sindaco di Bari Michele Emiliano, che “la lista sia voluta dal Pd” e non in contrasto con esso. D’accordo insomma “la discontinuità con Monti”, che d’altronde unifica da Renzi all’Alba senza specifiche, ma per andare al governo. E questo sembra essere anche l’avviso della Fiom. Che, per dirla con voce smaliziata di sindacalista, “vorrebbe finalmente un governo amico, non l’allargamento dell’opposizione sociale”.

Tra gli altri alleati del Pd, Sel annovera tra i propri iscritti il leader della Fiom Torinese Giorgio Airaudo, più che in odore di candidatura, anche se ultimamente i rapporti con Vendola si sono raffreddati. Venendo invece all’Idv, Di Pietro può contare sui buoni uffici dell’ex leader della Fiom bresciana Maurizio Zipponi. E’ a lui che si deve la svolta laburista dell’ex pm. Ed è sempre lui che si sta occupando della rinascita organizzativa del partito. In quest’ottica aveva già annoverato trai i candidati Bruno Papignani, quadro storico ed ex segretario delle tute blu bolognesi. Anche se la picchiata nei consensi del gabbiano dipietrista ha rimesso tutti in forse. Ma, per quanto difficile, un ritorno di fiamma col Pd potrebbe risollevare le quotazioni del partito.

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