Cinema

Festival di Roma, Roman Coppola porta un Charlie Sheen in crisi d’identità

Il figlio di Francis Ford Coppola ha presentato il suo 'A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III'. La storia è quella di un serial casanova, illustratore geniale di mezza età, in crisi sentimentale perché la sua ultima fiamma (Katheryn Winnick) l'ha lasciato, dal suo punto di vista, senza un vero perché

di Badgames.it per il Fatto

Sembra siano i film nordamericani la parte migliore del Concorso, quest’anno, al Festival di Roma. Un concorso ormai vicino alla chiusura che si conferma composto da titoli molto diversi tra loro, molti dei quali poco convincenti, nessuno eccezionale. Applaudito dalla stampa e dal pubblico il nuovo lavoro di Roman Coppola, figlio di Francis Ford, che ha presentato al Festival il suo A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III.

La storia è quella di un serial casanova, ovvero Charles Swan III, illustratore geniale di mezza età in crisi sentimentale perché la sua ultima fiamma (Katheryn Winnick) l’ha lasciato, dal suo punto di vista, senza un vero perché. Charles Swan lo interpreta un Charlie Sheen che incarna alla perfezione il fancazzismo da celebrità in crisi di identità molto simile al personaggio interpretato da Stephen Dorff in Somewhere (di Sofia Coppola, peraltro Dorff compare nel film in un piccolo cammeo).

Sceneggiatore di successo (ha scritto, assieme a Wes Anderson, sia Il treno per il Darjeeling che Moonrise Kingdom, di prossima uscita), Coppola spiega perché abbia voluto, a distanza di quasi dieci anni dal suo ultimo lavoro come regista, portare sullo schermo la rottura di una coppia: “Quando ho iniziato a pensare a questo film, qualche anno fa, sapevo di voler raccontare la storia della fine di un rapporto, con tutti i dolori, i ricordi belli e brutti che si porta dietro. Ho coinvolto Charlie Sheen, che conosco da quando avevo undici o dodici anni; giocavamo insieme da bambini, e quando conosci una persona da bambino te la porti dietro per tutta la vita. Gli ho detto ‘Mio padre e tuo padre hanno fatto un bel film insieme (Apocalypse Now, ndr), dovremmo provare anche noi…‘. La storia di cui parlo è un’esperienza che ho vissuto personalmente, per questo ho voluto casa mia come location per l’abitazione del protagonista e ho addirittura dato a Charlie alcuni miei vestiti.”

Un film anticonformista e originale, come sottolinea il produttore Youree Henley. “Non abbiamo fatto moltissima preparazione, ma per merito di Roman e del suo costante entusiasmo tutto è riuscito a meraviglia. Lui l’ha scritto, lui l’ha co-prodotto, lui l’ha diretto: è bello vedere una persona che mette così tanta passione nel suo lavoro.” L’attrice Katheryn Winnick approfondisce il suo personaggio: “Ciò che colpisce è che, malgrado la rottura, ci sia comunque un grande amore tra il mio personaggio e quello di Charlie. Tutti noi, prima o poi, ci troviamo a vivere la fine di una storia sentimentale, ma ciò non significa che il legame intimo muoia. Una parte della persona che abbiamo amato resterà sempre dentro di noi, e che ce la porteremo dietro per tutte le storie d’amore successive.”

Sul tono onirico che contraddistingue A Glimpse Inside the Mind of Charles Swan III, Coppola rivela che “le parti oniriche sono legate alle fantasticherie del protagonista che è un sognatore per eccellenza. Volevo raccontare una storia adulta e matura con toni giocosi, quasi infantili. Mi piaceva l’idea di riprodurre un po’ lo spirito con cui, da piccoli, si guardano i film sugli indiani, i cartoni animati e Playboy al tempo stesso”.

A chi sottolinea il richiamo al cinema di Federico Fellini nella parte finale del film, Coppola replica: “Il parallelo mi lusinga. Fellini ha avuto un’enorme influenza sulla mia formazione, così come in quella di altri cineasti che amo, come Bob Fosse o Woody Allen. Adoro i film fatti da autori che abbiano una personalità, una voce riconoscibile, e Fellini è sicuramente al vertice di una ideale classifica stilata in questo senso, assieme ad Allen o ai fratelli Coen. Volevo in qualche modo riproporre quello spirito, creare qualcosa che fosse unico e dichiarare il mio affetto per l’America degli anni ‘70.”

Anni più evocati che ricostruiti filologicamente, attraverso la musica di Jackson Brown o il brandy Alexander: tanti piccoli particolari che fanno rivivere l’epoca l’atmosfera della West Coast, in cui si inserisce la storia di un dolore, di una profonda sofferenza raccontata con leggerezza, che mescola il volto glamour e quello dolente di Hollywood.

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