L’unione bancaria europa rischia di slittare di un anno. Colpa di Germania e Svezia che si stanno mettendo di traverso, in linea con le note resistenze della Bundesbank, secondo la quale potrebbero sussistere problemi legali tra il meccanismo di supervisione bancario e il mandato della Bce, visto che proprio l’Eurotower dovrebbe mettere sotto sorveglianza gli oltre 6000 istituti di credito d’Europa.
La banca centrale tedesca, infatti, continua a parlare di potenziale “conflitto di interessi” tra il ruolo di supervisore e quello di guardiano dei prezzi. Come risultato l’intero iter di progettazione dell’unione bancaria, secondo Bruxelles un tassello fondamentale verso una maggior unione economica e monetaria, potrebbe slittare bel oltre l’iniziale scadenza prevista per il 2013. Eppure soltanto lo scorso settembre, alla presentazione ufficiale da parte della Commissione europea sembrava fatta, ma passare dalla teoria alla pratica non mai facile, specie quando si parla di banche.
Eppure la questione non è secondaria, visto che lo scopo principale della proposta di unione bancaria europea è mettere sotto sorveglianza centrale l’intero sistema creditizio europeo per evitare che si ripeta lo scoppio di crisi come quella attuale e, cosa non da poco, contribuire a spezzare il legame tra debito pubblico e debito privato, ovvero limitare al massimo gli effetti delle eventuali crisi del credito (bancarie) sui debiti e bilanci degli Stati. E viceversa.
Facciamo un esempio pratico. La bolla americana dei mutui subprime, scoppiata nel 2008, ha avuto come prime vittime europee la Roskilde, banca danese nazionalizzata il 24 agosto, poi le inglesi Northern Rock e Bradford&Bingley, infine le scozzesi Royal Bank of Scotland e Halifax Bank of Scotland. In questi casi lo Stato è dovuto intervenire per “salvarle” con i soldi pubblici, come poi è accaduto alla Dexia in Belgio e così via. Ecco che, in teoria, con in vigore un’unione bancaria europea non solo si riuscirebbe a prevenire (o almeno a provarci) eventuali crisi ma il collasso stesso di un istituto di credito potrebbe essere evitato grazie a un sistema fatto di “bad bank” (società dove far confluire i prodotti finanziari tossici) e aiuti europei (veicolati tramite il fondo Ems).
Nelle intenzioni del Commissario Ue al Mercato interno, il francese Michael Barnier, con questa unione si eviterebbe che il salvataggio delle banche ricada interamente sulle spalle dei contribuenti. Dal 2008 al 2011, secondo il Commissario, questi salvataggi sono costati in Europa 4.500 miliardi di euro, ovvero quattro volte il bilancio Ue per i sette anni di programmazione 2014-2020 sul quale si sta litigando in questi giorni a Bruxelles. “In futuro le banche paghino per le banche, e i loro dissesti non vengano sanati dai soldi dei governi e dei contribuenti, ma da quelli di azionisti e creditori”, aveva detto Barnier.
In effetti la proposta della Commissione prevedeva che gli istituti di credito disponessero per legge di un fondo cuscinetto per tamponare eventuali crisi passeggere, anche se il grosso degli aiuti, in caso di emergenza sistemica, sarebbe arrivato dal Meccanismo europeo di stabilità Esm (quindi ancora una volta sulle spalle dei contribuenti, ma non di un solo Paese come nel caso delle recenti nazionalizzazioni).
Secondo la proposta della Commissione europea, questa nuova supervisione bancaria doveva entrare in vigore il 1 gennaio 2013 con un periodo transitorio nel quale verrebbero prese in considerazione soltanto le “banche sistemiche” per poi toccare tutti i 6.071 istituti europei dal 1 gennaio 2014 “indipendentemente dal loro modello di business e dalla loro taglia”. Francoforte doveva diventare in questo modo “competente in modo esclusivo per tutti i compiti chiave di sorveglianza bancaria che sono indispensabili all’individuazione dei rischi alla vita di una banca”. In questo modo scomparirebbe il fenomeno secondo il quale, come scrive Daniel Gros, Direttore del Centre for European Policy Studies, le banche europee “nascevano internazionali ma morivano nazionali”.
Per gli altri compiti di vigilanza (verifica quotidiana delle istituzioni creditizie) la Bce potrebbe contare sull’aiuto delle autorità nazionali che dovrebbero però operare secondo le istruzioni dell’Eurotower. Ecco che la Bce diventerebbe responsabile delle acquisizioni e delle vendite di holdings da parte di istituzioni finanziarie e dell’eventuale imposizione di cuscinetti ulteriori di capitale alle banche in difficoltà. Nel caso un istituto rappresenti una minaccia per l’intero sistema, la Bce potrebbe ritirarne la licenza bancaria mettendo in questo modo la parola fine alla sua attività. Nel caso invece un istituto necessitasse di un aiuto in capitale, la Bce interverrebbe, come detto, tramite il suo ‘braccio armato’, il nuovo fondo salva Stati Esm.
Ma è proprio sulla sorveglianza bancaria che si è iniziato a litigare. Sin dal primo momento, la Germania si è opposta a mettere sotto il controllo della Bce tutte le banche europee, un’operazione “irrealizzabile” secondo il Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Per questo Berlino proponeva di iniziare con “le banche sistemiche” (le più grandi), una mossa che, guarda caso, le avrebbe consentito di tenere fuori dall’occhio di controllo europeo le banche regionali, le Landesbanken, notoriamente molto legate in Germania al sistema politico locale, che rigorose e trasparenti al 100 per cento non lo sono affatto.
Ma visto che agli ultimi summit europei questa opzione è stata scartata, ecco oggi l’inghippo della “legittimità del mandato della Bce”, alla quale spetterebbe appunto il ruolo di controllore. Proprio questa obiezione, rafforzata dalla richiesta svedese di un cambiamento nei trattati per prendere maggiormente in considerazione i Paesi fuori dalla zona euro, rischia di far slittare la tabella di marcia dell’unione bancaria nel 2014.
Critica la Commissione europea. Il direttore generale per il mercato interno e i servizi della Commissione, Jonathan Faull, intervenendo al Convegno annuale dell’Amf, l’autorità dei mercati francese, ha detto che “le misure di regolamentazione e di sorveglianza bancaria europea sono urgenti e importanti, e non c’è motivo per cui non dovrebbero essere applicate entro la fine di questo anno”.
@AlessioPisano