C’è un comune in Italia dove per sei anni non è stata elevata neanche una contravvenzione. Un ente virtuoso con cittadini modello? Neanche per sogno. Il comune è Casapesenna, in provincia di Caserta, feudo del boss Michele Zagaria, arrestato lo scorso dicembre dopo 16 anni di latitanza. Proprio in questi giorni la polizia ha scoperto un nuovo covo super-tecnologico dove si sarebbe nascosto. Il primato del comune e dei cittadini ha una spiegazione, in realtà i vigili urbani non avevano né i libretti per annotare la multe e neanche l’organizzazione interna per svolgere il loro lavoro quotidiano.
L’ente è stato sciolto per condizionamento mafioso, lo scorso aprile, dopo che il sindaco omonimo del boss, Fortunato Zagaria, è stato arrestato, poi liberato dal Riesame, per violenza privata aggravata dall’aver favorito il clan dei Casalesi. L’ente locale è stato sciolto per la terza volta per camorra, era già successo nel 1991 e nel 1996. Da pochi giorni il trend è cambiato e si è tornati alla normalità. Dall’aprile scorso il comune è retto, infatti, da una commissione prefettizia. “La notizia eccezionale – racconta il viceprefetto Paola Giacalone che guida la triade commissariale – è che, in queste ore è stato fatto il primo verbale”. Brandelli di normalità nel feudo dei boss. “Nel comune di Casapesenna – si legge nella relazione di scioglimento del comune – ed in alcuni comuni limitrofi si registra l’espressione più evoluta del sistema camorristico che negli due decenni si è trasformato in un sistema criminale-imprenditoriale”.
Lo scioglimento ha chiarito ancora una volta gli interessi dei clan verso gli appalti, le procedure amministrative irregolari, illegittimità anche nell’iter di affidamento del servizio di tesoreria oltre all’abusivismo edilizio e all’assenza di abbattimenti. Sul personale, la relazione di scioglimento era chiara: “La relazione del prefetto ha messo in evidenza come gran parte degli amministratori e dei dipendenti dell’amministrazione comunale siano gravati da precedenti di polizia e siano legati per stretti rapporti parentali o per frequentazione con soggetti in organico o contigui alla criminalità organizzata; tali rapporti, consolidati nel tempo, hanno prodotto un condizionamento dell’attività amministrativa dell’ente in funzione degli interessi e delle regola e della criminalità organizzata”. Per Casapesenna il ritorno alla normalità passa per una commissione prefettizia, in attesa della buona politica.