Se non me l’avesse chiesto mio nipote di 14 anni, forse non me ne sarei nemmeno accorto. “Zio”, mi dice Nicola, “ieri mattina in via Marconi a Bologna nel corteo degli operai ho intravisto il sindaco, com’è che si chiama… Merola, no? Sì, sì era lui e c’era anche quell’altro signore giovane che ho visto alla festa dell’Unità, uno che rappresenta il Pd, è sempre in tv”. Tralascio la sua descrizione, ma deduco che sta parlando del segretario provinciale del Pd, Raffaele Donini. Gli mostro una foto di quelle della manifestazione. Nicola lo riconosce.
“Ecco zio, tu che fai il giornalista, o qualcosa del genere, ma che ci facevano in piazza a protestare loro due?”. Di primo acchito non comprendo bene la richiesta. Guardo stranito Nicola, gli chiedo se l’affermazione ha un fine o è solo per pura necessità d’informazione. “No, è soltanto una domanda logica: non capisco che c’entra il Pd tra i manifestanti”. Nicola ha buoni voti, soprattutto in italiano e storia, legge giornali cartacei e online, s’informa, non è proprio uno sprovveduto. “Voglio dire zio, io ero lì con i miei compagni, cioè quelli che vengono a scuola con me, protestavamo contro il governo, contro Monti, tutti lo sanno che l’hanno messo lì per tener buone le banche”.
Intuisco dove vuole arrivare Nicola, allora mentre mi parla, provo ad aprire un articolo del web dove ci sono le dichiarazioni di Merola e Donini. “Vedi, mi sembra talmente logico: il governo Monti viene votato dal Pd a Roma, lo votano sempre, come dite voi giornalisti riferito a una roba della Dc, “si tureranno il naso”, ma lo votano, sempre, però vengono in piazza a protestare contro di lui. Allora, voglio dire, perché non smettono di votarlo in Parlamento?”
Sono in imbarazzo, prendo al volo i virgolettati di Donini che ci sono in un articolo, li leggo a Nicola: “Monti ha il merito di aver restituito all’Italia la credibilità a livello internazionale. Ora dovrà concludere il suo mandato per evitare che il paese cada in un baratro finanziario ma poi bisognerà andare oltre, servono politiche di slancio economico, di crescita, di equità sociale e può portarle avanti solo la politica progressista”.
Nicola mi guarda perplesso: “Ma che dice? Ti ricordi quello del Caimano che mi hai fatto vedere a forza. Su youtube l’ho ritrovato con i baffi un po’ più lunghi e un po’ più sfatto mentre dice “le parole sono importanti”; ecco allora signori del Pd, le parole sono importanti”.
Nicola quasi s’incazza: “Ma ti sembra? Concludere il mandato? Andare oltre? La politica progressista? Boh io non ci capisco un tubo. So solo che se in squadra (si riferisce alla squadra di calcio in cui gioca come ala destra, n.d.r.) decidiamo di dare la fascia di capitano a Fabio, non è che possiamo metterci a contestare ogni cosa che dice Fabio all’arbitro. Presa una decisione, cacchio, siamo responsabili”.
“Voglio dire, e poi me ne vado perché ti ho già rotto le balle, che invece di venire in piazza ieri mattina che facevano ridere lì in mezzo agli operai, dicano ai loro parlamentari di non votare Monti in Parlamento, così ci evitiamo anche noi di andare in piazza una volta al mese che poi ci tocca recuperare ore e ore di lezione a marzo quando voglio andare fuori con Debora!”. Nicola borbotta, gira i tacchi, apre la porta, se ne sta andando, poi si gira: “Zio, non voglio morire democristiano”. Ma se neanche voti, e neanche sai cos’era la Dc: “Lascia stare, hai capito vero?”