Gran parte dei paesi avanzati è in seria difficoltà, Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Spagna, Italia. Vi è però un’eccezione rilevante costituita dalla Germania.
La Germania è il paese avanzato che in questi anni sta sperimentando i maggiori successi economici: la quasi totalità della sua crescita però è legata alle esportazioni. La Germania è diventata sempre di più una macchina perfetta capace di accumulare un avanzo commerciale record, uno dei più alti al mondo in rapporto al Pil, maggiore di quello cinese.
I prodotti tedeschi hanno successo in tutti i mercati del mondo ma soprattutto in Cina. Le imprese tedesche hanno saputo approfittare delle opportunità rappresentate dalla forte crescita della Cina e non si sono limitate ad esportare ma hanno da tempo aperto propri stabilimenti nel grande paese asiatico. Basta andare a Shanghai per scoprire che la maggior parte delle auto in circolazione sono tedesche. I taxi di Shanghai sono quasi tutti delle Volkswagen Touran, tanto per dire.
Come si spiega il successo tedesco?
A metà degli anni ’90 la Germania era ritenuta il ‘malato d’Europa’ e l’accusa che le veniva rivolta dagli osservatori anglosassoni, dal Fondo monetario, dall’Ocse e così via era di essere poco ‘terziarizzata’, di fare troppa industria, di non aver liberalizzato i propri servizi, di essere troppo rigida e di avere un capitalismo relazionale.
Ebbene, fu il governo rosso-verde di Schroeder che tra il 1998 e il 2003 realizzò alcune riforme importanti. In particolare, venne riformato il mercato del lavoro aumentando la flessibilità, venne rivisto il sistema di welfare e si ridussero le tasse sulle fasce di reddito più elevato. Da un lato quindi il grado di ineguaglianza aumentò ma dall’altro le imprese tedesche riuscirono ad utilizzare in modo più efficiente il lavoro. Uno dei tratti che colpisce della Germania è che negli anni in cui la crescita rallenta o si ha recessione le ore lavorate diminuiscono in modo drastico ma i posti di lavoro non cadono in modo altrettanto forte. Si ha quindi una flessibilità che consente alle imprese di contenere i costi del lavoro senza dover licenziare. Gli accordi in materia di costo del lavoro trovarono la forte opposizione dei potenti sindacati tedeschi ma vennero tutti approvati dai Consigli di fabbrica (che in Germania sono molto più importanti di quanto non lo siano in Italia).
La Germania si rifiutò però di spingere verso la finanziarizzazione, e mantenne una forte vocazione manifatturiera. Rimane tra le più forti potenze industriali del mondo, al contrario degli Stati Uniti, del Regno Unito che invece si sono de-industrializzati.
L’aumento della diseguaglianza del reddito negli Stati Uniti e in Cina ha d’altro lato fatto aumentare la domanda per i beni di lusso e per le auto di lusso tedesche, favorendo ulteriormente quindi l’industria germanica.
Va detto che l’industria tedesca ha puntato verso un modello di alta qualità, usando forza lavoro molto qualificata e cooperativa. Il miglioramento del prodotto è una vera ossessione tedesca che si accompagna a una forte produttività. Ma questo richiede anche un clima di cooperazione tra capitale e lavoro.
L’introduzione dell’euro d’altro lato ha eliminato la possibilità per l’industria di altri paesi europei, come l’Italia e la Spagna, di avere tramite la svalutazione del cambio forti guadagni di competitività. In pratica, si è allargato il mercato domestico tedesco a tutta l’area dell’euro e si sono messi in gabbia temibili concorrenti. Questo spiega perché tutta l’industria tedesca, tutto il sindacato tedesco anche la potentissima IG Metall siano oggi tra i più forti difensori dell’euro. Sanno bene che se non ci fosse l’euro oggi l’Italia avrebbe svalutato la lira e le Fiat si venderebbero come il pane in tutta Europa.
L’industria manifatturiera di fatto scarica però su tutta la collettività tedesca il prezzo della propria competitività. Per favorire le vendite di BMW o di Volkswagen è necessario anche tenere sotto controllo l’inflazione interna, la spesa pubblica, ridurre i sussidi sociali, aumentare le tasse, tenere il bilancio pubblico in equilibrio, contenere i consumi interni.
Il confronto politico oggi in Germania è su questo problema. La SPD sostiene che vale la pena di sussidiare i paesi mediterranei (Grecia, Spagna, Portogallo etc.) perché questo consente di mantenere in vita l’euro e questo è vitale per gli interessi tedeschi. La Merkel cerca di dire il contrario senza però scontentare l’industria e i sindacati tedeschi.