Niente promesse né illusioni. Sono stati messi in sicurezza i conti, anche se si poteva fare di più per le classi più disagiate. Certo, l’Italia ha guadagnato molto in termini di credibilità internazionale. E con un’Italia meno debole ne ha guadagnato anche l’Europa: “Senza le nostre politiche non ci sarebbe più l’Eurozona“. A un anno dal suo insediamento il professor Monti promuove il presidente del Consiglio Monti. Palazzo Chigi con una lunga nota (“Un anno dopo: il governo, l’Italia, i cittadini – Appunti di viaggio”) fa il bilancio della propria attività, fondata su cinque parole che ridisegnano la nuova Italia: credibilità, coesione, responsabilità, legalità e visione. “In un anno l’Italia ha intrapreso profonde trasformazioni. Questo esecutivo è nato sull’onda dell’emergenza, trovandosi di fronte ad un bivio drammatico: lasciare affondare il Paese o sforzarsi di uscire dalla palude” si legge.
Secondo Monti gli effetti positivi delle politiche del governo tecnico si sono riverberati non solo sulla tenuta dell’Italia, ma anche sul resto della comunità europea. “Forse oggi, senza le politiche di rigore messe in atto dall’esecutivo non ci sarebbe più l’Eurozona – si legge – O sarebbe notevolmente ristretta come dimensione geografica, senza quello che l’Italia, con uno sforzo collettivo di cui non si ricordano molti precedenti nella storia repubblicana, è riuscita a compiere”. Il riferimento è a quella “strana maggioranza” di Pdl, Pd, Fli e Udc: “Certamente sarebbe stato necessario fare di più, e forse alcuni errori sono stati commessi, ma l’impianto delle riforme necessario ad uscire dalla fase di emergenza è stato condiviso dalla ‘strana maggioranza’ che ha appoggiato l’esecutivo”.
Qualche rammarico il governo ce l’ha: “Molto di più si sarebbe dovuto fare in favore delle classi più disagiate del Paese, soprattutto per sostenere le famiglie che con il loro welfare sono il vero tessuto produttivo grazie al quale l’Italia non ha subito un contraccolpo negativo come, ad esempio, è successo negli Stati Uniti” si legge nell’introduzione della lunga nota di Palazzo Chigi. Ma “il governo ha cercato di mettere in sicurezza i propri conti pubblici, come richiesto dall’Europa e dalla Banca Centrale Europea, al fine di preservare non solo i diritti acquisiti, ma anche quelli ancora da acquisire dalle generazioni future. Lo ha fatto con una riforma delle pensioni che viene indicata a livello internazionale come un modello da seguire e con quella del mercato del lavoro che ambisce a creare un contesto più inclusivo e dinamico, atto a superare le segmentazioni che tendono a escludere o marginalizzare i giovani”.
Ma Palazzo Chigi parla con toni chiari anche più avanti: “Il governo ha cercato di rappresentare la realtà ai cittadini spiegando senza contraffazioni e con un linguaggio di verità la situazione e i rimedi adottati. Non sono state fatte promesse, né alimentate illusioni. Al contrario sono stati richiesti sacrifici, anche pesanti. Ma questi sono stati recepiti proprio per il momento drammatico che l’Italia ha attraversato. Solo un consapevole e trasparente senso della realtà può dare speranza e fiducia per l’avvenire”.
Infine un ultimo riferimento alla politica, sotto il profilo dell’etica. “Il governo inoltre è voluto intervenire anche sul tema dei costi della politica, attraverso un decreto legge sulla trasparenza e sulla riduzione dei costi degli apparati politici regionali. Una misura fortemente invocata dagli stessi presidenti delle Regioni e soprattutto dai cittadini che, dopo gli scandali delle ultime settimane, non comprendono come a loro si richiedano sacrifici, spesso anche pesanti, mentre il mondo della politica sembra non essere toccato dal tema della responsabilità di fronte ad una delle più difficili crisi economiche degli ultimi anni. Per questo il governo ha spinto molto sulla necessità di un ritorno all’etica della politica, una pratica che andrebbe sempre coltivata, ricordando il fine ultimo per il quale un cittadino delega un suo rappresentante in un organo pubblico”.
Dopo un anno, insomma, l’Italia è “saldamente sulla via del cambiamento, di certo è un’Italia che adesso può guardare con più fiducia verso il suo futuro. Un futuro che sarà prospero se si continuerà sulla strada intrapresa, senza disperdere il lavoro che è stato compiuto fino ad oggi. Un lavoro che passa attraverso cinque parole che ridisegnano la nuova Italia: credibilità, coesione, responsabilità, legalità e visione”.
L’ANALISI ECONOMICA. Parole che nelle intenzioni di Palazzo Chigi sono rafforzate da un’analisi economica relegata in un capitolo a sé e redatta rigorosamente in inglese. All’interno della quale sono elencati schematicamente i provvedimenti dell’ultimo anno che secondo il governo costituiscono i maggiori goal segnati dai tecnici. A partire dalla riforma delle pensioni che, si legge nella slide dedicata alla sostenibilità delle finanze pubbliche, ha il merito di aver portato “importanti risparmi” stimati in 7,6 miliardi nel 2014 e destinati a salire a 22 miliardi nel 2020. Nessun accenno, però, al rovescio della medaglia, il nodo esodati e i relativi costi sociali ed economici. Forse perché le cifre in gioco a distanza di un anno non sono ancora chiare, anche se gli ultimi conteggi parlano di un costo pubblico di quasi 10 miliardi di euro per tutelare 130mila esodati, numero, quest’ultimo, che non esaurisce la platea.
Altri esempi non mancano. Tra gli altri obiettivi raggiunti in economia vantati dal governo, c’è infatti anche “la riduzione dei ritardi dei pagamenti della pubblica amministrazione alle imprese”. Il riferimento è al recepimento di pochi giorni fa della direttiva Ue che sanziona pesantemente chi paga oltre i 30 giorni di ritardo. Peccato che i vari ministri del governo tecnico abbiano promesso per un anno un recepimento anticipato rispetto alla scadenza di marzo 2013, salvo poi agire sul filo di lana con il termine obbligatorio. Quanto ai pagamenti arretrati, ben poco è arrivato rispetto ai circa 100 miliardi di debiti accumulati dallo Stato nei confronti delle imprese che per lui hanno lavorato. Considerazioni analoghe si potrebbero fare, infine, per la vantata lotta all’evasione grazie all’arrivo del redditometro (anche qui un anno di ritardo e nessun aggiornamento sull’accordo Italia-Svizzera per tassare i capitali italiani depositati nei forzieri elvetici).