Spaccare la testa a un poliziotto è criminale. Massacrare con i manganelli chi protesta è criminale. Una triste equazione che serve a poco, perché queste sono le inevitabili conseguenze di una violenta giornata italiana. Ma incendiata da una miscela confezionata altrove.
Dove, lo sappiamo troppo bene. Nelle stanze dei governi che a Roma, ma anche a Madrid, Lisbona, Atene, Parigi stanno iniettando massicce dosi di austerità nelle economie di nazioni disastrate. Una spietata religione del rigore, celebrata dai sommi sacerdoti dell’Euro che uccide il lavoro, che non crea sviluppo, che diffonde nei popoli depressione e sfiducia nel futuro.
La guerriglia scatenata nella strade della Capitale a pochi metri da Palazzo Chigi (ma anche a Milano, Torino, Brescia) dovrebbe fare riflettere Monti e i suoi ministri. Le politiche più dolorose, le medicine più amare possono essere accettate da una nazione a due condizioni: che durino per un periodo non illimitato e che producano in tempi accettabili effetti positivi nella vita delle persone. Che si possa dire, insomma, è stata dura ma le cose stanno migliorando. No, è sempre più dura e va sempre peggio: questo dicono gli italiani.
E allora presidente Monti, non è anche questa violenza? E la peggiore?