La Provincia di Roma pochi mesi fa ha scritto alla Trelleborg perché disponesse la messa in sicurezza delle emissioni dello stabilimento. In più secondo il Wwf la fabbrica non ha neanche l'Aia. L'impresa rassicura: "Pronti gli investimenti per conformarsi alle regole". Ma intanto la Procura indaga
Per almeno 12 anni, a Villa Adriana, frazione di Tivoli alle porte di Roma, la Trelleborg, situata in pieno centro abitato, ha prodotto pneumatici agricoli senza i permessi dovuti: 73 presse di vulcanizzazione, dove viene cotta la carcassa della gomma, hanno lavorato ininterrottamente senza le necessarie autorizzazioni. Almeno 12 anni perché le presse in questione erano presenti anche durante la precedente gestione Pirelli. Non solo: “Non ci risulta che l’azienda disponga dell’Aia, l’Autorizzazione integrata ambientale della Provincia di Roma – dichiara l’ingegnere Massimiliano Ammannito, presidente del Wwf di Tivoli – e abbiamo anche richiesto al Comune di Tivoli copia dell’Autorizzazione comunale all’esercizio dell’attività, di cui finora non siamo riusciti a trovare traccia. Purtroppo dagli uffici competenti non ci hanno ancora risposto”.
In una lettera inviata alla Trelleborg a settembre 2011 il Dipartimento Servizi e Tutela Ambientale della Provincia di Roma dichiara che “è stata constatata la presenza nello stabilimento di 73 ‘presse di vulcanizzazione’ le cui emissioni – si legge nella nota – non sono captate e convogliate in atmosfera attraverso appositi punti ma sono inviate in atmosfera tramite 101 ‘sfiati e ricambi d’aria’ posti sulle falde dei capannoni a circa 12 metri dal livello del piano di lavoro”. La Provincia inoltre, nel prescrivere all’azienda dei sistemi per captare e convogliare con un idoneo sistema di abbattimento le emissioni inquinanti, dichiara che “detti punti devono, inoltre, essere autorizzati ai sensi del D.Lgs 152 del 2006”.
Dopo l’allarme lanciato da un articolo di Paese Sera qualche settimana fa Ammannito ha chiesto di poter visionare gli atti riguardanti l’azienda al Comune di Tivoli e alla Provincia di Roma, per verificare eventuali violazioni. Le presse di vulcanizzazione una volta cotta la gomma vengono aperte e dopo qualche minuto il prodotto finale viene portato in dei siti di stazionamento, una decina di camini che, al contrario delle presse di vulcanizzazione, sono dotati di sistemi di aspirazione e delle autorizzazioni necessarie. E’ proprio in questi pochi minuti che si consuma il presunto danno ambientale: “E’ nel primo periodo di raffreddamento dei pneumatici, non appena gli stampi si aprono, che il grosso delle sostanze chimiche si disperde nell’aria – spiega Ammannito – Se mancano degli impianti di captazione dedicati i fumi si disperdono nell’ambiente di lavoro, fuoriuscendo poi da finestre e feritoie molto vicine al terreno, senza alcun abbattimento delle sostanze nocive. E’ ovvio che i residenti lamentino odori insopportabili, ci sono case vicinissime a questi capannoni. Per friggere delle patatine – prosegue il presidente del Wwf – se non hai un impianto di aspirazione ti fanno chiudere, qui parliamo dell’azienda più importante d’Europa per produzione di pneumatici agricoli, si lavora la gomma con prodotti potenzialmente pericolosi e c’è un inquietante silenzio su tutta la vicenda”.
Una situazione da “prima rivoluzione industriale”, sulla quale – dopo anni di “letargo” delle istituzioni – la Procura di Tivoli ha aperto un’indagine. Circa due anni fa una quarantina di residenti di Villa Adriana hanno presentato un esposto al Nucleo operativo ecologico dei carabinieri, all’Asl, all’Arpa Lazio, al sindaco ed alla polizia locale, esasperati dall’eccessivo rumore ma soprattutto da un odore insopportabile, acre, che li costringe a vivere con le finestre sigillate. I cattivi odori, denunciano i cittadini, sembrano concentrarsi maggiormente nelle ore notturne che “rappresentano il momento preferito da Trelleborg per rilasciare nell’aria il proprio irrespirabile prodotto di combustione”, si legge nell’esposto.
Dopo una conferenza dei servizi a marzo scorso è stata concessa l’autorizzazione all’azienda per la “modifica sostanziale ed il convogliamento in atmosfera delle emissioni di alcuni impianti dello stabilimento” come si legge nella determinazione dirigenziale. In realtà il comitato ha fatto una richiesta degli atti a maggio chiedendo di “conoscere gli esiti degli interventi e delle attività compiute” facendo presente “alle autorità competenti che i disagi lamentati dalla popolazione persistono tuttora”. Tuttavia la polizia locale ha espresso “parere negativo” al rilascio dei documenti ma ha messo nero su bianco che dopo aver provveduto ad inoltrare lo stesso esposto dei cittadini alla Trelleborg, alla Asl Rm G e all’Arpa Lazio, ha ricevuto “riscontri non rilevanti le irregolarità denunciate”.
Sul proprio sito web l’azienda comunica, nella sezione ‘impegno ambientale’, “che sono stati fatti e continueranno in futuro investimenti considerevoli, al fine di conformarsi al regolamento restrittivo vigente”. Un’azienda che produce 100 tonnellate di gomme al giorno, 24 ore su 24, dovrebbe essere già conformata al regolamento vigente. Qualcosa sembra finalmente smuoversi, ma cosa hanno respirato i circa 600 dipendenti dell’azienda ed i residenti fino ad oggi?
Riceviamo e pubblichiamo per conto della Trelleborg
Invio la presente in nome e per conto della Trelleborg Wheel Systems Italia S.p.A. con riferimento all’articolo sul numero del 17 u.s. del Vostro giornale a firma di Luca Teolato il cui titolo lancia l’ “allarme” per un’attività svolta “Per 12 anni senza permessi”. Come viene indicato nel testo, infatti, approfittando del “letargo” delle istituzioni, la Trelleborg non si curerebbe delle norme applicabili né tanto meno della salute dei soggetti interessati.
In realtà, la descrizione di cui sopra è del tutto inesatta, irrispettosa del lavoro delle istituzioni preposte e, comunque, gravemente lesiva dell’immagine della mia assistita, vero essendo invece che:
– la Trelleborg svolge la sua attività munità, tra le altre, della necessaria autorizzazione alle emissioni in atmosfera rilasciata dall’Autorità competente;
– essa fa periodicamente controllare le emissioni, sia interne che esterne, da laboratori indipendenti al precipuo scopo di verificarne il mantenimento al di sotto dei limiti consentiti;
– tali controlli hanno sempre confermato che le emissioni sono rimaste nell’ambito di detti limiti;
– analoghe conclusioni sono state raggiunte anche dagli organi incaricati, nelle numerose campagne di analisi effettuate nel corso degli ultimi anni e perciò anche in data successiva alla presentazione dell’esposto alla Procura della Repubblica.
D’altra parte, al di là di eventuali rappresentazioni incomprensibilmente scandalistiche o malevole, è obiettivamente difficile ipotizzare che una società delle dimensioni e dell’importanza della Trelleborg, una tra le poche realtà che continua ad investire e ad assumere, possa – anche se mai lo volesse – agire a suo piacimento, eludendo ogni controllo.
Nel riservare ogni opportuna azione a tutela della Trelleborg Wheel Systems Italia S.p.A., Vi invito pertanto a pubblicare la presente rettifica ai sensi dell’art. 8 della Legge 8/2/1948 n. 47.
Distinti saluti.
Avv. Giulio Rosauer
Pubblichiamo volentieri la precisazione della Trelleborg che peraltro aggiunge dati e informazioni ai quali l’articolo non fa riferimento. L’articolo, in ogni caso, non mette in dubbio i permessi attualmente in possesso dell’azienda, ma dà voce a chi solleva dubbi sui 12 anni di gestione precedenti alla primavera 2012.