Al settimanale Gente la vedova Pavarotti dichiara i progressi sulla sua malattia grazie alla cura ideata dal professore ferrarese. Ma la sperimentazione Brave Dreams, partita da poco tempo, sta già ricevendo critiche da alcune riviste medico scientifiche
Una donna rinata. Rinata dalla malattia, la sclerosi multipla. Grazie alla cura Zamboni. Quella in cui ha sempre creduto e per la sperimentazione della quale lotta da anni.
Sia come presidente onorario dell’Associazione Ccsvi nella sclerosi multipla onlus sia come malata. Una presidente che ha saputo essere tale. Nicoletta Mantovani, vedova di Luciano Pavarotti, ha saputo mettersi in fila ed aspettare il suo turno. Non è “fuggita” all’estero, magari in Canada, dove l’intervento in angioplastica per disostruire le vene del collo è ormai all’ordine del giorno. È rimasta, pazientemente, come tutti. Senza anteporre le possibilità che denaro e fama le avrebbero potuto garantire.
E oggi, come confida in un’intervista pubblicata su Gente, è “una donna rinata”. “A sei mesi dall’operazione mi ritengo guarita dalla sclerosi multipla”, dichiara al settimanale, dopo l’intervento effettuato in aprile al Sant’Anna di Ferrara affidandosi al metodo Zamboni. Una sorta di autocertificazione della bontà dell’intuizione del docente universitario di Ferrara, che nel 2008 scoprì una correlazione tra sclerosi multipla e insufficienza venosa cronica cerebrospinale. Il metodo – ormai arcinoto – consiste nell’intervenire su alcune vene del collo per disostruirle e permettere così un normale afflusso del sangue al cervello, evitando così, secondo Zamboni, gli accumuli anormali di ferro riscontrati nella sclerosi multipla.
Nicoletta Mantovani, che oggi ha 43 anni, aveva mostrato i primi sintomi della malattia a 18 anni, malattia che è progredita per 25 anni rendendo la sua vita un inferno. Poi la conoscenza del professor Zamboni e la fiducia cieca, a quanto pare ripagata, nella terapia.
Eppure, nonostante quella di Nicoletta Mantovani non sia l’unico casi di “redenzione” dalla sclerosi multipla, il metodo Zamboni deve lottare ancora contro diversi detrattori. Sia nell’ambito della neurologia, sia in quello farmaceutico. L’ultima critica, scientifica, alla sperimentazione Brave Dreams (acronimo per BRainVEnousDRainageExploitedAgainstMultiple Sclerosis, sfruttare il drenaggio venoso contro la sclerosi multipla), sogni coraggiosi, è arrivata appena un mese fa dallo studio Cosmo che ha rilevato una bassa frequenza di Ccsvi nei pazienti con sclerosi multipla (Sm), senza significative differenze rispetto alle popolazioni sane.
Intanto però la sperimentazione ufficiale – partita a luglio dopo il nulla osta del ministero della salute – va avanti e vede tra i primi centri sperimentatori dell’Emilia-Romagna l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Ferrara (Centro coordinatore a livello nazionale) e l’Azienda Usl di Bologna.